Storico di Kamil Galeev. Kamil Galeev: "Costantinopoli è nostra!" storia del mito

Preferiti in Runet

Kamil Galeev

Galeev Kamil Ramilevich è uno studente del 3° anno della Facoltà di Storia dell'HSE.

Recensione del libro: Reinert Sophus A. Translating Empire: Emulation and the Origins of Political Economy. Cambridge: Harvard University Press, 2011. 438 p. (ISBN 0674061519)


Il libro in esame dallo storico di Harvard Sophus Reinert è dedicato alla storia dell'emergere dell'economia politica. Il valore del suo lavoro è che aiuta a comprendere lo sfondo politico della vita economica e della scienza economica, e quindi a mettere in discussione la teoria che ignora questo sfondo. Questo libro non riguarda solo il fatto che una volta in passato circolavano idee di cui sappiamo poco. L'autore mostra che qualsiasi stato-nazione, non importa quale sia la sua ideologia, non importa quanto cosmopolita e universale si proclami, persegue una politica di dura lotta per i propri interessi.

"L'Europa ha realizzato la sua industrializzazione,

aderendo a teorie e misure di attuazione,

con cui fondamentalmente aveva poco a che fare

alla storiografia dell'economia politica,

coniato retrospettivamente in Gran Bretagna

nella seconda metà del XIX secolo.

"L'Europa in generale, industrializzata pur aderendo a teorie e perseguendo politiche

che poco hanno a che vedere con la storiografia dell'economia politica inventata

retroattivamente in Gran Bretagna nella seconda metà del diciannovesimo secolo” (p. 3).

Il libro dello storico di Harvard Sophus Reinert "Tradurre l'impero: l'emulazione e le origini dell'economia politica" non è stato tradotto in russo. Un peccato: questo è un ottimo lavoro sulla storia intellettuale. Come suggerisce il nome, è dedicato alla storia dell'emergere dell'economia politica. La parola "tradurre" non è stata usata a caso: l'autore esamina la storia dello sviluppo di una nuova disciplina attraverso il prisma della storia delle traduzioni e delle ristampe di opere economiche dei secoli XVII-XVIII. La trama è costruita attorno a un'opera quasi dimenticata, ma importantissima per comprendere la storia dell'Illuminismo: "Saggio sullo stato dell'Inghilterra" di John Carey.

Sophus Reinert è il vero figlio di suo padre, l'economista norvegese Eric Reinert, e del suo seguace ideologico. Una delle tesi principali delle opere di Reinert Sr. è la presenza nella tradizione europea del New Age, accanto al canone liberale ortodosso della teoria economica (laissez faire - laissez passer), di un “altro”, anteriore al liberale , canone protezionista.

La premessa alla base di questo "altro" canone è la seguente. Diversi tipi di attività economica hanno diverse "capacità tecnologiche", cioè, diverse potenzialità di razionalizzazione e innovazione e, in ultima analisi, di crescita economica. Ciò porta alla conclusione che il successo economico dipende in larga misura dalla corretta scelta del campo di attività. In generale, possiamo dire che l'agricoltura e l'estrazione di materie prime sono aree di specializzazione cattive, che portano alla povertà, mentre l'industria è buona e porta alla ricchezza. Ciò contraddice la premessa di base della tradizione neoclassica, che il premio Nobel James Buchanan ha formulato come "presupposto dell'uguaglianza": l'investimento di una quantità uguale di lavoro e risorse materiali in diverse attività porta lo stesso rendimento. I crescenti rendimenti di scala e gli effetti QWERTY, principalmente dovuti al fatto che le attività economiche "cattive" non solo assorbono male le innovazioni, ma le producono anche male, portano al fatto che i nuovi attori nei mercati "buoni" perderanno rispetto a quelli vecchi . . Ciò significa che i governi dei paesi che vogliono raggiungere la prosperità dovrebbero stimolare artificialmente la crescita nelle industrie "giuste". Ciò è possibile chiudendo il mercato introducendo dazi doganali, pagando sussidi all'esportazione, sostegno del governo per il prestito di tecnologie straniere, compreso lo spionaggio industriale, ecc.

Il canone "altro" è stato seguito da tutti i paesi senza eccezioni che hanno mai raggiunto la prosperità economica. Avendo raggiunto il successo, i paesi sviluppati, tuttavia, hanno cercato ogni volta di vietare ai paesi concorrenti di seguire il loro esempio. Nelle parole dell'economista tedesco-americano Friedrich List, la principale potenza industriale, l'Inghilterra, ha cercato di "gettare la scala dietro di sé". A volte ciò accadeva con la forza: nelle prime fasi, l'industria dei paesi concorrenti veniva semplicemente distrutta, così come gli inglesi distrussero l'industria tessile dell'Irlanda ("The Wool Act" (Wool Act) del Parlamento inglese del 1699 proibì l'esportazione di prodotti finiti merci di lana dall'Irlanda), in fasi successive - veniva frantumato con metodi più morbidi, come, ad esempio, la filatura del cotone in India, l'industria cinese (la cosiddetta "diplomazia delle cannoniere") e, meno conosciuta, l'Europa meridionale.

Un ruolo importante nel "rifiuto della scala" è stato svolto anche dalle teorie economiche (ricette) liberali "esoteriche" destinate solo all'esportazione. Pertanto, Adam Smith ha categoricamente sconsigliato agli americani di costruire la propria industria, sostenendo che ciò avrebbe portato a un calo dei redditi americani. E John Carey ha raccomandato agli irlandesi e agli abitanti di altre colonie inglesi di concentrarsi sull'agricoltura - ha chiesto misure completamente diverse in Inghilterra.

Sophus Reinert condivide in generale sia le idee di Reinert il Vecchio sia il suo interesse per i vecchi e oscuri scritti di teoria economica. Ma i loro approcci differiscono: Reinert Sr. è un economista e Reinert Jr. è uno storico. Nonostante l'erudizione ampia e senza precedenti di Eric Reinert per un economista, l'oggetto principale del suo interesse è il modello, e il contesto storico è solo materiale empirico per dimostrare la tesi principale. Per Sophus, al contrario, il contesto storico è la cosa più importante, esso stesso merita una considerazione dettagliata. I libri di Reinert Jr. sono progettati per un lettore più preparato. Il modo della sua narrazione, e in effetti della sua scrittura, ricorda lo stile barocco di Jacob Burckhardt, se questo si può dire del testo scritto in inglese accademico.

Il libro ha cinque parti. La prima, "Emulazione e traduzione", è dedicata al contesto storico e intellettuale generale dell'epoca, la seconda all'originale inglese del libro di Carey, le successive, rispettivamente, alle traduzioni francese, italiana e tedesca, che differiscono da l'originale sia nel contenuto che nel contesto politico, il che significa quello e il significato politico.

Anche a Montesquieu si può incontrare un malinteso molto comune finora. Il filosofo francese contrappone il regno crudele della guerra e della politica, in cui ci sono sempre vincitori e vinti (e guai ai vinti!), al regno pacifico del doux commerce, "commercio innocente" - un'area di cooperazione reciproca, armonia e arricchimento reciproco. In che misura l'immagine tracciata dall'illuminatore francese riflette la realtà?

Osservazioni e trame di natura economica si possono trovare anche negli autori antichi - ricordiamo come Marx scriveva nel Capitale a proposito dell '"istinto borghese di Senofonte". Ma fino all'inizio del periodo moderno, ai problemi economici non fu data nemmeno un centesimo dell'attenzione che cominciarono a essere data con il suo avvento. A cosa è connesso?

Il fatto è che solo nei secoli XVI-XVII. la politica economica cominciò a essere vista come un modo per raggiungere il potere, non il potere di un individuo su un altro, ma il potere di un paese sugli altri. Questa risposta alla domanda sui segreti del potere, a noi così familiare, non era ovvia per le persone di epoche precedenti. Gli autori antichi credevano che la posizione dominante dello stato fosse assicurata dal valore e dalla semplicità della morale. Anche Tacito, che scrisse degli arcana imperii romani (segreti del dominio), che assicuravano il dominio romano, aveva in mente, prima di tutto, proprio la virtù, un concetto che non ha analoghi nella lingua russa. Questo è sia valore che virtù, e certamente pubblico, espresso nella partecipazione alla vita dello stato, e, ovviamente, maschio - non è un caso che la virtù sia formata da vir. Quegli autori del Rinascimento che seguirono la tradizione classica, da Machiavelli a Michalon Litvin, condividevano questo punto di vista.

Dal 16° secolo in Europa si sta diffondendo sempre più l'idea che arcana imperii risieda nel campo dell'economia. Casanova, descrivendo nella sua "Chinese Spy" le antiche guerre puniche, in cui la potenza militare - Roma, sconfisse quella commerciale - Cartagine, osserva che nelle condizioni moderne l'esito della lotta sarebbe stato completamente diverso. Questa conclusione non sorprende per un contemporaneo della Guerra dei Sette Anni e testimone della morte del primo impero coloniale francese. Da tutta l'esperienza e le osservazioni di Casanova è seguita una previsione deludente per la Francia riguardo all'esito del suo confronto con l'Inghilterra. A meno che, naturalmente, la Francia non riesca a superare l'Inghilterra anche nel campo del commercio.

Quali erano questi nuovi arcana imperii secondo la prima età moderna? È difficile per una persona moderna capirlo senza conoscere la lingua e la terminologia dell'epoca.

Come notato sopra, l'attenzione di Reinert è rivolta alla storia della traduzione e alla storia della diffusione delle idee economiche, e quindi alla storia del linguaggio e dei concetti teorici. Intere sezioni del libro sono dedicate a questi concetti - comuni nei secoli XVII-XVIII, ma oggi dimenticati: il concetto di "gelosia del commercio" (p. 18), il classico modo di dire "dicere leges victis" (p. 24), acquisito nel XVIII secolo nuovo suono, e, infine, l'idea di “emulazione” (p. 31) – non è un caso che questa parola sia posta nel titolo del libro.

Gelosia del commercio. Un concetto difficile da tradurre letteralmente in russo. Il lettore preparato indovinerà che stiamo parlando di misure protezionistiche per proteggere il proprio commercio e la propria industria, ma senza conoscere il contesto filosofico dell'epoca, non si può immaginare che "gelosia del commercio" sia un riferimento alla metafora chiave di Hobbes. Secondo Hobbes, il mondo è costituito da stati in guerra - Behemoth e Leviatani, che sono in relazione tra loro in uno "stato di natura", uno stato di guerra, e guidati dalle loro stesse "gelosie". La metafora della "gelosia del commercio" rivela le basi politiche della competizione economica: il mondo è diviso in amici e nemici, in una competizione commerciale ci sono vincitori e vinti, e questi non sono individui, ma interi stati.

Non meno importante, altrettanto dimenticata metafora dell'epoca "dicere leges victis" dare leggi ai vinti. Il senso ultimo di ogni guerra sta nel diritto di dettare le proprie leggi al vinto, di imporgli la giurisdizione. Gli autori antichi hanno sottolineato che nessun successo in nessuna area dell'attività umana ha senso se non c'è vittoria nella guerra, perché tutto ciò che hanno i vinti, compresi loro stessi, va al vincitore. Questa metafora era diffusa non solo negli scritti degli antichi romani, ma anche nelle opere degli europei del New Age - Machiavelli, Jean Bodin, Locke, ecc. Basti notare che la traduzione dell'espressione "dare il leggi" è stato dato nei dizionari di quel tempo, ad esempio, nel dizionario inglese-spagnolo del 1797.

Ma solo in tempi moderni gli europei hanno compreso che era possibile dare le loro leggi ai vinti senza fare conquiste, semplicemente vincendo la competizione economica. Già dopo la battaglia di Blenheim (una delle più grandi battaglie della guerra di successione spagnola, in cui le truppe del duca di Marlborough sconfissero la coalizione franco-bavarese), si diffuse in Europa il timore che gli inglesi dettassero le leggi di tutta l'Europa, e dopo la pace di Utrecht si sviluppa in una ferma fiducia. Casanova e Gudar, in The Chinese Spy, descrivendo il viaggio fittizio dell'emissario cinese Cham-pi-pi attraverso l'Europa, misero in bocca al loro eroe, che vedeva all'orizzonte la costa inglese, l'esclamazione: “Quindi eccola - quel famoso potente stato che domina i mari e ora sta dando le sue leggi a diverse grandi nazioni! (pag. 68).

Quindi, la guerra e il commercio sono facce diverse dello stesso fenomeno: la rivalità interstatale. La posta in gioco in questa rivalità, sia sul campo del commercio che sul campo di battaglia, è altrettanto grande: il vincitore detta le sue leggi ai vinti.

Il terzo concetto di Illuminismo è emulazione (dal latino aemulari). I dizionari definiscono l'emulazione come il desiderio di superare qualcuno o come "nobile gelosia". Secondo Hobbes, l'emulazione è l'opposto dell'invidia. Questo desiderio di ottenere i benefici che possiede l'oggetto di "emulazione", ed è insito nelle persone "giovani e nobili" (giovani e magnanime). Era diffusa la convinzione che lo stato potesse avere successo solo "emulando" rivali di maggior successo.

JohnCarey. "Saggio sullo stato dell'Inghilterra"

“Il modello inglese è Janus, che possedeva

immaginazione degli economisti europei del XVIII secolo.

Il commercio potrebbe unire il mondo attraverso la cultura

e connessioni commerciali, ma poteva anche portare

alla schiavitù e alla devastazione di interi paesi".

“Il modello inglese era un fenomeno bifronte che perseguitava l'immaginazione economica

dell'Europa del Settecento. Il commercio potrebbe unire l'umanità con legami di cultura e commercio,

Ma potrebbe anche causare l'asservimento e la desolazione di interi paesi» (p. 141).

La svolta del XVII-XVIII secolo. - un momento di cambiamenti fondamentali nella storia dell'Inghilterra. Nella nostra storiografia, è consuetudine parlare di questo periodo come dell'era della Gloriosa Rivoluzione del 1689, quando gli Stuart furono rovesciati e lo stadtholder olandese Guglielmo d'Orange salì al trono inglese. Nella letteratura in lingua inglese, il termine più ampio è usato più spesso: Williamite Revolution, che include tutte le trasformazioni durante i tredici anni del regno di Guglielmo d'Orange. Questo è il momento della formazione dell'esercito inglese e, soprattutto, della Royal Navy. Il potere reale era significativamente limitato dal Bill of Rights, che fu un passo importante verso la trasformazione del paese in una monarchia parlamentare. L'Inghilterra entrò nell'era del nazionalismo e dell'espansionismo aggressivo, che portò a un forte aumento delle spese militari (il carico fiscale nel paese era quasi il più pesante d'Europa).

Le date esatte della nascita e della morte di John Carey sono sconosciute. Ha iniziato la sua carriera come apprendista tessitore a Bristol, ha fatto fortuna nel commercio di tessuti e ha organizzato spedizioni commerciali nelle Indie occidentali. Era un delegato del parlamento inglese in Irlanda e prese parte all'insediamento Williamite - la confisca della terra ai cattolici e il suo trasferimento ai protestanti. Si ritiene che sia stato Carey ad avviare l'adozione del Wool Act del 1699, che vietava l'esportazione di tessuti di lana dall'Irlanda, in modo da non creare concorrenza per i tessuti inglesi. Poco si sa degli ultimi anni della vita di Carey: nel 1720 va in prigione e le sue tracce si perdono.

Essay on the State of England è l'opera più grande e significativa del mercante di Bristol. È degno di nota il fatto che l'autore sia un empirista, basato solo sulla sua esperienza personale di commerciante e statista. Criticando la struttura statale della Francia, parla del "potere illimitato" del re francese. Non menziona l'idea di "monarchia universale", di cui tanto scrivevano gli autori inglesi del suo tempo. Carey non ha riferimenti ad autori antichi: è al di fuori di questa tradizione. Due lettere dalla sua corrispondenza con Locke sono altamente indicative. Carey ha accusato Locke di aver calcolato male il tasso di cambio in uno dei suoi scritti, e ha rimproverato Carey di non conoscere la grammatica latina. Carey è un personaggio molto "kiplingiano" nella sua estetica. In assenza di qualsiasi riferimento alle antiche e moderne tradizioni intellettuali di Carey, il suo lavoro è pieno di metafore bibliche.

Il contenuto del libro di Carey può essere ridotto alla seguente tesi. Il potere dello Stato dipende dal suo benessere, e questo si ottiene attraverso la specializzazione nella produzione di beni ad alto valore aggiunto, che è indissolubilmente legata all'introduzione di miglioramenti tecnici. La produzione e il commercio sono le uniche fonti di prosperità e l'estrazione di materie prime è una via sicura verso la povertà. Pertanto, il regno spagnolo è povero, nonostante i suoi vasti possedimenti coloniali, poiché le merci vi vengono portate dall'Inghilterra. Il lavoro degli operai spagnoli non aggiunge nulla al prezzo della merce. Pertanto, l'Inghilterra deve concentrarsi proprio sulla produzione: importare materie prime ed esportare i prodotti della sua industria.

Carey ha discusso con quegli scrittori che ritenevano necessario abbassare i salari del lavoro in Inghilterra per rendere i prodotti inglesi più competitivi. Gli alti guadagni degli inglesi, credeva, non portarono a una perdita nella lotta competitiva. I prezzi bassi delle merci sono assicurati non da bassi salari, ma dalla meccanizzazione del lavoro: “Le calze di seta sono tessute anziché lavorate a maglia; Il tabacco si taglia con gli ingranaggi, non con i coltelli, i libri si stampano, non si scrivono a mano... Il piombo si fonde in fornaci a riverbero, non con mantici... devono essere tagliati» (p. 85) . Inoltre, guadagni elevati portano a un aumento dei consumi e, di conseguenza, a un aumento della domanda. È abbastanza sorprendente trovare tali idee "fordiste" in un autore del tardo XVII secolo, il dott.

Qual è stato, secondo Carey, il ruolo dello Stato nella crescita economica?

In primo luogo, deve imporre un dazio elevato sull'esportazione di materie prime.

In secondo luogo, abolire i dazi sull'importazione di materie prime e sull'esportazione di manufatti.

In terzo luogo, proteggere il commercio inglese dall'invasione dei nemici.

Quarto, abolire i privilegi di monopolio.

E, infine, in quinto luogo, il governo dovrebbe, attraverso la conclusione di "trattati e altri accordi", garantire che gli stati stranieri aderiscano alla strategia opposta: l'esportazione di materie prime e l'importazione di prodotti finiti.

Il più grande pericolo per l'Inghilterra, dal suo punto di vista, era che altri stati avrebbero fatto lo stesso. Il ministro francese Colbert seguì l'esempio del re inglese Edoardo III, che vietò l'esportazione di lana dall'Inghilterra per sviluppare la propria produzione tessile. Di conseguenza, la Francia è diventata il più grande fornitore di beni di lusso in Inghilterra. Fortunatamente, i portoghesi non furono in grado o non vollero seguire l'esempio francese, ei governanti di quello che un tempo era il più grande impero coloniale divennero "tanto pessimi marinai quanto industriali" (p. 93).

La migliore illustrazione delle convinzioni politiche e delle opinioni economiche di John Carey è la sua posizione sulla questione irlandese. L'Irlanda era allora uno dei tre regni che in seguito costituirono la Gran Bretagna. Come l'Inghilterra e la Scozia, aveva il proprio parlamento. Ma la Scozia si unì all'Inghilterra attraverso un'unione dinastica e mantenne l'indipendenza in tutte le questioni di governo interno: erano unite solo dalla presenza di un monarca comune. L'Irlanda fu conquistata con la forza delle armi e divenne soggetta al Parlamento inglese.

Non c'è nulla di sorprendente nel fatto che un convinto protestante e nazionalista inglese, Carey vedesse l'Irlanda come il nemico dell'Inghilterra - "la culla del papismo e della schiavitù". Carey credeva che l'Irlanda avrebbe dovuto essere "ridotta allo stato di colonia" (p. 108).

È improbabile che una tale posizione nei confronti del paese sconfitto sorprenda il lettore. Molto più curiosamente, la privazione dei diritti civili, secondo Carey, avrebbe dovuto estendersi non solo ai cattolici irlandesi come popolazione, ma anche all'Irlanda come territorio, con tutti coloro che vivevano lì. Stiamo parlando della questione dell'autogoverno e della rappresentanza irlandesi, che era così acuta all'inizio del secolo.

I protestanti irlandesi - in particolare Molinet - il più grande pubblicista irlandese dell'epoca, non si preoccuparono della sconfitta nei diritti dei cattolici. Erano soddisfatti della disposizione secondo la quale i cattolici erano esclusi da ogni partecipazione alla pubblica amministrazione ed erano de facto privati ​​della rappresentanza nel Parlamento irlandese in virtù del cosiddetto. "Leggi punitive" (leggi penali), adottate gradualmente nel corso dei secoli XVI-XVII. e finalmente assicurato dopo la battaglia del Boyne. Ma il dominio illimitato dei coloni protestanti nel paese conquistato fu compensato dalla completa subordinazione del paese nel suo insieme al parlamento inglese, dove gli irlandesi protestanti non avevano rappresentanza.

Molinet considerava assurdo questo stato di cose. "Gli antichi irlandesi", scrisse, "una volta erano sottomessi con la forza delle armi, e quindi persero la loro libertà" (p. 109). Tuttavia, ora i discendenti degli "antichi irlandesi" costituiscono solo una minoranza della popolazione del paese, la maggioranza sono i discendenti dei coloni inglesi: i soldati di Cromwell e Guglielmo d'Orange. Perché dovrebbero essere privati ​​del diritto di voto?

Perché, gli rispose Carey, che il regno in cui vivono è un territorio soggetto all'Inghilterra. Se agli anglo-irlandesi piace chiamare parlamento la loro "assemblea coloniale", per favore, è una questione di gusti. Ma non avranno mai diritto di voto mentre vivono in Irlanda. Per partecipare al governo dovrebbero trasferirsi in Inghilterra (Ibid). Come non ricordare l'ottima definizione del termine "colonia" data da Carl Schmitt: una colonia è il territorio del Paese, dal punto di vista del diritto internazionale, ma - all'estero, dal punto di vista del diritto interno.

Perché il parlamento inglese si è aggrappato così ostinatamente al suo completo dominio sull'Irlanda, e perché gli irlandesi erano così disperati nel mantenere almeno un parziale autogoverno? Qual era il punto della contesa tra Molinet e Carey?

Dal punto di vista di Carey, l'Irlanda era la rivale dell'Inghilterra nella produzione tessile. Ciò significa che questo ramo della sua economia dovrebbe essere distrutto e sostituito da un altro in cui gli irlandesi non possono competere con gli inglesi. Carey ha paragonato l'Inghilterra e le sue "piantagioni" a un enorme corpo umano, in cui l'Inghilterra ha svolto, ovviamente, il ruolo di capo. Pertanto, aveva tutto il diritto di ricavare entrate (trarre profitti) dalle sue colonie. In definitiva, ciò era necessario per mantenere il potere imperiale, per il bene comune dell'impero. Inoltre, "il vero interesse dell'Irlanda" era quello di dedicarsi all'agricoltura, preferibilmente all'allevamento di animali, e la popolazione del paese doveva essere ridotta a trecentomila persone.

Lo stesso Molinet non si faceva particolari illusioni sull'esito della sua lotta. Scriveva che “l'Inghilterra non ci permetterà certo di arricchirci con il commercio della lana. Questo è il loro Caro Amato e saranno gelosi di qualsiasi rivale” (p. 109) . E così accadde: nel 1699 fu approvata una legge che vietava l'esportazione di prodotti di lana dall'Irlanda, e un anno dopo seguì il divieto di importazione di tessuti di chintz indiani in Inghilterra.

Già nel 1704, la situazione economica dell'Irlanda si deteriorò notevolmente: durante tutti gli anni successivi all'adozione del Wool Act, la bilancia commerciale irlandese rimase costantemente negativa. Carey è stato inviato dal Parlamento in Irlanda a capo di una commissione per studiare la situazione. Ha concluso che l'unica via d'uscita per l'Irlanda era stabilire lì "un'industria che non avrebbe in alcun modo gareggiato con quella dell'Inghilterra". Si trattava dell'istituzione di un'industria del lino lì: nel secolo successivo, la produzione dell'Irlanda si concentrò sulla produzione di filati di lino, un prodotto semilavorato per le manifatture inglesi.

Traduzioni

Butel-Dumont. "Un saggio sullo stato del commercio in Inghilterra"

Dopo le guerre di successione spagnola (1701-1714) e austriaca (1740-1748), la Francia era esausta. Fu costretta ad accettare i termini degli inglesi: il riconoscimento della dinastia Hannover e l'espulsione degli Stuart dai possedimenti francesi, il ritiro da Terranova, la distruzione delle fortificazioni costiere di Dunkerque. Il più grande stato agricolo d'Europa soffriva di regolari fallimenti dei raccolti e scoppi di carestia. Le finanze pubbliche erano in uno stato così deplorevole che un governo disperato affidò la salvezza del Paese al truffatore scozzese John Law, con risultati prevedibili.

La Francia stava chiaramente perdendo la corsa coloniale agli inglesi. Gli inglesi vinsero la guerra non dichiarata di lunga data su Terranova e, di fronte alla resistenza dei coloni francesi ad Acadia, li deportarono. Scontri costanti tra navi francesi e inglesi nell'Atlantico negli anni 1730-1740. si concluse con un potente colpo degli inglesi. A metà del 1750. La flotta inglese, senza dichiarare guerra, distrusse gran parte della flotta mercantile francese, causa principale della Guerra dei Sette Anni.

È in questo contesto che va presa l'economia politica francese del XVIII secolo. Se l'economia politica inglese era un libro di ricette per l'espansionismo aggressivo, allora l'economia politica francese doveva diventare, secondo le parole di Reinert, "la cura per i mali dello Stato francese" (p. 134). L'Inghilterra era oggetto di odio e ammirazione per i pensatori francesi, un esempio che sicuramente vorrebbero seguire.

Il più potente centro intellettuale nel campo dell'economia politica in Francia a metà del XVIII secolo. c'era una cerchia di Gournay (Gournay), l'intendente statale delle finanze. A lui viene attribuito il noto detto “laissez passer, laissez faire”, motivo per cui è stato erroneamente classificato tra i fisiocratici e sostenitori del libero scambio. Uno dei membri del circolo Gournet era Butel-Dumont, un avvocato che proveniva da una famiglia di mercanti parigini, autore di un'opera sulla storia del commercio nelle colonie nordamericane dell'Inghilterra.

Nel 1755 tradusse in francese il libro di John Carey. Il testo risultante non era una traduzione letterale dall'inglese: aumentava notevolmente di volume. Butel-Dumont lo abbellisce con riferimenti a pensatori antichi e moderni e ne rivede notevolmente il concetto. Il libro di Butel-Dumont era un trattato storico, una storia completa dello sviluppo economico dell'Inghilterra.

Butel-Dumont aveva accesso a una vasta gamma di documenti legali, statistiche e opere di autori inglesi necessari per il suo lavoro. Ha iniziato descrivendo lo stato miserabile dell'Inghilterra nel Medioevo e le misure protezionistiche prese dai governanti inglesi, a cominciare da Edoardo III, per cambiare questo stato. Riguardava principalmente lo sviluppo dell'industria della lana. Copiando la produzione di centri industriali più sviluppati come l'Italia o le Fiandre, gli inglesi riuscirono a diventare la più grande potenza d'Europa. Butel-Dumont ha sottolineato che tutto ciò è stato possibile solo grazie all'interventismo statale: "il governo non si è fermato davanti a nessuna misura per lo sviluppo di qualsiasi tipo di produzione" (p. 164).

È abbastanza comprensibile il motivo per cui Butel-Dumont ha prestato maggiore attenzione alla storia rispetto a John Carey: la Francia doveva ancora percorrere una parte significativa del percorso già percorso dagli inglesi. Per quanto riguarda il teorico, l'autore francese condivideva pienamente le idee di Carey e discuteva con gli aderenti alla scuola fisiocratica, i quali ritenevano che la vera fonte di ricchezza fosse esclusivamente il suolo, e non l'industria.

Genovesi. "Storia del commercio in Gran Bretagna"

Fin dal XVI secolo. Il pensiero politico italiano tornava costantemente sul problema della tanatologia delle nazioni. Il paese fu frammentato, sottoposto alle invasioni dei "barbari" dalle Alpi e dalla Spagna, perdendo progressivamente la sua posizione economica di primo piano in Europa.

La più ricca tradizione di economia politica fiorì nel Regno di Napoli - all'inizio del XVII secolo. qui visse Antonio Serra, al quale è dedicato un altro libro di Sophus Reinert. Nel XVIII sec. nel Regno di Napoli fu istituito il primo dipartimento di economia politica in Europa (o meglio, "Commercio e Meccanica"). Fu fondata dal gestore dei feudi dei duchi dei Medici, Bartolomeo Intieri, capo dell'ambiente politico ed economico locale, di cui faceva parte il salernitano Antonio Genovesi, che studiò con Giambattista Vico.

Quando la traduzione francese del libro di Carey è arrivata nelle mani di Genovesi, ha deciso di tradurla in italiano. E ancora: il testo è cresciuto in modo significativo. Se il libro di Butel-Dumont era un libro di due volumi di mille pagine, con Genovesi si è trasformato in un libro di tre volumi con un volume di oltre mille pagine e mezzo. Ha fornito al suo libro una traduzione completa degli Atti di navigazione, ha aggiunto al record dell'esperienza empirica di un commerciante di Bristol e allo studio storico di un avvocato francese la costruzione teorica di Antonio Serra. Serra ha sostenuto che il lavoro investito in agricoltura non poteva portare tanta ricchezza quanto il lavoro investito nella produzione, perché la produttività in agricoltura diminuiva con l'investimento di nuove risorse, mentre nella produzione aumentava. Pertanto, queste attività hanno portato entrate di un ordine completamente diverso.

Il libro di Genovesi è diventato estremamente popolare in Italia. Fu ristampato a Napoli ea Venezia. Quando, alla vigilia dell'invasione napoleonica, Papa Pio VI pensò di migliorare l'economia della regione pontificia, il suo consigliere Paolo Vergani gli portò non Adam Smith, ma Genovesi. In questo si poteva vedere un sorriso del destino: la composizione di un feroce nemico del cattolicesimo e di un combattente per l '"interesse protestante in Europa" Carey serviva a beneficio della Santa Sede.

Wichman. "Commento economico e politico"

Il destino della traduzione tedesca del libro di Carey non ebbe lo stesso successo che in Francia o in Italia. in Germania nel XVIII secolo. esisteva già una ricca tradizione di cameralismo (Kameralwissenschaft) - un'arte completa della pubblica amministrazione, che comprendeva non solo il diritto o l'economia politica, ma anche le scienze naturali, l'agricoltura, l'estrazione mineraria, ecc. Questa tradizione, codificata da Sockendorf, era evidente non solo negli stati tedeschi, ma anche in Scandinavia, che è strettamente connessa con loro.

La filosofia politica dei cameralisti era in linea con la tradizione aristotelica: il sovrano era considerato il "padre della famiglia", anche se numeroso. Propendevano per un protezionismo spontaneo, non supportato da alcuna base teorica. Così, il consigliere di Federico II Justi scriveva che i dazi doganali sono necessari perché i nuovi arrivati ​​nel business dell'industria non possono mai competere su un piano di parità con coloro che sono entrati prima in questo campo.

Gli stati scandinavi, duramente provati dal declino dei loro imperi, cercarono di copiare l'utile esperienza del continente per mettersi al passo con le potenze principali, se non nell'influenza politica, almeno nella ricchezza. Peter Christian Schumacher, ciambellano del re danese ed ex ambasciatore in Marocco e San Pietroburgo, ha attraversato il continente, lungo la nota rotta del Grand Tour, studiando l'esperienza locale (ha osservato, in particolare, gli esperimenti falliti dei Fisiocratici in Toscana e Baden) e raccogliendo saggi di economia politica. In Italia, ha acquistato il libro di Genovesi e, sulla via del ritorno in Danimarca, si è fermato a Lipsia, il più grande centro commerciale di libri della Germania, e lo ha lasciato per la traduzione di Christian August Wichmann.

Ha affrontato la questione con pedanteria tedesca. Non soddisfatto della traduzione della traduzione, come Genovesi, raccolse tutti e tre i testi - inglese, francese e italiano, li tradusse e fornì un dettagliato commento bibliografico. Dove Genovesi si riferiva all'autore senza menzionare un'opera specifica, Wichmann trovò una citazione e indicò un'edizione specifica. Decise di creare una sorta di metatesto con un commento dettagliato a tutte e tre le edizioni. Naturalmente, il lavoro è rimasto incompiuto. E quello che è riuscito a fare si è rivelato inutile.

Pulito e titanicamente efficiente Wichmann non è riuscito a capire esattamente cosa stesse traducendo e commentando. Essendo un aderente alla scuola fisiocratica, ha attribuito opinioni simili agli autori tradotti - anche a Butel-Demon, che ha discusso con i fisiocratici, anche se sembra che in questo caso fosse impossibile commettere un simile errore.

La traduzione tedesca del libro di Carey, a differenza delle due precedenti, non è mai stata successivamente ristampata. Basti pensare che Herder cita nei suoi scritti l'opera di Genovesi, ma mai il suo compatriota Wichmann.

Conclusione

"Mentre la produzione, l'imprenditorialità

e il cambiamento tecnologico sono le chiavi della crescita,

non sono sempre il risultato di meccanismi di mercato.

L'economia per sua stessa natura è il regno della politica.

"Mentre la produzione, l'imprenditorialità e il cambiamento tecnologico sono le chiavi della crescita, loro

non sono necessariamente il risultato di meccanismi di mercato. L'economia è internamente politica” (p. 219).

Le idee e le teorie che hanno contribuito allo sviluppo economico dell'Europa nella prima età moderna sono oggi completamente dimenticate. Non abbiamo un linguaggio non solo per descriverli, ma nemmeno per designarli. Il termine "mercantilismo" stravolge il contenuto di queste idee, il concetto di "cameralismo" ci rimanda inevitabilmente alle tradizioni tedesche e scandinave, mentre l'Inghilterra era la loro patria.

Fu l'Inghilterra, il primo di tutti gli stati-nazione d'Europa, a iniziare a perseguire una politica di espansione economica in cui le misure economiche e non economiche erano così strettamente intrecciate che la loro stessa separazione appare qui artificiosa e irragionevole. L'Inghilterra si sforzò di importare materie prime ed esportare manufatti, e fece in modo che le colonie e gli stati stranieri seguissero la politica opposta. Ha pagato premi per l'esportazione dei propri tessuti e ne ha vietato l'esportazione dall'Irlanda (ha anche vietato l'esportazione di lana grezza dall'Inghilterra), ha mantenuto alti dazi all'importazione e ha bombardato le coste di quegli stati che hanno cercato di copiare questa politica; era il più grande intermediario nel commercio marittimo di transito e si difendeva dai concorrenti in questo campo vietando la mediazione straniera nel proprio commercio.

Chiamiamo tali misure "protezioniste" quando dovrebbero essere chiamate "espansioniste". Tuttavia, la designazione tradizionale non è stata scelta per caso: i paesi che hanno seguito lo stesso percorso sono stati costretti a copiare la politica inglese in condizioni molto meno favorevoli, proteggendo i loro mercati dall'inglese.

Il valore dell'opera di Sophus Reinert come opera filosofica sta nel fatto che ci aiuta a comprendere il background politico della vita economica e della scienza economica, e quindi mette in dubbio una teoria che ignora questo background. Questo libro non parla solo del fatto che una volta in passato c'erano idee di cui sappiamo poco, e non del fatto che queste idee siano molto più preziose e corrette di quelle moderne. Reinert mostra che qualsiasi stato-nazione, non importa quale sia la sua ideologia, non importa quanto cosmopolita e universale possa proclamarsi, è (anche se non usa questa metafora) "l'utopia di Trasimaco". La rivalità interstatale, sia politica che economica, è solitamente un gioco a somma zero. Si svolge in condizioni di concorrenza imperfetta, quando qualsiasi guadagno del giocatore in sorpasso mina la posizione del leader del monopolio. L'unico modo in cui il vincitore può proteggersi dai suoi rivali è con le dicere leges, che vietano ai vinti di seguire il suo esempio.

Appunti:

Sophus Reinert insegna alla Harvard Business School come Assistant Professor of Business Administration. Tra le sue opere degne di nota c'è Serra A. (2011). Un breve trattato sulla ricchezza e la povertà delle nazioni (1613). /Trad. J. Caccia; ed. SA Reinert. L., NY: Anthem Press. Questa edizione del libro del pensatore napoletano del XVII secolo. Antonio Serra - "Breve trattato sulle cagioni che possono far regni abbondanti d'oro e d'argento pur mancando di miniere".

Eric S. Reinert è il capo della Other Canon Foundation e l'autore dell'acclamato libro Come i paesi ricchi sono diventati ricchi e perché i paesi poveri restano poveri.

Il moderno economista di Cambridge Ha Jun Chang ha usato questa espressione di List nel titolo di una delle sue opere principali: "Calciare via la scala: strategie di sviluppo in prospettiva storica" ​​(Chang H.-J. . Calciare via la scala: strategia di sviluppo in prospettiva storica L.: Inno).

Si riferiva alla storia della Cyropedia. Dopo aver catturato Babilonia, Ciro il Grande rimase sbalordito dall'alta qualità senza precedenti dei suoi beni. Senofonte lo spiega così. Nei piccoli insediamenti, una persona non può mantenersi facendo un solo mestiere, deve essere alternativamente vasaio, falegname, ecc., E quindi non può perfezionare le sue capacità. E nelle grandi città, la specializzazione ristretta porta ad un aumento della qualità dei prodotti. Questo ragionamento è proprio nello spirito di Adam Smith.

Reinert in questo caso non ha riferimenti ad autori antichi - intendiamo le Leggi di Platone e la Ciropedia di Senofonte.

Questa è la pacificazione finale dell'Irlanda e la soppressione dei disordini degli scozzesi, la guerra dei nove anni contro Luigi XIV, ecc. I protestanti nordirlandesi celebrano ancora l'anniversario della battaglia del Boyne, dove Guglielmo d'Orange sconfisse il cattolico esercito di Giacomo II, composto dagli irlandesi. E Walter Scott pianse il massacro di Glencoe - la distruzione del clan scozzese MacDonald da parte dei soldati del duca di Argyll dal clan protestante Campbell proprio per aver rifiutato di prestare giuramento di fedeltà a Guglielmo d'Orange.

Le confische del 1700 furono dirette principalmente contro l'aristocrazia cattolica. Le repressioni di Cromwell e le leggi penali di Guglielmo d'Orange colpirono allo stesso modo sia la popolazione celtica che l '"antico inglese".

Da tutto quanto sopra, ne consegue che "mercantilismo" è un termine estremamente sfortunato per il movimento intellettuale a cui apparteneva Carey. Una bilancia commerciale positiva per lui è solo un sintomo della sana attività produttiva della società.

“Le calze di seta sono tessute invece che lavorate a maglia; Il tabacco viene tagliato dalle macchine invece che dai coltelli, i libri vengono stampati invece che scritti... Il piombo viene fuso dalle fornaci a vento invece di soffiare con i soffietti... tutto ciò salva il lavoro di molte mani, quindi il salario di coloro che sono impiegati non deve essere diminuito."

Carey è un nazionalista, ovviamente, nel senso inglese del termine. Il concetto di "nazionalismo" in inglese, come nella maggior parte delle lingue europee, fa appello non tanto all'autoidentificazione etnica quanto all'identificazione in relazione allo stato, alla nazione politica. Dopo il rovesciamento degli Stuart, gli inglesi iniziano a sentirsi come un unico sistema politico, unito dal confronto sia con tutti i suoi vicini che con il papismo mondiale di fronte non alla Spagna, come ai tempi di Cromwell, ma alla Francia.

“L'Inghilterra sicuramente non ci permetterà mai di prosperare con il commercio di Wollen. Questo è il loro Darling Mistris e sono gelosi di qualsiasi rivale".

Butel Dumont. "Essai sur l'Etat du Commerce d'Angleterre".

Reinert considera irragionevole l'esaltazione della scuola fisiocratica. I loro esperimenti in Francia, Baden e Toscana portarono alle conseguenze più disastrose. I Fisiocratici persero su tutti i campi, tranne uno: quello storiografico. Ciò non sorprende, poiché la scuola, che considera l'agricoltura l'unica fonte di ricchezza e tende naturalmente al libero scambio (non vede la necessità di sviluppare la propria industria), è senza dubbio considerata il predecessore ideologico del moderno liberalismo economico. Pag. 179.

Genovese. "Storia del commercio della Gran Brettagna".

wichmann. "Ökonomisch-politischer Commentarius".

La xenofobia non appare per caso. L'odio per persone di religione diversa, colore della pelle diverso, con tradizioni diverse è un fenomeno del tutto naturale nella società, che ti consente di trasformare la tua visione della storia per scopi statali e politici. Molti storici la pensano così, e il bambino, l'autore dell'articolo qui sotto, è giunto a una conclusione simile. Può essere utilizzato come materiale per discussioni su come il patriottismo differisca dalla xenofobia.

Kamil Galeev,
studentessa dell'Istituzione Scolastica Statale "Convitto "Intellettuale""

Xenofobia o patriottismo?

IO ha esaminato una serie di libri di testo consigliati per le scuole. In tutti è possibile individuare periodi storici ed eventi storici chiave, sui quali gli autori sono ovviamente più prevenuti che su tutto il resto. Può sembrare strano che nella mia recensione periodi così lunghi come la Rus' prima dell'invasione e eventi brevi come la battaglia di Kulikovo siano messi sullo stesso piano. Questo perché è proprio attorno a questi periodi e avvenimenti che si è costruito un misto di postulati ideologici marxisti, sovranisti e in alcuni luoghi anche clericali. Infatti, questi storici, in pieno accordo con il fenomeno descritto nelle Note sul nazionalismo di George Orwell, "non scrivono di ciò che è accaduto, ma di ciò che sarebbe dovuto accadere secondo varie dottrine di partito". Lo scopo del mio lavoro è svelare i dogmi imposti dai libri di testo.

Slavi. Rus' prima dell'invasione

Tutta la demagogia sul fatto che i Varanghi fossero slavi baltici meridionali è un indicatore che A.N. Sakharov non vuole ammettere in Storia della Russia dai tempi antichi alla fine del XVI secolo che gli slavi furono soggiogati dagli scandinavi. L'origine chiaramente germanica dei nomi Askold, Dir, Oleg (Helg) non gli dice nulla.
Per tutti gli autori, lo stato degli slavi orientali è chiamato antico o Kievan Rus. Mi sembra che questo non ne dia un'idea del tutto corretta: gli abitanti di questo stato non potevano chiamarlo Kievan Rus, e ancor di più Antico. Askold ha preso il titolo di kagan, forse lo stato di Kiev dovrebbe essere chiamato Kyiv Kaganate? Dato che Askold prese il titolo turco, e non il titolo di re o re (sebbene i regni in Scandinavia esistessero già), possiamo dire che l'influenza della Scandinavia qui non era così grande come l'influenza dei turchi rappresentata dai Khazar. Questo ti permette di guardare la storia delle colonie scandinave abitate dagli slavi in ​​​​un modo completamente diverso. E le terre slave erano proprio le colonie dei vichinghi, seppur indipendenti dalle metropoli. Inoltre, cosa che di solito non è menzionata nel curriculum scolastico, i vichinghi non hanno svolto alcun ruolo "progressista" (rispetto agli slavi). L'economia agraria dei popoli nell'area a nord delle Alpi nell'Europa occidentale e da Khazaria e Georgia nell'Europa orientale nell'alto medioevo era così sottosviluppata che non avevano affatto bisogno del commercio - nessun legame economico collegava Kiev, diciamo, Novgorod. Esistevano quasi indipendentemente. Le città russe (così come quelle franche e quelle cinesi a nord della Grande Muraglia cinese) erano semplicemente fortezze - punti di raccolta dei tributi, e praticamente non avevano una funzione economica.
Lo stato della Rus' era un tipico stato feudale antico di rapina, come lo stato di Jurgens o Khazaria nelle prime fasi di sviluppo, e il mancato riconoscimento di ciò da parte degli autori è estremamente strano. Qualsiasi stato turco o ugro-finnico con la stessa struttura sarebbe certamente chiamato tale. Un normale ladro su larga scala Svyatoslav appare come un nobile paladino. Le campagne di Svyatoslav non avevano altri obiettivi, nemmeno la conquista. Il Volga Bulgaria e le terre dei Khazar non furono annesse: il trasferimento della capitale a Pereyaslavets non aveva lo scopo di adempiere a compiti economici o geopolitici, ma solo di costruire una lussuosa residenza per il principe stesso. Può essere paragonato a Timur, ma le campagne di quest'ultimo hanno avuto un'influenza incomparabilmente maggiore (anche negativa) sullo sviluppo della civiltà mondiale.
Sakharov e Buganov credono che la Russia nel X secolo fosse un paese europeo, e la campagna di Monomakh contro i Kipchak era "il fianco sinistro dell'offensiva tutta europea a est" (!). I Kipchak, lasciando le steppe, entrarono al servizio di Davide il Costruttore e sconfissero i Selgiuchidi, che non furono in grado di continuare la resistenza attiva ai crociati. Ma per prevederlo, Monomakh doveva avere il dono della chiaroveggenza. Paradossalmente, all'inizio delle Crociate, i Kipchak agirono da oppositori dei musulmani.

Invasione di Batu Khan.Giogo mongolo-tataro

Le campagne di Batu Khan sono descritte come devastanti, distruggendo la maggior parte della popolazione della Rus'. Questo omette due dettagli importanti:
1) Meno dello 0,5% della popolazione della Rus' viveva nelle città. Anche se Batu Khan massacrasse tutti gli abitanti delle città, allora questo, per quanto cinico possa sembrare, non sarebbe una grande perdita umana.
2) Non c'era particolare crudeltà nei confronti delle città conquistate. In molte città russe sono state conservate chiese in pietra (infatti erano gli unici edifici in pietra a quel tempo). Se i mongoli avessero davvero bruciato le città che avevano preso, le chiese non sarebbero sopravvissute al caldo. La crudeltà dei mongoli è esagerata ovunque: spesso confondono la demolizione delle fortificazioni della città e la sua distruzione. Le fortificazioni furono davvero distrutte ovunque e, di regola, non aveva senso bruciare la città. Un'altra cosa è che sono state risparmiate solo le città che si sono arrese immediatamente o durante un breve assedio. Durante la campagna di Khwarezmian, Gengis Khan condannò a morte suo genero per aver saccheggiato la città, che si era arresa a Jeba e Subedei. Quindi la sentenza è stata sostituita da una versione mitigata dell'esecuzione: quando gli arieti hanno fatto un buco nel muro di Samarcanda, è stato fatto entrare in prima linea nella prima colonna d'assalto. Sebbene la città potesse arrendersi solo prima dell'inizio dell'assalto, dopo che la prima freccia fu lanciata, fu condannata. I frammenti sopravvissuti di Yasa mostrano che la misericordia non necessaria era punibile con la morte, così come l'eccessiva crudeltà.
Non è necessario idealizzare Gengis Khan: per gli standard del nostro tempo, questo è un comandante molto crudele. Ma confrontiamo le sue azioni con eventi a lui più vicini nel tempo. Quindi, Svyatoslav non ha lasciato nulla di intentato da Khazaria, le truppe cinesi e kirghise hanno completamente bruciato le città uiguri dello Xinjiang nell'XI secolo. Gli eserciti europei del Medioevo non sono migliori (ad esempio, le azioni dei crociati in Palestina e in relazione ai popoli baltici, così come gli eventi della Guerra dei Cent'anni). Sullo sfondo, i Genghisidi, che hanno permesso di arrendersi, sembrano i comandanti più umani.
Ancora e ancora, la vecchia idea, espressa da Pushkin, viene ripetuta che i mongoli avevano paura di lasciare la Rus' nelle retrovie, e quindi il testamento di Gengis Khan di impadronirsi del mondo rimase insoddisfatto. Cioè, la Rus' ha difeso l'Europa - e quindi è rimasta irrimediabilmente indietro.
Ma:
In primo luogo, come I.N. Danilevsky, questa ipotesi non ha senso. Circa 5 milioni di persone vivevano nella Rus', e dopo la conquista della Rus' e dell'Impero Song, quasi 300 milioni di conquistati rimasero dietro i Mongoli - per qualche motivo non avevano paura di lasciarli indietro, anche se spesso vivevano in luoghi molto più inaccessibili aree rispetto alle foreste russe, ad esempio nelle montagne Xi-Xia e Sichuan.
In secondo luogo, è completamente trascurato che l'impero di Gengis Khan, ovviamente, era lo stato più progressista di quel tempo. Solo negli uli dei suoi discendenti esistevano innovazioni come, ad esempio, il divieto di tortura (durante le indagini, ovviamente, e non durante l'esecuzione), sorto in Europa solo nel XVIII secolo (in Prussia per decreto di Federico il Fantastico, che, tra l'altro, è anche condannato dagli storici nazionali come militarista e nemico della Russia). Nell'impero di Gengis Khan e dei suoi discendenti, le tasse erano le più basse da quel momento fino ad oggi: la decima. In genere era l'unica tassa, ad eccezione di un dazio del 5% del valore delle merci all'attraversamento del confine. I fan di parlare della gravità del giogo mongolo, a quanto pare, non capiscono che l'imposta sul reddito nella Russia moderna è del 13% (pur essendo molto bassa per l'imposta sul reddito). Esiste un numero enorme di altre tasse e imposte, comprese quelle indirette. Negli stati di quel tempo anche le tasse erano molto più alte. A Khorezm, distrutta da Gengis Khan, il kharaj da solo rappresentava 1/3 del raccolto, e nell'Europa occidentale solo la tassa della chiesa era del 10%. Non si nota affatto che il ritardo rispetto all'Europa occidentale (che, tra l'altro, era una regione relativamente arretrata) iniziò nell'XI secolo. Anche il conio delle monete cessò. Apparentemente, ciò accadde dopo la battaglia di Manzikert nel 1071, quando i bizantini persero quasi tutta l'Asia Minore e le province più ricche furono devastate dai Selgiuchidi. Non c'era più una seria richiesta di miele, schiavi, pellicce, cera e il tesoro del principe era vuoto. Questa, tuttavia, è solo una delle versioni. A proposito, per 250 anni di "giogo" la popolazione della Rus' è più che raddoppiata - da 5 milioni durante l'invasione a 10-12 milioni durante il regno di Ivan III.

I nostri standard sono sempre stati e rimangono estremamente militarizzati. L'intera storia è piena di battaglie. Nulla ci ha mai interessato se non le battaglie, sembra che la gente vivesse solo per questo, per uccidersi a vicenda. Non pensiamo nemmeno a quale sistema di valori stiamo ponendo nel bambino. Capisco che abbiamo sempre avuto una storia dello Stato, che lo Stato ha sempre dovuto giustificare la sua esistenza, legittimarla. Adesso la situazione è cambiata, ma continuiamo sulla stessa linea, secondo me non delle migliori.

Victor Shnirelmann,
Ricercatore leader, Istituto di etnologia e antropologia, Accademia delle scienze russa,
Dottore in storia, dall'articolo "Opinione: i libri di testo russi insegnano la xenofobia" 1

Gli autori dei libri di testo tendono a ritrarre i mongoli (con cui intendiamo i popoli turchi della Transbaikalia e dello Xinjiang) come barbari quattro secoli indietro rispetto alla Rus'. Questo non è assolutamente vero. Nel dodicesimo secolo, giganteschi imperi erano già sorti sei volte tra i mongoli. Sia i khaganati turchi che quelli uiguri erano stati con una cultura urbana sviluppata, e nel khaganato uiguro le città svolgevano (a differenza della Russia, dove le città sono principalmente fortezze - punti di controllo politico e raccolta di tributi) principalmente funzioni economiche.
In effetti, nell'XI secolo, i mongoli non avevano un solo stato. Ma ciò non è dovuto al ritardo, ma alle peculiarità dell'economia: sottomettere i nomadi, che in qualsiasi momento possono migrare dall'impopolare khan, è molto più difficile della popolazione stanziale. Tuttavia, a causa della scarsa consapevolezza della maggior parte della popolazione su questo tema, il tentativo di presentare i mongoli come barbari del tardo neolitico, di regola, passa.
In questo caso, per la prima volta nei libri di testo, sfugge la tesi che la Rus' fosse più progressista di chiunque altro. Non è la prima volta che sorge la tesi del risentimento degli slavi (prima si diceva dell'assalto tedesco in Oriente). Si dice che la Rus' sia stata respinta, che vi sia stata introdotta la "crudeltà asiatica" (I.N. Ionov "Civiltà russa") (!). L'Europa in quel momento, ardente del fuoco dell'Inquisizione e usando molto più attivamente la tortura, era una civiltà molto più "asiatica" della Rus'. Si dimentica che in termini di punizioni la Rus', e poi la Moscovia fino a Pietro I, era molto più morbida dell'Europa. Quindi, Alexei Mikhailovich, reprimendo la rivolta di Razin, ha distrutto circa 100mila persone, il che è assolutamente senza precedenti per la Russia. Cromwell, mentre reprimeva la rivolta irlandese, distrusse quasi 1 milione di persone, il che era, in generale, normale per l'Europa occidentale. Questa è un'idea molto caratteristica: se la civiltà europea di oggi è certamente la più avanzata, allora è sempre stata avanzata.
Inoltre, viene costantemente sottolineato che gli eroici difensori della Rus' hanno combattuto con innumerevoli orde (65-400mila). Questa è una bugia, non un errore. Gli autori dei libri di testo (ammesso che si impegnino a scriverli) avrebbero dovuto sapere che Rus' è stata attaccata da tre tumen e che c'erano 10.000 combattenti nei tumen.

Battaglia sul ghiaccio

Forse uno degli accenti principali (specialmente nel libro di Belyaev "Days of Russia's Military Glory") è che Alexander Nevsky era sostenuto dalla "marmaglia", e i traditori dei boiardi si opposero a lui, esiliandolo a Pereyaslavl-Zalessky. Si noti che sei traditori di Pskov erano boiardi, che "Alessandro poteva essere sicuro che dopo una serie di precedenti fallimenti, le classi inferiori della città non avrebbero permesso ai boiardi di interrompere i preparativi militari di Novgorod". Sembra una sorta di macchinazioni distruttive dell'era di Stalin. Allo stesso tempo, Alexander Nevsky ricevette il sostegno del consiglio boiardo delle "cinture d'oro", e fu costretto a fuggire a Pereyaslavl dopo che la maggioranza dell'assemblea popolare si oppose a lui. Cioè, Alexander Nevsky non era in alcun modo un protetto del popolo. Questa è una buona vecchia tradizione sovietica: qualsiasi figura storica considerata positiva è certamente sostenuta dal "pre-proletariato", beh, in ogni caso, dalle fasce più povere della popolazione.
L'infinito patriottismo delle masse è enfatizzato in ogni modo possibile. In generale, si presume che i russi fossero consapevoli di se stessi in quell'epoca come nazione, si dice che ci fosse una "causa russa"! Questo è un enorme svantaggio di molte opere sulla Battaglia del Ghiaccio e in particolare sulla Battaglia di Kulikovo: la riluttanza a capire che nel Medioevo non esisteva il concetto di nazione, interessi nazionali, liberazione nazionale (tranne, ovviamente, Cina e alcuni paesi dell'Indocina), e Tverdilo Ivanovich, che passò dalla parte dei Livoniani, può essere percepito come un traditore del principe (Pskov faceva allora parte del principato di Novgorod), come un traditore di Novgorod e della Vecha, come un traditore della Chiesa ortodossa, ma non come un traditore della nazione: questo è uno sconsiderato trasferimento di concetti sorto in Russia non prima della fine del XVI secolo al Medioevo. E Alexander ha impiccato sei boiardi di Pskov piuttosto per tradimento personale di se stesso, e non della Russia.
I popoli dell'Europa medievale erano infatti percepiti come proprietà dei monarchi. Potrebbero essere lasciati in eredità (per volontà di Carlo V, Fiandre, Olanda, Lombardia passarono alla Spagna), dati in dote - poiché Carlo il Temerario fece delle Fiandre e dei Paesi Bassi una dote di sua figlia, parte dell'Austria, e in generale - trattare terre e popoli come proprietà immobiliari con matrimoni dinastici. Spesso un monarca governava diversi paesi (durante il regno di Carlo V, Austria e Spagna erano uno stato, e poi divisi nei possedimenti di suo figlio e suo fratello), possiamo citare l'esempio di Venceslao II - il re di Polonia, il ceco Repubblica e Ungheria. Con la costante ridistribuzione dei territori, se un cavaliere tedesco della Slesia ceca, ad esempio, combatteva contro il Brandeburgo, questo non era affatto considerato un tradimento: la lealtà al signore supremo era superiore alla lealtà alla nazione.

Battaglia di Kulikovo

Come notato sopra, l'interpretazione di questo evento storico mostra un assoluto fraintendimento del fatto che nel 1380 il concetto di interessi della nazione, in linea di principio, non poteva ancora esistere. È improbabile che Mosca potesse quindi considerarsi il centro dell'unificazione delle terre russe, poiché nel 1380 più della metà del territorio dei principati russi era di proprietà del Granducato di Lituania e Russia, durante la "grande zamyatna" nel Orda del 1357-1380, che conquistò vasti territori degli ex vassalli del Khan. Il fatto che Jagiello si sia schierato a sostegno di Mamai, ei suoi due fratelli, che tra l'altro erano vassalli di Jagiello, hanno sostenuto Dmitry, mostra chiaramente che questa battaglia non era affatto una "battaglia di nazioni". Piuttosto, fu il culmine di una guerra ventennale all'interno dell'Ulus di Jochi, in cui intervennero principi russi e lituani. Già dopo la fine di questa guerra nel 1399, i lituani sostenevano il già deposto Tokhtamysh e furono sconfitti da Idegei in agosto sul fiume Vorskla.
Queste erano guerre all'interno dello stesso ecumene dell'Europa orientale. Sì, e la campagna di Mamai non può essere considerata una campagna punitiva. Nel 1380 Mamai possedeva già solo l'Orda della riva destra. Infatti, prima della battaglia, sotto il suo controllo c'era solo gran parte della steppa sulla riva destra del Volga, la Crimea e il Caucaso. Se ci rivolgiamo alle fonti bulgare, diventa chiaro che Mamai stava perdendo potere. Apparentemente, questa campagna è stata l'ultimo tentativo di pagare gli stipendi alle truppe e trovare una nuova fonte di reddito e truppe nella lotta contro il vittorioso Tokhtamysh. Il numero delle truppe di Mamai non poteva raggiungere le 60-300mila persone per definizione - non c'erano così tanti uomini adulti nel territorio controllato da Mamai: la maggior parte delle grandi città e l'unica regione agricola - la Bulgaria - erano sotto il controllo di Tokhtamysh. È noto il numero delle truppe bulgare del "Kazan Tarikha" di Mohammedyar Bu-Yurgan: cinquemila persone e due pistole. L'unica regione densamente popolata dell'Ulus Jochi, dopo vent'anni di guerra civile, riuscì a schierare solo cinquemila soldati. A proposito, questo è molto: poco dopo Enrico V sbarcò in Francia con un enorme esercito di 5mila persone, di cui meno di mille erano cavalieri.
Non c'era una liberazione cosciente della Rus' in quel periodo. Dmitry Donskoy riuscì a reclutare un esercito significativo solo grazie al sostegno di altri principi. Quando, due anni dopo, Dmitry si rifiutò di rendere omaggio a Tokhtamysh e di partecipare alle sue campagne, bruciò Mosca. Lo stesso Dmitry è fuggito senza ricevere supporto. Allo stesso tempo, le truppe di Tokhtamysh erano molto piccole. Tokhtamysh non aveva nemmeno abbastanza truppe per prendere Mosca (una città molto piccola allora) - dopo aver rovinato parte di Mosca, le diede fuoco. Inoltre, nel 1403, Idegei, che dopo la sconfitta di Tokhtamysh nella guerra con Timur divenne il sovrano dell'Ulus di Jochi, in risposta all'incendio di Bulgar da parte degli Ushkuin, iniziò una campagna punitiva: "l'esercito di Edigeev". Raccolse una forza molto considerevole, eppure fu resistito. Idegei pose l'assedio a Mosca, ma revocò l'assedio a causa di una rivolta contro di lui nella steppa.
Qui si può notare un fatto interessante: due volte i principi russi hanno resistito alle forze serie dei sovrani di Jochi Ulus, non ai khan. Inoltre, nel secondo caso, questa forza era così seria che la pietra del Cremlino di Mosca fu quasi presa. Tuttavia, non vi fu resistenza a un piccolo distaccamento di Khan Tokhtamysh.
Dmitry in questo caso lasciò Mosca, e da ciò possiamo concludere: lui ei suoi vassalli consideravano Gengis Khan il loro legittimo sovrano. Ciò non sembra affatto strano, dato che il testo di "Zadonshchina" sottolinea la differenza tra Mamai, che è un "principe" e a cui Dmitry non obbedisce, e Tokhtamysh, che è "re" - il legittimo signore supremo di Dmitry. E la menzione della Rus' come "l'orda Zalesskaya" fornisce un quadro abbastanza completo della coscienza del cronista della fine del XIV secolo. Rus' fa parte dell'Orda e Mamai è "senza legge" solo perché è un usurpatore, non un khan. E dalla fine del XV secolo, in connessione con la rottura di Ivan III con la Grande Orda, è sorta una nuova idea: che la dinastia di Gengis Khan non sia legittima di per sé, ma sia solo una punizione temporanea inviata da Dio a Rus'.
Un punto di vista simile può essere trovato leggendo l'articolo di A.A. Gorskij “Sul titolo “re” nella Rus' medievale (fino alla metà del XVI secolo)” ( http://lants.tellur.ru).

Il problema di contrastare la militarizzazione della coscienza degli scolari è uno dei più importanti per il corso di storia della scuola, soprattutto di storia domestica. Questa militarizzazione appare in forme estremamente diverse. Questa è anche la formazione dell '"immagine del nemico", ei "nemici" sono molto spesso popoli vicini, con i quali è particolarmente importante mantenere buoni rapporti nella società moderna. Questa è la lode dei "loro" guerrieri, indipendentemente dagli scopi e dagli obiettivi delle loro campagne. Questa è la promozione dei leader militari in primo piano come chicche e modelli di ruolo. Questa è anche l'enfasi persistente sulla militanza come caratteristica positiva più importante di un popolo o di un personaggio storico. Questa è sia un'esagerazione dei successi militari russi, sia una storia acritica sulle conquiste russe esclusivamente dal punto di vista del loro vantaggio per lo stato e senza tener conto del loro "prezzo" sia per il popolo russo che per i popoli annessi alla Russia . Questo problema è strettamente correlato a un altro: il problema delle relazioni interetniche in Russia e le relazioni della Russia con i suoi vicini più prossimi. È necessario contrastare la militarizzazione della coscienza dei bambini fin dall'inizio dello studio della storia nazionale.

Igor DANILEVSKY,
Dottore in Scienze Storiche,
Vicedirettore dell'Istituto di storia mondiale dell'Accademia delle scienze russa

Guerra feudale in Rus'

Gli autori dei libri di testo stanno cercando di mascherare la completa mediocrità di Vasily II, spiegando la sua sconfitta da Kazan con il tradimento di Shemyaka. Ma il distaccamento di Ulug-Muhammed (esercito di Kazan) nel 1445 raggiunse Vladimir: alle mura di Suzdal, il khan sconfisse le truppe di Mosca e lo stesso principe Vasily II e il principe Vereisky furono catturati. Ulug-Muhammed li ha portati al suo quartier generale a Nizhny Novgorod, dove è stato firmato un trattato di pace. È stato follemente umiliante per i russi, tanto che la subordinazione di Muscovy al Kazan Khanate è diventata persino maggiore della precedente subordinazione agli Ulus Jochi khan. La ribellione di Dmitry Shemyaka può anche essere interpretata come uno scoppio di indignazione per un simile accordo. E c'erano ragioni per questo.
Ma la cosa più importante non è nemmeno quella. L'argomento principale dell'autore è che la centralizzazione nella persona di Vasily II è decisamente migliore della decentralizzazione nella persona di Yuri Dmitrievich. Questa nozione bizantina è presa come un assioma. L'unico argomento dell'autore è che la centralizzazione era nell'interesse della chiesa. In effetti, la Chiesa ortodossa, per sua stessa struttura, desiderava l'accentramento del Paese, ma mi sembra che l'autore confonda gli interessi del Paese con gli interessi della casta sacerdotale.
È molto discutibile cosa sia preferibile: i continui litigi principeschi di un paese medievale decentralizzato, come nel Sacro Romano Impero, o il brutto apparato burocratico di uno centralizzato, che divora tutte le risorse del paese, come in Moscovia o Bisanzio.

Adesione di Kazan, Astrakhane Siberia

tumulto

Vasily Shuisky e il suo regno sono descritti negativamente: si stabilisce che volesse limitare il suo potere, poiché era un rappresentante di una tradizione specifica. Nella tradizione bizantina, ogni desiderio di decentramento è criminale, il che significa che la restrizione del potere da esso generata è viziosa. Si dimentica che in qualsiasi paese dell'Europa occidentale, il liberalismo e la democrazia (tranne, forse, Svezia e Francia) sono nati come sottoprodotto della lotta delle élite di uno stato decentralizzato per il potere.
In generale, la fine dei Troubles è stata sfortunata per Muscovy. Per due volte (sotto Vasily Shuisky e allo Zemsky Sobor) si è persa l'occasione di trasformare la Moscovia in un paese con un'autocrazia limitata, spostandosi gradualmente verso istituzioni costituzionali. Certo, si può obiettare che il giuramento all'ascesa al trono di Vasily Shuisky parlava solo dei diritti della più alta aristocrazia boiardo. Ma anche nella Magna Carta, che aprì la strada al liberalismo inglese, non si parlava di diritti di nessuno, se non dei diritti della più alta cavalleria (non inferiore a un barone). Nel breve termine, la Magna Carta (come la dichiarazione di Shuisky) è un documento altamente regressivo, ma nel lungo periodo apre la strada a una monarchia costituzionale.

Campagne dell'Azov. Guerra del Nord

È estremamente caratteristico che non vengano fornite spiegazioni comprensibili per la campagna di Azov. La Russia non ha potuto accedere al Mediterraneo. Affinché l'accesso al Mar Nero desse almeno alcuni vantaggi, era necessario prendere Istanbul. Peter non era così stupido da credere che la Turchia fosse così debole da poterla sconfiggere. Le campagne di Azov erano un mezzo per soddisfare le ambizioni personali del re e non un mezzo per adempiere ad alcuni compiti geopolitici.
I meriti di Peter nella riforma dell'esercito russo sono molto apprezzati. Si dimentica completamente che secondo il dipinto del 1681 nei reggimenti del sistema straniero erano presenti 90.035 persone e nei reggimenti del vecchio tipo 52.614, in sostanza questi reggimenti differivano poco dall'esercito di Pietro. Gli ammiratori delle riforme di Pietro, di regola, non sanno che fu Pietro a introdurre l'Inquisizione nell'esercito, modellato sugli eserciti europei.
Ancora una volta, tace che, rispetto alle condizioni di lavoro nelle fabbriche di Peter, le condizioni di lavoro nelle fabbriche inglesi descritte da Dickens siano solo una favola. Basti pensare che gli operai ei soldati che lasciarono lo stabilimento di Ekaterinburg andarono principalmente dai Bashkir, sebbene capissero che sarebbero stati venduti come schiavi in ​​\u200b\u200bTurchia. I lavoratori in Russia hanno corso un rischio mortale per diventare schiavi in ​​Turchia. Peter ha reso le già difficili condizioni di vita dei contadini semplicemente insopportabili introducendo una tassa completamente brutta: la poll tax, ha aumentato le tasse tre volte. Francamente, Pietro I era un tiranno che distrusse il 14% della sua stessa popolazione.

La rivolta di Pugachev

Tutti gli autori ammettono che la rivolta di Pugachev era di natura liberatoria. Questa, credo, è l'eredità sovietica della storiografia russa. Allo stesso tempo, non si fa menzione di Suvorov come carnefice delle rivolte di Pugachev e polacche. Perché, allora, nella storiografia sovietica e moderna non gli vengono date valutazioni, di cui abbondano le biografie dei generali che hanno combattuto contro la Russia? Sì, perché l'ideologia sovietica è una divertente miscela di marxismo e ordinario etnocentrismo: poiché Suvorov ha combattuto per la Russia, non può essere chiamato per quello che è, vale a dire un monarchico dalla mentalità ristretta, un sanguinario carnefice, un gendarme al servizio del dispotismo. Ma il suo crimine più importante non è affatto menzionato nei libri di testo: questo è il genocidio dei Nogais. Suvorov scrisse a Caterina II: "Tutti i Nogais furono uccisi e gettati a Sunzha". Le steppe Nogai erano deserte: parte dei Nogai riuscì a partire per la Turchia e il Caucaso, ma il popolo più numeroso del gruppo Kipchak fu praticamente distrutto.
Se non riconosci questo atto di Caterina II e Suvorov come criminale come lo sterminio di ebrei e zingari da parte dei nazisti, allora si scopre che ebrei e zingari sono fondamentalmente migliori di Nogais in qualche modo. Si può naturalmente obiettare che tali azioni erano diffuse. Ma in realtà, non ci sono così tanti crimini di questa portata nella storia del mondo. Questi sono lo sterminio dei prussiani da parte dei teutoni (sebbene, lungi dall'essere su tale scala - la maggior parte dei prussiani fu assimilata dai tedeschi), lo sterminio degli Oirat e degli Dzhungar da parte dell'imperatore Manciuria-cinese nel 1756-1757 ( più di 2 milioni di morti), lo sterminio degli Zakuban e dei popoli del Caucaso del Mar Nero da parte delle truppe russe nel XIX secolo e il genocidio degli indiani dell'America centrale e meridionale da parte di spagnoli e portoghesi.

Conclusione

In ciascuno dei libri di testo recensiti è possibile individuare gruppi generali di tesi - idee che gli autori stanno cercando di imporre al lettore. È interessante notare che le tesi di un gruppo spesso si contraddicono a vicenda:
1. Abbiamo vinto tutti. Siamo una nazione eroica.
E l'affermazione contraddittoria: Eravamo tutti offesi. Siamo circondati da nemici. Siamo in una brutta posizione.
La seconda tesi cerca di spiegare i fallimenti e il ritardo della Russia a causa di invasioni e svantaggi geografici. Questo è un tentativo di proteggere le intenzioni aggressive elementari, spiegandole con la difesa attiva o il desiderio di correggere una posizione geografica sfavorevole.
2. Siamo i più progressisti o, comunque, più progressisti dei nostri vicini.
E l'affermazione contraddittoria: E anche se non più progressista, la nostra spiritualità e moralità sono più alte.
3. La religione è una malta cementizia per la statualità; svolge le funzioni utilitaristiche di unire le persone.
E l'affermazione contraddittoria: La religione è importante di per sé, come via verso Dio, come nucleo della cultura russa originale.
4.Siamo l'Europa dall'inizio dei tempi e siamo impegnati in un'eterna crociata contro gli asiatici selvaggi. Tutti i nostri guai provengono dal giogo.
E l'affermazione contraddittoria: Siamo al crocevia tra Europa e Asia. Non facciamo passi verso l'Asia per la sua arretratezza e non diventiamo Europa per la sua mancanza di spiritualità.
Le seguenti due tesi sono coerenti:
5.I russi sono un popolo coraggioso e coraggioso.
Tutte le sconfitte non derivano dalla mediocrità dei comandanti, dall'arretratezza tecnica, dall'impopolarità della guerra tra il popolo, ecc., Ma dal tradimento personale di qualcuno (l'eccezione è la guerra di Crimea).
Caratteristica dell'ideologia leninista-marxista.
6.La centralizzazione è essenziale. Nulla può essere raggiunto senza la mano di ferro del re-capo.
Queste le principali tesi espresse dagli autori dei libri di testo. Si può obiettare che lo scopo del corso di storia della scuola è quello di educare i patrioti: dicono, in nome di uno scopo nobile, si può mentire.
Solo è necessario essere chiaramente consapevoli del fatto che in questo caso si impianta una coscienza densa, mitizzata e assolutamente incapace di pensare criticamente, si gonfia l'atmosfera psicologica di una fortezza assediata. La coscienza dei russi moderni è, nel complesso, ostaggio delle ideologie totalitario-marxista e sovrano-ortodossa, e la storia mitizzata, che non è stata radicalmente rivista negli ultimi 100 anni, è lo strumento di questa semina.

Lun, 05-06-2017 08:17

Il progetto di "liberazione" di Istanbul/Stretto nacque alla fine del XVIII secolo come progetto romantico di Caterina II. A poco a poco, ha acquisito "ideologia" e sovrapposizioni religiose, e già cento anni dopo, quasi tutti in Russia pensavano che Costantinopoli "di diritto" dovesse essere russa. Lo storico Kamil Galeev mostra come l'ossessione per gli "Stretti" abbia trascinato la Russia sul fondo per decenni.

Nascita del "Progetto Greco"

Marx una volta osservò che l'ideologia differisce dalle altre merci in quanto il suo produttore è, necessariamente, anche il suo primo consumatore. Prendiamoci la libertà di correggere questa affermazione: molto spesso gli ultimi consumatori di un prodotto ideologico destinato al consumo esterno sono i suoi autori. In questo senso, l'arma ideologica è una delle più pericolose: i creatori corrono il rischio di diventarne essi stessi ostaggi.

Le guerre della Russia con la Turchia nella seconda metà del XVIII secolo si rivelarono un successo inaspettato e la Russia ebbe buone possibilità di impossessarsi di Istanbul, ottenendo così l'accesso diretto al Mar Mediterraneo e la posizione di egemone nei Balcani. A quel tempo, la Russia voleva e aveva l'opportunità di farlo, e serviva una giustificazione per legittimare il piano espansionista già pronto. Quindi la teoria della restaurazione della monarchia ortodossa sul Bosforo, la cosiddetta. Il "progetto greco" e l'associata ideologia della continuità della cultura russa da quella bizantina, avevano inizialmente un significato puramente strumentale.

Dopo la vittoria nella guerra russo-turca del 1768-1774, questi piani iniziano a prendere forma. Il nipote di Caterina, nato nel 1779, si chiama Konstantin, circondato da tate ed educatori greci, e il principe Potemkin-Tavricheskiy ordina di abbattere una medaglia con il suo ritratto sullo sfondo del Bosforo e della Basilica di Santa Sofia. Poco dopo, Catherine scrisse la commedia "L'amministrazione iniziale di Oleg" con la scena in cui stabilisce il suo dominio simbolico su Costantinopoli.

Il "progetto greco" è convenzionalmente chiamato i piani di Caterina, esposti in una lettera all'imperatore romano Giuseppe II datata 10 settembre 1782. Propose di ripristinare l'antica monarchia greca, guidata dal nipote Konstantin, a condizione che il nuovo stato mantenesse la piena indipendenza dalla Russia: Konstantin dovette rinunciare a tutti i diritti sul trono russo e Pavel Petrovich e Alessandro sul trono greco. Per cominciare, il territorio dello stato greco doveva includere il cosiddetto. Dacia (i territori di Valacchia, Moldavia e Bessarabia), e poi - Costantinopoli, da cui, come previsto, la popolazione turca sarebbe fuggita da sola all'avvicinarsi dell'esercito russo.

Gli intellettuali europei, con i quali Caterina II era in corrispondenza, avevano un grande rispetto per il classico, incl. Eredità greca - tanto che i piani per la restaurazione della Grecia suscitarono grande entusiasmo tra loro. Voltaire, in una delle sue lettere, suggerì che Caterina usasse carri da guerra nella guerra contro i turchi, modellati sugli eroi della guerra di Troia, e che l'imperatrice stessa iniziasse urgentemente a studiare il greco antico. A margine di questa lettera, Caterina scrisse per sé che la proposta le sembrava del tutto ragionevole. Dopotutto, prima di visitare Kazan, ha imparato alcune frasi in arabo e tartaro per accontentare la gente del posto, quindi cosa le impedisce di imparare anche il greco? L'imperatrice stessa, a quanto pare, trattava ciò che stava accadendo con umorismo. L'involucro ideologico era per lei solo un mezzo per legittimare i suoi piani. Tuttavia, per i suoi discendenti, i mezzi si sono trasformati in un fine.

In parte, ciò potrebbe essere dovuto al cambio di epoche: alla fine del XVIII secolo, l'era dell'illuminismo e del razionalismo fu sostituita dal secolo del romanticismo e talvolta dell'irrazionalismo militante. Le basi per questo furono poste alla fine dell'Età dell'Illuminismo, quando iniziò la creazione di culture nazionali in tutta Europa, tenendo insieme l'élite e la gente comune. Si raccoglie il folklore, si scoprono antichi poemi epici (e si può tracciare uno schema rigoroso in relazione a quest'ultimo - se le persone a cui è attribuita la creazione dell'epopea avevano il proprio stato nel 1750-1800, il manoscritto era riconosciuto come autentico, come "The Tale of Igor's Campaign" o "The Tale of the Nibelungs" , e se non c'è stato, allora uno falso, come i Poems of Ossian oi Kraledvor Manuscripts). Il progetto greco è nato nel momento in cui è stato creato il codice culturale russo - non sorprende che ne abbia costituito la base.

"L'importante è non litigare"

Il motivo del ritorno di Costantinopoli è rimasto uno dei principali nella cultura russa del XIX secolo. Basti ricordare i versi di Tyutchev nel 1829: “Istanbul sta arrivando, Costantinopoli risorge di nuovo” o quelli successivi del 1850: “E le volte dell'antica Sofia, nella rinnovata Bisanzio, oscurano nuovamente l'altare di Cristo. Cadi davanti a lui, o zar di Russia, - e alzati come lo zar tutto slavo.

E questi sono i piani dell'Austria-Ungheria per creare nuovi stati dopo la vittoria sulla Turchia. Il colore verde chiaro indica i nuovi territori dell'Austria. 1768-1774 anni

Non avendo ancora preso possesso di Costantinopoli, i pensatori russi avevano già cominciato a dividerla, riflettendo tutte le pretese dei greci e degli slavi balcanici. Dal punto di vista di Nikolai Danilevsky, la città doveva passare alla Russia come proprietà sottratta.

“Costantinopoli è ora, in senso giuridico ristretto, un oggetto che non appartiene a nessuno. In un senso più alto e storico, dovrebbe appartenere a qualcuno che incarna l'idea che un tempo l'Impero Romano d'Oriente serviva come attuazione. Come contrappeso all'Occidente, come embrione e centro di uno speciale ambito culturale e storico, Costantinopoli dovrebbe appartenere a coloro che sono chiamati a continuare l'opera di Filippo e Costantino, opera consapevolmente assunta sulle spalle di Giovanni, Pietro e Caterina .

Dostoevskij era più categorico: Costantinopoli non dovrebbe essere slava, ma russa e solo russa.

“Il possesso federale di Costantinopoli da parte di vari popoli può persino uccidere la questione orientale, la cui soluzione, al contrario, deve essere auspicata con urgenza quando sarà il momento, poiché è strettamente connessa con il destino e la nomina della Russia stessa e può essere risolto solo da lei. Per non parlare del fatto che tutti questi popoli litigheranno tra loro solo a Costantinopoli per l'influenza su di essa e per il suo possesso. I greci li litigheranno».

I piani grandiosi degli scrittori russi, ovviamente, si trasformarono in oggetto di satira da parte dei loro caustici colleghi, ad esempio Zhemchuzhnikov, e prima ancora Gogol, che chiamò i figli di Manilov Themistoclus e Alkid.

Dimenticato alleati e nemici

Tuttavia, la conquista del Bosforo si è trasformata in un super obiettivo per l'élite russa proprio nel momento in cui ha perso ogni opportunità per raggiungerlo.

È caratteristico di ogni storiografia nazionalista esagerare il ruolo del proprio paese nelle guerre di coalizione e minimizzare, se non ignorare, il contributo dei propri alleati. A questo proposito è caratteristico l'esempio della storiografia americana, che incredibilmente minimizza il ruolo della Francia nella liberazione delle Tredici Colonie dal dominio britannico, e ignora il ruolo della Spagna e dei Paesi Bassi. La storiografia russa non fa eccezione a questa regola.

Le precedenti vittorie della Russia sui turchi sono state rese possibili da una fortunata situazione diplomatica. Basta confrontare la lunghezza dei fronti russo-turco e turco-austriaco durante la guerra del 1787-1791: Giuseppe II, e non Caterina, sopportò il peso maggiore della guerra con gli ottomani, quindi dopo la sua morte e l'adesione a al trono del più pacifico Leopoldo, che si rifiutò di conquistare il fratello maggiore, la Russia fu costretta a fare la pace. Ma il principale alleato della Russia non era l'Austria, ma la Gran Bretagna. Formalmente non partecipando al conflitto, ha fornito alla Russia una seria assistenza durante entrambe le spedizioni dell'Arcipelago.

Durante la prima spedizione del 1769, i francesi si stavano preparando ad attaccare la flotta russa, ma fallirono: gli inglesi li bloccarono nei porti. Entrambe le spedizioni sarebbero state impossibili senza ufficiali navali inglesi al servizio russo, così come l'utilizzo delle basi britanniche nel Mediterraneo da parte della flotta russa: prima Gibilterra, e nella seconda spedizione anche Malta. Per non parlare del fatto che le fortificazioni di Kherson e Sebastopoli furono erette da ingegneri militari britannici.

Il sostegno della Gran Bretagna alla Russia nelle guerre russo-turche fino al 1815 fu dovuto principalmente alla lotta anglo-francese: la Francia sosteneva tradizionalmente l'Impero Ottomano e, di conseguenza, la sua principale rivale, la Gran Bretagna, la Russia. In generale, nella seconda metà del XVIII secolo, non esisteva ancora un egemone assoluto sul mare: l'Inghilterra era significativamente superiore al potere di una qualsiasi delle tre potenze che la seguivano: Francia, Spagna o Paesi Bassi, ma inferiore a loro in aggregato. Quindi, quando tutti e tre si unirono contro di lei, durante la guerra d'indipendenza americana, la Royal Navy fu ammanettata mani e piedi. Gli inglesi non avevano la capacità di combattere in mare e allo stesso tempo proteggere le loro navi da trasporto, quindi il rifornimento dell'esercito britannico nelle Tredici Colonie fu interrotto e fu costretta a capitolare.

In condizioni in cui non esisteva un egemone assoluto sul mare e l'esito dello scontro dipendeva da come si formava la coalizione, le potenze minori avevano molte opportunità di manovra diplomatica e di condurre le proprie politiche, sfruttando le contraddizioni tra i leader. Nel 1815 ciò non era più possibile: le flotte di Francia, Spagna e Paesi Bassi furono distrutte e quelle appena ricostruite non potevano più essere paragonate a un inglese.

La proprietà degli Stretti, infatti, estremamente vantaggiosa dal punto di vista strategico-militare, si è rivelata ormai del tutto irraggiungibile. L'avanzata della Russia in questa direzione ha portato automaticamente alla creazione di una coalizione di potenze europee dirette contro di essa. Gli interessi britannici impedirono al Mar Nero di diventare un mare interno russo e altre potenze coloniali come la Francia furono costrette a sostenere la Gran Bretagna per preservare le loro colonie d'oltremare. Inoltre, l'ascesa del nazionalismo slavo di ispirazione russa ora minacciava il suo ex alleato, l'Austria.

Nella guerra di Crimea, la Russia fu contrastata da Gran Bretagna, Francia e Piemonte, mentre l'Austria-Ungheria e la Prussia presero una posizione di neutralità ostile. Nel 1878 (cosa spesso dimenticata) la Russia fu minacciata non solo dalla Gran Bretagna, ma anche da una Germania unita: Disraeli bluffò senza dichiarare la sua posizione, esattamente fino al 6 febbraio 1878, quando Bismarck parlò duramente al Reichstag sui termini del proposto armistizio. Nessuna delle maggiori potenze europee avrebbe permesso alla Russia di dominare Costantinopoli ei Balcani, ma tutte volevano evitare, se possibile, uno scontro diretto. Così Disraeli, fingendo esitazione, aspettò che Bismarck facesse la prima mossa.

"Seconda Roma" - la casa ancestrale della "Terza"

La situazione internazionale è cambiata e la cattura di Costantinopoli è ora diventata impossibile. Ma una volta lanciata, la macchina propagandistica per legittimare le future conquiste non poteva più fermarsi.

La più grande scuola di studi bizantini in Europa è stata creata in Russia: alla fine del XIX secolo in Europa era considerato necessario saper leggere il russo se si voleva impegnarsi seriamente nella storia bizantina. L'influenza greca sulla cultura e sulla storia russa è stata incredibilmente esagerata, fino a un falso diretto. Così, la vera storia dello scisma russo causato, prima di tutto, dall'annessione dell'Ucraina della riva sinistra e dalla "correzione" del rito ortodosso russo per allinearlo a quello ucraino, è stata sostituita dal mito della correzione secondo i modelli greci.

La teoria della "Terza Roma" è un esempio più difficile da analizzare. Non fu del tutto inventato nell'Ottocento, i sovrani russi avevano dichiarato il loro legame con Roma ancor prima. Ma i nostri storici dimenticano che la stessa cosa accadde in tutti i principali stati europei: Gran Bretagna e Francia (con leggende sulla fondazione di questi paesi da parte dei discendenti dei Troiani, dai quali, secondo Virgilio, discendevano anche i Romani), Germania, Italia e, a proposito, - la Turchia, il cui sovrano indossava incl. titolo "Kaiser-i-room". Pertanto, i riferimenti a Roma sono un luogo comune per qualsiasi cultura europea, mentre gli storici russi, dopo aver scovato dichiarazioni di questo tipo risalenti ai secoli XV-XVI, ne hanno incredibilmente esagerato il significato per gettare una base più solida per gli attuali compiti statali .

La società russa ha mangiato l'esca destinata all'esportazione esterna. Solo questo può spiegare che i serbi e altri slavi meridionali, anche antropologicamente diversi dai russi, vanno dai russi come "fratelli" e parenti più stretti; l'ovvia parentela con gli slavi occidentali, principalmente i polacchi, così come i finlandesi e i baltici, è ostinatamente messa a tacere.

Ora che la società russa si è convinta che i Balcani siano la sua sacra casa ancestrale, la conquista della regione ha assunto un significato sacro. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, i paesi che hanno perso la capacità di valutare razionalmente la situazione finiscono molto male. Già nel marzo 1917, sullo sfondo di disordini di massa nell'esercito e nelle retrovie, il governo provvisorio si rifiutò di discutere con la Germania un progetto di pace senza annessioni e indennità. Il ministro degli Esteri Milyukov, soprannominato i Dardanelli per la sua fermezza, ha rifiutato la possibilità di qualsiasi accordo che non riconoscesse il controllo russo sullo stretto.

Forse la migliore metafora della sacralizzazione del progetto bizantino è Budenovka. Nel 1916, sullo sfondo della ritirata delle truppe russe dalla Polonia, Lituania e Galizia, la mancanza di armi, proiettili e proiettili, nelle fabbriche siberiane di N.A. Vtorov, sartoria di massa di cappelli secondo gli schizzi di Vasnetsov per la futura sfilata nel iniziò la culla appena ritrovata della statualità russa. L'ironia del destino: gli elmi a punta realizzati per la futura marcia vittoriosa attraverso Costantinopoli si sono trasformati in un simbolo della guerra civile in Russia.

D nel volume “Storia della Russia. XX secolo” a cura di A.B. Zubov, pubblicato nel 2009, ha suscitato numerose reazioni sia sulla stampa nazionale (A. Shishkov su Rodina, S. Doronin su Expert) che su quella estera. Una delle recensioni più entusiaste è stata pubblicata su Rossiyskaya Gazeta e appartiene a S. Karaganov: “Questi due volumi dovrebbero essere letti da tutti coloro che vogliono essere un russo consapevole, che vogliono porre fine alla catastrofe russa del XX secolo. Tutti devono capire l'idea principale del libro. Quasi altrettanto elogiativo è un articolo del New York Times: "Questi libri sono un tentativo di elevarsi al di sopra degli scontri ideologici sulla memoria storica in Russia". Inconsapevolmente, sorgono dubbi sul fatto che l'autore abbia almeno letto il libro in esame e se sia a conoscenza degli “scontri ideologici” nella Russia contemporanea. Il desiderio di elevarsi al di sopra della lotta non è sicuramente una delle virtù di questo libro in due volumi.

Il libro è attribuito dagli autori a testi scientifici divulgativi, il che suggerisce la natura educativa dell'opera. Ma il suo contenuto corrisponde al genere dichiarato? Fin dalle prime pagine è evidente che il libro, curato da Zubov, è stato scritto da un punto di vista clericale-conservatore. La storia qui è storia sacra, destinata a trarre una certa lezione morale (è significativo che questo libro abbia cominciato a essere scritto come testo scolastico). Ciò spiega la presenza di una lunga rassegna (54 pagine su 1870) della storia della Russia prima del XX secolo e un gran numero di allusioni agli eventi del XX secolo in essa, che ne spiegano il significato morale. Lo scopo del libro, come si può concludere dalla prefazione, è la propaganda: "per dire la verità sulla vita e sui modi dei popoli della Russia nel 20° secolo". Per "vero" l'editore responsabile intende quanto segue:

“Siamo partiti dalla convinzione che la storia, come ogni creazione umana, richieda non solo la fissazione dei fatti, ma anche la loro comprensione morale. Il bene e il male non devono essere confusi senza giudizio nella narrazione storica» (p. 5).

In modo che il lettore non si confonda inavvertitamente nel bene e nel male, vengono introdotte la terminologia originale e le regole di ortografia. Non parleremo di neologismi come la "guerra sovietico-nazista" - su questo è già stato scritto abbastanza. "Ortodossia, autocrazia, nazionalità" - questo è degli autori "la formula dell'educazione russa"(si!). La parola "patria" è scritta qui con una lettera minuscola, ma "Chiesa", "Zar", "Imperatore" e anche "Sicurezza"(cioè Okhrana) - con uno grande. Invece di "bolscevico" scrivono "bolscevico" - qui gli autori seguono la vecchia tradizione dell'emigrato bianco. I titoli di alcuni capitoli del libro relativi al periodo della rivoluzione e della guerra civile, per esempio "Nemici a destra e nemici a sinistra"(pag. 437), "Obiettivi dei bolscevichi. Rivoluzione mondiale e ribellione contro Dio"(p. 476), in uno stile che ricorda dolorosamente i promettenti titoli delle opere del cadetto Bigler.

Un dettaglio curioso è la quasi totale assenza di riferimenti a fonti di informazione. Alla fine di molti capitoli ci sono elenchi di riferimenti, ma è impossibile capire da dove provengano questa o quell'informazione nel testo. I riferimenti sono dati solo a citazioni evidenziate nel testo, talvolta intitolate come "opinione di uno storico/pensatore/contemporaneo".

Nella nostra recensione, ci concentreremo su come gli autori del libro in due volumi coprono il periodo dal X secolo alla fine della Guerra Civile. Questi capitoli, dal nostro punto di vista, ci permettono di rivelare l'intenzione dell'autore nella sua interezza e contengono idee e concetti importanti che non hanno ancora attirato l'attenzione di altri recensori.

Ortodossia

La storia del battesimo della Rus' nel libro ricorda la vita dei santi Vladimir, Olga e di altri ex pagani. In tutte queste vite si può rintracciare lo stesso motivo: gli eroi erano personaggi negativi prima del battesimo e sono diventati positivi dopo. Così gli autori del nostro libro in due volumi sottolineano le caratteristiche negative della Rus' pagana e imbiancano la Rus' cristiana. Sono scritte cose piuttosto spiacevoli sull'era precristiana, ad esempio, che il principale oggetto di esportazione degli slavi erano gli schiavi, e non i prigionieri, ma i loro stessi membri della tribù (p. 9).

Ma la tratta degli schiavi si interrompe improvvisamente non appena San Vladimir accetta il cristianesimo. "Ha smesso di dedicarsi alla tratta degli schiavi, ma, al contrario, ha iniziato a spendere molti soldi per il riscatto dei suoi sudditi presi per intero"(pag. 17). Poiché la tratta degli schiavi non viene menzionata in seguito, il lettore deve concludere che l'adozione del cristianesimo l'ha eliminata.

Purtroppo, infatti, non abbiamo dati per concludere che la tratta degli schiavi dopo il battesimo sia stata anche leggermente ridotta. Piuttosto, è vero il contrario: le fonti indicano un notevole aumento della tratta degli schiavi sia interna che esterna durante il periodo cristiano.

Una considerazione a parte merita il problema dell'esportazione degli schiavi. Per citare Klyuchevsky:

“Il benessere economico di Kievan Rus nell'XI e XII secolo. mantenuto in schiavitù Già nei secoli X-XI. i servi costituivano l'articolo principale dell'esportazione russa verso i mercati del Mar Nero e del Volga-Caspio. Il commerciante russo di quel tempo appariva invariabilmente ovunque con il suo prodotto principale, con i suoi servi. Scrittori orientali del X secolo. in un quadro vivente ci dipingono un mercante russo che vende servi sul Volga; dopo aver scaricato, mise sui bazar del Volga, nelle città di Bolgar o Itil, le sue panchine, panchine, su cui sedeva beni viventi: gli schiavi. Con gli stessi beni era a Costantinopoli. Quando un greco, residente a Tsargrad, aveva bisogno di comprare uno schiavo, andò al mercato, dove "i mercanti russi vendono servi" - così leggiamo in un miracolo postumo di Nicholas the Wonderworker, risalente alla metà del XI secolo. La proprietà degli schiavi era uno dei principali argomenti su cui veniva attirata l'attenzione dell'antica legislazione russa, per quanto si può giudicare dalla Pravda russa: gli articoli sulla proprietà degli schiavi costituiscono uno dei dipartimenti più grandi e più elaborati nella sua composizione.

La vendita di membri della tribù come schiavi è stata praticata per centinaia di anni dopo il battesimo. Nella "Parola del beato Serapione sulla mancanza di fede" (prima metà degli anni '70 del Duecento), tra i peccati comuni nella Rus', vengono menzionati anche i seguenti: "rapinamo i nostri fratelli, uccidiamo, vendiamo nella spazzatura". Nel XIV secolo, i mercanti tedeschi vennero a Vitebsk per comprare ragazze.

È dubbio che la graduale riduzione dell'esportazione di schiavi dalle terre russe sia stata causata dalla cristianizzazione. Una ragione più probabile era lo spostamento (a seguito della colonizzazione della moderna Russia centrale) del centro demografico, politico ed economico del paese a nord. Di conseguenza, la Russia fu tagliata fuori dai mercati asiatici, che ricevevano la maggior parte degli schiavi. La domanda di schiavi in ​​​​Europa era relativamente piccola, quindi nella Rus' nord-orientale non è mai sorta un'economia di commercio di schiavi paragonabile per dimensioni a Kiev.

“Gli affluenti che furono battezzati divennero gli stessi cittadini dei loro padroni, i Varanghi, e anche l'atteggiamento nei confronti degli schiavi servi si ammorbidì notevolmente. I maestri cristiani cominciarono a rispettare in loro la personalità umana» (p. 18).

Da dove viene questa informazione? Chi e quando "rispettava la personalità umana" nei servi? Uno studio dei documenti legali del Medioevo russo ci rivela un quadro molto meno roseo.

La verità russa, compilata dopo l'adozione del cristianesimo, non prevede alcun diritto per un servo e, di conseguenza, punizione per il suo omicidio o violenza contro di lui. Certo, vira viene pagata per l'omicidio di un servo, ma questa multa ha lo scopo di proteggere i diritti di proprietà del proprietario e non la personalità del servo. Viene inflitta una multa per danni a qualsiasi proprietà.

Tra i servi ci sono anche amministratori privilegiati (tiun, vigili del fuoco), e per l'omicidio di un principe tiun si paga il doppio della vira che per l'omicidio di una persona libera, poiché l'assassino di un tiun invade l'autorità principesca. Ma anche in questo caso la punizione per la violenza contro un servo è stabilita solo quando non viene eseguita dal proprietario dello schiavo.

Non troveremo segni di rispetto per la personalità del servo, anche diversi secoli dopo l'adozione del cristianesimo. Nella carta di Dvina del 1397, emanata dopo l'annessione della regione a Mosca, si afferma chiaramente: “E chi pecca contro di lui, colpisce il suo servo o schiavo e avviene la morte, i viceré non giudicano, non accettano la colpa. " Allora cos'era questo "rispetto"?

Si richiama l'attenzione sul seguente frammento.

“Dal 1470, con insolita facilità, prima a Novgorod, e poi a Mosca, si è diffusa l'eresia dei giudaizzanti. A rigor di termini, è difficile chiamare questa dottrina anche eresia. Questo non è tanto il dissenso nel sistema della fede cristiana quanto il suo completo rifiuto: rifiuto del Nuovo Testamento, non riconoscimento di Gesù come Messia, convinzione che l'Antico Testamento sia l'unico autorevole. Ebraismo, mescolato con l'astrologia e frammenti di insegnamenti filosofico-naturali che provenivano dall'Occidente... I metropoliti di Mosca Gerontius e Zosima non hanno mostrato zelo nella lotta contro l'infezione spirituale. Solo grazie agli sforzi del vescovo di Novgorod Gennady e di Joseph Volotsky sotto Vasily III, l'eresia dei giudaizzanti fu sradicata” (p. 37).

Qui viene usata la terminologia originale: "infezione spirituale" ... Sembra che non stiamo leggendo una pubblicazione accademica, ma un trattato religioso. L'autore dimostra una consapevolezza soprannaturale, delineando l'essenza dell'eresia dei giudaizzanti. Sebbene gli scienziati sappiano bene che, in generale, la scienza non sa nulla di questa eresia (allo stesso tempo, ci sono due arcipreti e un candidato di teologia nel team di autori).

Nessun testo scritto dagli ebrei è sopravvissuto. Traiamo tutte le informazioni su di loro dalle opere polemiche dei loro nemici, principalmente dall '"Illuminatore" di Joseph Volotsky. Per dimostrare il grado di obiettività dell '"Illuminatore", citeremo da esso - una frase presumibilmente pronunciata dai "giudaizzanti": "Noi abusiamo di queste icone, come gli ebrei hanno abusato di Cristo".

Il nome stesso "ebreo" è un'etichetta, un soprannome dispregiativo appeso loro da Joseph Volotsky. E sulla base di testimonianze così convincenti di coloro che perseguitarono e bruciarono i "giudaizzanti", si traggono alcune conclusioni: giudaismo, filosofia naturale ... In sostanza, l'unico disaccordo tra gli insegnamenti dei giudaizzanti e la Chiesa ufficiale, che è precisa, è la disputa sul calendario: per illustrare la natura di questa discussione, citiamo il titolo dell'Ottava Parola dell'Illuminatore:

“... contro l'eresia degli eretici di Novgorod, che affermano che sono passati settemila anni dalla creazione del mondo e Pasquale è finito, ma non c'è una seconda venuta di Cristo, - quindi, gli scritti dei santi padri sono falso. Anche qui è data prova dalla Sacra Scrittura che gli scritti dei santi padri sono veri, poiché concordano con gli scritti dei profeti e degli apostoli.

Il concetto del libro contiene anche idee "innovative" per la moderna letteratura conservatrice. È così che gli autori si relazionano al conflitto tra principi nazionali e religiosi.

“Le atrocità dei bolscevichi e la morte della Russia storica hanno suscitato nei cosacchi il desiderio di separarsi e organizzare una vita indipendente e indipendente. I cosacchi accademici istruiti proposero immediatamente la teoria che i cosacchi non fossero russi o ucraini, ma persone ortodosse speciali <...>La maggior parte dei cosacchi non voleva difendere la Russia calpestata dai bolscevichi, guardavano gli schiavi di ieri - Katsaps con disprezzo, se non con disprezzo. Nelle stesse terre cosacche vivevano anche molti nuovi arrivati, non cosacchi: venivano chiamati non residenti e trattati come estranei, non erano uguali ai cosacchi né nella terra né nei diritti civili ”(p. 742).

Pochi cercherebbero di suscitare simpatia per i cosacchi con rivelazioni che, in quanto classe privilegiata, disprezzavano e discriminavano la maggior parte della popolazione del paese. Qui entrano in gioco le opinioni conservatrici del gruppo di autori: la nazionalità va bene, ma Autocrazia e Ortodossia sono ancora più importanti.

Nazionalismo

Tuttavia, a partire da pagina 400, nel libro compaiono motivi sciovinisti. Gli autori sono indignati per l'elevata concentrazione di non russi nel Comitato esecutivo centrale panrusso.

“La prima composizione del Comitato centrale del Soviet dei deputati operai e soldati attira l'attenzione. C'è solo una faccia russa in essa: Nikolsky. Gli altri sono Chkheidze, Dan (Gurevich), Liber (Goldman), Gotz, Gendelman, Kamenev (Rosenfeld), Sahakyan, Krushinsky (Pole). Il popolo rivoluzionario aveva un così scarso senso di autocoscienza nazionale russa che senza imbarazzo si dava nelle mani di stranieri, non dubitava che polacchi, ebrei, georgiani, armeni a caso sarebbero stati in grado di esprimere al meglio i loro interessi” (p. 400).

Si noti che un gran numero di stranieri nel movimento rivoluzionario e, in particolare, tra i bolscevichi è spiegato non tanto dalla legge dei grandi numeri, ma dalla discriminazione basata sulla nazionalità nell'impero russo.

“In contrasto con l'opinione generalmente accettata all'inizio del XX secolo secondo cui solo un'idea nazionale può unire con successo lo stato, i comunisti russi negli anni '20. ha prestato l'attenzione principale non al primato del popolo russo, ma allo sviluppo della pienezza della diversità etnica combattendo contemporaneamente la posizione naturalmente dominante dei russi nel paese a loro soggetto(circa 780).

Viene ripetutamente sottolineato che la Rivoluzione d'Ottobre e il Terrore Rosso sono stati compiuti da "nazionalisti". Le prove addotte a favore di questa tesi non sempre ci sembrano attendibili.

“Gli organi di governo della Cheka erano dominati da non russi: polacchi, armeni, ebrei, lettoni. “ Morbido, troppo morbido questo russo- Lenin diceva, - è incapace di attuare dure misure di terrore rivoluzionario". Come nell'Oprichnina di Ivan il Terribile, era più facile terrorizzare il popolo russo attraverso le mani degli stranieri” (p. 553).

L'indignazione viene ripetutamente espressa per le manifestazioni di slealtà dei popoli non russi dell'impero e per i loro tentativi di secessione dalla Russia (pp. 448, 517, 669). Allo stesso tempo, la slealtà nei confronti del governo bolscevico è accolta con favore. E poiché la metodologia del libro si basa sul noto principio del pio desiderio, sorgono evidenti contraddizioni nella realtà fantastica creata, che però non infastidiscono affatto gli autori. Noi. 502 leggiamo: “Sotto il governo provvisorio… nessuna nazione, ad eccezione dei polacchi, ha dichiarato il desiderio di indipendenza dalla Russia. Dopo il colpo di stato, il desiderio di indipendenza divenne un modo per sfuggire al potere dei bolscevichi. E solo una pagina dopo: « 4 novembre(n.st.) Nel 1917 il governo proclamò la completa indipendenza del Granducato di Finlandia dalla Russia "(ca. 504). Quelli. La Finlandia ha ottenuto la libertà tre giorni prima del colpo di stato bolscevico!

Le posizioni delle minoranze nazionali, in particolare degli ebrei, ricevettero molta attenzione durante la guerra civile. Gli autori citano molte storie toccanti su come i non russi siano rimasti fedeli alla Russia e al movimento bianco (p. 319, 577, 599), su come gli ebrei, licenziati dalle truppe bianche per la loro sicurezza (i compagni avrebbero potuto ucciderli), desiderava servire i bianchi nonostante l'antisemitismo e i pogrom (c. 647-649).

Non ci soffermeremo su questo problema in dettaglio, poiché in questo caso il nostro lavoro andrà oltre lo scopo del genere. Possiamo solo seguire Zubov per rimandare il lettore al libro "Ebrei russi tra rossi e bianchi (1917-1920)" di O.V. Budnitsky: c'è un punto di vista completamente diverso. Nonostante la politica dei bolscevichi, "distruggendo le basi stesse della loro esistenza economica (ebraica), dichiarando crimini il commercio e l'imprenditorialità e intendendo, tra le altre cose, eliminare i loro" pregiudizi religiosi "", "... la scelta tra i rossi ei bianchi si trasformarono gradualmente in una scelta per gli ebrei tra la vita e la morte. Non c'è da stupirsi che preferissero il primo".

Problemi come simbolo di rivoluzione e guerra civile

Il libro traccia parallelismi tra i Troubles e la Guerra Civile e, di conseguenza, tra la seconda milizia e l'esercito bianco. Le stime sono date loro puramente positive, poiché osservano gli interessi "nazionali":

“Il movimento bianco ricorda molto il movimento del popolo russo per la liberazione della propria patria negli anni dei disordini all'inizio del XVII secolo. Entrambi i movimenti erano completamente volontari, patriottici e sacrificali. Forse, nella storia russa non ci sono altri esempi di una manifestazione così chiara di un'impresa civica collettiva gratuita nelle circostanze del crollo dello stato, dell'anarchia e della ribellione. Ma all'inizio del XVII secolo. il movimento popolare si è concluso con la vittoria, lo Zemsky Sobor e la restaurazione della Russia, e all'inizio del XX secolo. i volontari bianchi furono sconfitti” (p. 726).

Pertanto, il seguente brano, dedicato all'uscita della Russia dal tempo dei guai, è estremamente importante per comprendere il concetto dell'autore della storia russa in generale e della storia della rivoluzione e della guerra civile in particolare.

“La salvezza non veniva dallo zar - non era più in Russia, non da stranieri - cercavano solo il proprio interesse, e nemmeno dalla Chiesa ... La salvezza veniva dai russi di tutte le classi e stati, da quelli di loro che si sono resi conto che è impossibile salvarsi con l'egoismo egoistico e la codardia egoistica, ed è molto facile distruggere la patria ... Nella notte oscura del tradimento universale, paura e tradimento, una piccola fiamma di verità, coraggio e la lealtà si accese. E sorprendentemente, persone provenienti da tutta la Russia hanno iniziato a riunirsi in questo mondo. La Russia ha superato i disordini e ha ricreato lo stato solo grazie alla determinazione del popolo russo a porre fine agli angusti interessi locali e di classe e al desiderio di unire le forze per salvare la patria. Il 4 novembre (la nostra nuova festa nazionale) è esattamente il giorno in cui i russi 400 anni fa, nel 1612, prestarono giuramento di collaborazione davanti a Dio e lo mantennero” (p. 49).

Davanti a noi c'è un'immagine patriottica della solidarietà di tutte le classi e di un'impennata nazionale che ha permesso di porre fine ai Troubles, in una parola: un idillio ... Tuttavia, i risultati dei Troubles indicano che la maggioranza della popolazione perseguiva non mitici interessi nazionali, ma esclusivamente i propri "ristretti" interessi di classe. Non potrebbe esserci unità nazionale, a causa dell'assenza di una nazione.

Se aderiamo al concetto degli autori del libro, allora la ridistribuzione della terra dopo il periodo dei guai, a seguito della quale i contadini liberi dal muschio nero sono praticamente scomparsi nella Russia centrale e si è diffusa la proprietà della terra nobile basata sul lavoro dei servi, sembra un fenomeno inspiegabile e quasi soprannaturale. Se, invece, consideriamo il tempo dei guai come, prima di tutto, una guerra civile che si è conclusa con un compromesso tra le classi possidenti, allora tutto va a posto.

«<...>In una sentenza zemstvo del 30 giugno 1611, in un campo vicino a Mosca (la nobiltà) si dichiarò non il rappresentante di tutta la terra, ma la vera "terra intera", ignorando il resto delle classi della società, ma proteggendo attentamente la loro interessi, e con il pretesto di difendere la casa della Beata Vergine Maria e la fede cristiana ortodossa si proclamò sovrano del suo paese natale. La servitù della gleba, che portò avanti questa impresa del campo, alienando la nobiltà dal resto della società e abbassando il livello del suo sentimento zemstvo, introdusse tuttavia in essa un interesse unificante e aiutò i suoi strati eterogenei a chiudersi in un'unica massa di classe.

Bolscevichi: il male assoluto

La valutazione negativa dei bolscevichi e della rivoluzione è abbastanza coerente con il mainstream degli ultimi anni. Ma qui gli autori non cercano nemmeno di mantenere l'obiettività. Nei capitoli sulla rivoluzione e sulla guerra civile non abbiamo trovato tante vere e proprie bugie, ma questo è più che compensato da mezze verità e citazioni taglienti.

“Era proprio su tale persona che la morale cristiana chiama il “nemico di Dio”, un peccatore, che i comunisti contavano come loro seguace e aderente.<...>

Una bugia da una fondamentalmente proibita, poiché il padre della menzogna, secondo i cristiani, è l'assassino di uomini Satana, diventa con i bolscevichi non solo possibile, ma anche una norma quotidiana<...>Accettando e usando ampiamente le bugie, i bolscevichi rifiutarono la verità come un'essenza incondizionata e assoluta. Anche Dio è stato rifiutato da loro perché è il "Re di giustizia"» (c. 478-479).

Mi chiedo su quali dati si basi l'ultima affermazione?

Quindi, l'essenza del bolscevismo è una bugia e una bugia. Ma questa tesi ha bisogno di qualcosa che la sostenga. Ad esempio, per citare la clamorosa confessione di uno scrittore proletario da una lettera a Kuskova. "Gorky ha ammesso di "odiare sinceramente e incrollabilmente la verità""(il libro omette prudentemente la continuazione delle parole di Gorky: "che è al 99 per cento un abominio e una bugia"), "che è "contro lo stordimento e l'accecamento delle persone da parte della polvere vile e velenosa della verità quotidiana""(e di nuovo manca la fine della frase: “le persone hanno bisogno di una verità diversa, che non abbassi, ma aumenti la loro energia lavorativa e creativa”).

Cause della guerra civile

Si sostiene qui che l'introduzione del comunismo di guerra e del terrore rosso non fu una misura di emergenza per la vittoria dei bolscevichi nella guerra, ma una manifestazione del loro intento diabolico. Che cosa All'inizio regime comunista è stato istituito e Poi le sue difficoltà e crudeltà hanno scatenato la guerra civile.

“Il sistema poi chiamato “comunismo di guerra” da Lenin (per attribuire i suoi fallimenti alla guerra) fu più una causa che una conseguenza della Guerra Civile<...>Più tardi, Lenin, nel giustificare il comunismo di guerra, si riferirà al "periodo di guerra" nella storia dello stato sovietico, durante il quale i bolscevichi avrebbero dovuto prendere una serie di "misure di emergenza" per vincere la guerra civile. In effetti, tutto era molto diverso. Lenin e i suoi sostenitori volevano mettere l'intera popolazione della Russia sotto il loro completo controllo, trasformare il paese in un campo di concentramento, dove le persone avrebbero lavorato per saldare cibo caldo due volte al giorno, non avendo nemmeno un focolare familiare dove poter portare le loro anime in conversazione con le persone care” (p. 496-497).

A conferma di questa tesi si utilizza una sapiente "composizione" del testo - gli avvenimenti non sono disposti in ordine cronologico. Dai un'occhiata al frammento dell'indice con il nostro commento cronologico (p. 1021):

Capitolo 2. Guerra per la Russia (ottobre 1917 - ottobre 1922)
22.1. Instaurazione della dittatura bolscevica. Consiglio dei commissari del popolo
22.2. Obiettivi bolscevichi. Rivoluzione mondiale e ribellione contro Dio
22.3. Confisca di tutti i beni fondiari. Fame programmata (1918-1921)
22.4. Controllo delle truppe. Cattura la posta in gioco
22.5. Elezioni e scioglimento dell'Assemblea Costituente (19 gennaio 1918)
22.6. Guerra contro il villaggio
22.7. La politica del comunismo di guerra ei suoi risultati. Militarizzazione del lavoro
22.8. Pace di Brest e alleanza dei bolscevichi con gli austro-tedeschi (3 marzo 1918)
22.9. Il crollo della Russia
22.10. La società russa nel 1918. La politica dei poteri
22.11. L'assassinio della famiglia reale e dei membri della dinastia (17 luglio 1918)
22.12. VChK, Terrore rosso, presa di ostaggi. Battere il principale strato sociale della Russia (dal 5 settembre 1918)
22.13. Lotta contro la chiesa. Nuovo martirio
22.14. Creazione di un regime monopartitico (dopo il 7 luglio 1918)
22.15. L'inizio della resistenza al regime bolscevico (ad esempio, la rivolta degli Junkers a Mosca il 7-15 novembre 1917, la campagna di Krasnov contro Pietrogrado il 9-12 novembre 1917, la creazione dell'Esercito volontario nel dicembre 1917, il rivolta di Astrakhan l'11-17 gennaio 1918 e la campagna del ghiaccio nel febbraio maggio 1918).

La sequenza degli eventi è stata corretta dagli autori. Innanzitutto, sono elencati in ordine. Ma l'ultimo paragrafo interrompe bruscamente la sequenza cronologica. Dall'estate-autunno del 1918 torniamo al novembre 1917.

Emerge il seguente quadro. I bolscevichi salirono al potere. Hanno confiscato la terra (gli autori stanno affrettando le cose - nel 1917 la terra fu distribuita ai contadini e la confisca iniziò nel 1929 sotto forma di collettivizzazione). Hanno organizzato una carestia (non ha un lasso di tempo chiaro, ma una vera carestia è scoppiata durante la Guerra Civile - ne parleremo più avanti). Dispersa l'Assemblea Costituente. Organizzato un surplus. Hanno concluso la pace di Brest, rovinato il paese, ucciso lo zar, scatenato il terrore rosso, creato un regime a partito unico. Fu allora che la gente tornò in sé, si alzò per combattere i bolscevichi!

Davanti a noi, la cronologia è molto più stravagante di quella di Fomenko. Ne offre uno fondamentalmente nuovo, ma qui gli eventi in quello tradizionale cambiano arbitrariamente di posto per nascondere quelli esistenti e costruire relazioni causali immaginarie. Si noti la seguente citazione immediatamente precedente al capitolo "L'inizio della resistenza al regime bolscevico". Dalla citazione risulta che dapprima i bolscevichi crearono l'Armata Rossa (primavera 1918), e poi le difficoltà per mantenerla ei costi della militarizzazione costrinsero le persone a sollevarsi per combattere (novembre 1917).

“Il gigantesco esercito esigeva dal popolo impoverito la parte del leone dell'intera produzione di farina, foraggio, carne, tessuti, scarpe, esacerbando i disastri delle persone<...>Successivamente chiamato totalitario, un tale sistema era inaccettabile per molte persone.<...>Tutti i non bolscevichi, chi nella loro mente e chi nei loro cuori, hanno capito che per i bolscevichi una persona non è il valore più alto, ma solo un mezzo per raggiungere il loro obiettivo: il dominio illimitato del mondo. Ma non tutti osarono combattere il regime totalitario» (p. 564-565).

Appropriazione delle eccedenze, carestia, questione della terra

“La carestia che imperversò in Russia nel 1918-1922 fu una carestia attentamente pianificata e non un disastro naturale. Chi, in condizioni di fame, possiede il cibo, possiede il potere indiviso. Chi non ha cibo non ha forza per resistere. O muore o va a servire colui che gli darà un pezzo di pane. Questo era l'intero semplice calcolo dei bolscevichi: sottomettere il popolo con la fame, che aveva appena bevuto ubriaco la libertà rivoluzionaria, e, dopo averlo umiliato e anche ingannato con una propaganda diretta e strettamente controllata, stabilire il proprio potere su di loro per sempre "(p. 480-481).

Invece di un commento, citeremo dal libro di N. Werth “Terrore e disordine. lo stalinismo come sistema":

"Abbiamo bisogno del pane, volontariamente o forzatamente. Ci siamo trovati di fronte a un dilemma: o cercare di ottenere il pane volontariamente, raddoppiando i prezzi, o passare direttamente a misure repressive. Ora chiedo a voi, cittadini e compagni, di dire al paese in modo abbastanza definitivo : sì, questa transizione alla coercizione è certamente ora necessaria”. Queste forti parole non appartengono né a Lenin né a nessun altro capo dei bolscevichi. Furono pronunciate il 16 ottobre 1917, una settimana prima del colpo di stato bolscevico, da Sergei Prokopovich, ministro dell'Alimentazione dell'ultimo governo provvisorio, noto economista liberale, uno dei leader del movimento cooperativo di massa in Russia, un ardente sostenitore del decentramento e dell'economia di mercato.

Un'immagine davvero mostruosa si apre davanti a noi. Non solo i bolscevichi, ma anche i membri del governo provvisorio furono coinvolti nella folle cospirazione per organizzare la carestia!

In connessione con l'appropriazione in eccesso, è necessario toccare la questione della terra, poiché nel libro entrambi sono considerati insieme. Brani dedicati alla questione della terra, mutuamente esclusivi nel significato e contraddittori nella mentalità. Apparentemente, questi capitoli sono stati scritti da autori diversi. All'inizio del libro si parla con comprensione del desiderio dei contadini di riconquistare la terra dei loro proprietari terrieri.

I contadini chiedevano la terra<...>- era, a loro avviso, il ripristino della giustizia, violato dalla servitù, che privava i contadini delle loro proprietà a favore dei nobili ”(p. 205).

"" Sono passati otto mesi da quando la democrazia russa ha rovesciato l'odiato sistema autocratico", ha detto la risoluzione di una delle riunioni del villaggio, "e noi contadini, nella maggior parte dei casi, abbiamo iniziato ad annoiarci della rivoluzione, perché non vediamo il minimo miglioramento della nostra situazione”. Questo, ovviamente, è il risultato della propaganda bolscevica, che ha approfittato del completo analfabetismo legale delle persone e della loro incapacità di comprendere una semplice legge morale: proprio come oggi prendo la terra dal proprietario terriero con la forza, così presto lo sarà essere tolto a me e ai miei figli con la forza. Se i contadini fossero stati più legalmente istruiti e più cristiani nella morale, non sarebbero stati sedotti dal rozzo slogan dei bolscevichi "terra per i contadini".

È difficile chiamare il desiderio di riconquistare la terra il risultato della propaganda di qualcuno, se è stato condiviso senza eccezione da tutti i contadini, indipendentemente dalle opinioni politiche e stato di proprietà, e molto prima del 1917. Anche i contadini abbastanza fedeli alle autorità non volevano sopportare la proprietà terriera:

"Secondo l'ordine, che i parrocchiani della parrocchia ortodossa conservatrice e nazionalista di Krasnichinsk della provincia di Lublino hanno consegnato al loro deputato alla Seconda Duma:" In tutte le questioni, puoi fare una concessione<...>sulla questione della terra e della foresta, è necessario aderire a visioni estreme, vale a dire cercare in ogni modo di allocare terra e foresta.

Un'analisi di oltre 1.200 ordini ai deputati contadini e petizioni inviate alla II Duma ha mostrato che contengono tutti richieste per la divisione della terra.

“Colpisce la fondamentale omogeneità dei risultati relativi ai documenti che sono stati compilati da varie comunità e gruppi contadini in tutto il vasto paese.<...>Le richieste per il trasferimento di tutta la terra ai contadini e l'abolizione della proprietà privata della terra erano universali.(contenuto nel 100% dei documenti considerati), e la stragrande maggioranza ha voluto che questo trasferimento fosse effettuato dalla Duma (78%)<...>L'amnistia per i prigionieri politici è stata citata nell'87% dei casi”.

Quest'ultima richiesta testimonia direttamente il fatto che i prigionieri politici erano percepiti dalle masse contadine come difensori dei loro interessi.

C'è una contraddizione più sorprendente nel testo - un chiaro sintomo di doppio pensiero. Per prima cosa leggiamo:

"Non un disgraziato senza cavalli, ma i ricchi del villaggio, i contadini "giusti", i kulaki e i contadini medi, desideravano ardentemente la terra dei proprietari terrieri per niente" (p. 428).

E dopo più di 60 pagine - esattamente l'opposto:

“È interessante notare che i contadini ricchi preferivano cedere ai poveri la terra degli ex proprietari terrieri, lasciando la propria - non credevano nella forza del nuovo governo e consideravano il possesso della terra acquisita con atti di acquisto dal proprietario terriero o dal manifesto dello zar per essere affidabile” (p. 492).

Terrore rosso e bianco

“Il Terrore Rosso era una politica statale volta a sterminare alcuni segmenti della popolazione e intimidire il resto. I bianchi non avevano tali obiettivi. Immagini nei libri sovietici in cui i bianchi "impiccano operai e contadini" tacciono sul fatto che furono impiccati come Chekisti e commissari, e per niente come operai e contadini. Se il terrore è definito in senso stretto come l'uccisione di persone disarmate e non coinvolte per motivi di effetto politico, allora i Bianchi non praticavano affatto il terrore in questo senso” (p. 638).

Vale la pena prestare attenzione alla vaghezza della dicitura "non coinvolto in procedimenti penali". Poiché il libro considera i bianchi come un potere legittimo e i rossi (dai Chekisti all'Armata Rossa) come ribelli e criminali, quindi, di conseguenza, l'esecuzione di un rosso prigioniero da parte dei bianchi è una punizione legale per il criminale, e il il massacro dei rossi sui bianchi è un crimine mostruoso.

Per illustrare la tesi secondo cui i bianchi hanno impiccato solo Chekisti e commissari e non hanno percepito gli operai come loro nemici, citiamo le parole del Krasnovsky Yesaul, il comandante del distretto di Makeevsky: “Vieto di arrestare gli operai, ma ordino fucilarli o impiccarli”; “Ordino che tutti gli operai arrestati siano impiccati nella via principale e non allontanati per tre giorni (10 novembre 1918)” (pp. 152-153).

“In appena un anno di potere nel territorio settentrionale con una popolazione di 400.000 persone, 38.000 persone arrestate sono passate attraverso la prigione di Arkhangelsk. Di questi, 8mila furono fucilati e più di mille morirono per percosse e malattie”.

Quando si conta il numero delle vittime della Guerra Civile, la colonna "Terrore bianco" viene semplicemente omessa (a differenza del Terrore rosso). Gli autori lo spiegano così: “Il numero delle vittime del cosiddetto “terrore bianco” è circa 200 volte inferiore a quello rosso, e non incide sull'esito”(pag. 764).

A commento di questa disposizione, citiamo dal libro del comandante del corpo d'intervento americano in Estremo Oriente, generale William S. Graves, "L'avventura americana in Siberia", capitolo IV "Dopo l'armistizio":

“I soldati di Semenov e Kalmykov, sotto la protezione delle truppe giapponesi, vagavano per il paese come animali selvatici, uccidendo e derubando persone, e queste uccisioni avrebbero potuto essere fermate in un giorno se i giapponesi lo avessero voluto. Se erano interessati a questi crudeli omicidi, allora veniva data la risposta che le persone uccise erano bolscevichi, e questa risposta, ovviamente, soddisfaceva tutti. Le condizioni nella Siberia orientale erano terribili e la vita umana era la cosa più economica lì. Lì furono commessi terribili omicidi, ma non furono commessi dai bolscevichi, come pensa il mondo. Posso dire che per ogni persona uccisa dai bolscevichi nella Siberia orientale, ce ne sono state un centinaio uccise dagli antibolscevichi”.

Si può obiettare che il concetto di "antibolscevichi" è piuttosto vago. Tuttavia, questa citazione da sola è sufficiente a mettere in dubbio la tesi secondo cui 200 volte meno persone sono morte a causa del Terrore Bianco che a causa del Terrore Rosso.

Non pretendiamo che i dati di Graves possano essere estrapolati alla Russia nel suo insieme. Dopotutto, ha visto solo la situazione in Estremo Oriente. Ma nel libro (dobbiamo rendere omaggio agli autori) c'è una citazione sulla situazione nel territorio che era sotto il controllo di Denikin. Come il simpatico bianco G.M. Mikhailovsky, nel sud "tra i Bianchi e la popolazione c'erano rapporti di conquistatori e vinti"(c. 756).

Non c'è bugia peggiore di una mezza verità. È la mezza verità scritta nel libro sul colpo di stato di Kolchak in Siberia. “I “registi” arrestati sono stati immediatamente rilasciati e, ricevuto un compenso in denaro, sono andati all'estero”(ca. 610). Gli amministratori sono stati infatti rilasciati ed espulsi. Ben più triste, invece, fu la sorte dei membri della base dell'Assemblea costituente di Omsk: furono arrestati e stavano per essere “liquidati di nascosto”, nonostante le garanzie di immunità date loro dal comandante cecoslovacco Gaida : “Solo per ragioni del tutto casuali, in carcere è arrivato un camion, non due: quindi, non sono morti tutti, ma solo la prima parte dei “fondatori”.

Il libro sostiene che la maggior parte dei crimini dei bianchi non sono stati autorizzati dal comando e non sono stati eseguiti intenzionalmente e sistematicamente: "Gli abusi e i crimini dei Bianchi erano eccessi di libertà, e in nessun modo metodi scelti razionalmente per affermare il proprio potere. I crimini bianchi, per definizione, lo sono "carattere isterico". È interessante notare che in tutto il testo di oltre 1800 pagine non c'è un solo esempio concreto di "eccesso di libertà" da parte dei bianchi, senza contare il furto di una sciarpa di seta a una contadina (p. 643). Il libro pecca con l'uso di dati dubbi, specialmente con descrizioni colorate delle atrocità bolsceviche. Ad esempio, si sostiene che al generale Rennekampf siano stati cavati gli occhi prima di essere fucilato (p. 306). Da dove viene questa informazione?

Nell '"Atto di indagine sull'assassinio del generale di cavalleria Pavel Karlovich Rennenkampf da parte dei bolscevichi", compilato dalla "Commissione speciale per indagare sulle atrocità dei bolscevichi" di Denikin, questo non è menzionato, sebbene il corpo di Rennekampf sia stato riesumato e identificato dal suo moglie. È improbabile che gli investigatori di Denikin avrebbero nascosto il caso dell'atrocità bolscevica, se fosse realmente accaduta. Inoltre, dalla descrizione delle circostanze della morte di Rennenkampf nel libro, si può concludere che fu giustiziato per essersi rifiutato di prestare servizio nell'Armata Rossa (sebbene ciò non sia detto direttamente). Nel frattempo, come si legge nel libro di Melgunov "Il destino dell'imperatore Nicola II dopo l'abdicazione",

“L'idea del “feroce soppressore dei rivoluzionari” del 1905-1906 era associata al nome di Rennenkampf. e sulle azioni "ingloriose" nella Prussia orientale durante la guerra. Formalmente, Rennenkampf è stato accusato del fatto che il quartier generale del generale si sarebbe appropriato indebitamente della proprietà di privati ​​​​e l'ha portata in Russia.

Stalin è un agente dell'Okhrana. E Lenin lo sa

“Ci sono documenti che lo dimostrano dal 1906 al 1912. Koba era un informatore pagato per il dipartimento di sicurezza. Lo stesso affermarono unanimemente i vecchi bolscevichi che lo conoscevano in epoca pre-rivoluzionaria, in particolare Stepan Shaumyan, che “lavorava” con Stalin nel Transcaucaso. Dopo essere stato eletto nel Comitato Centrale del Partito Bolscevico alla Conferenza di Praga, su richiesta personale di Lenin, Stalin ruppe con l'Okhrana e si dedicò completamente al lavoro rivoluzionario” (p. 861).

COSÌ.
UN. Stalin era un agente dell'Okhrana.
B. Lenin lo ha scoperto e ... lo ha costretto a rompere con la polizia segreta!

Queste affermazioni non possono nemmeno essere "confutate", perché non è chiaro da dove possano essere tratte tali informazioni. Pubblicando documenti che testimoniano il legame di Stalin con la polizia, gli autori si faranno un nome mondiale. Questo, tra le altre cose, correggerà in modo significativo le nostre idee sulla personalità e sul carattere di Lenin. Fino ad ora, si credeva che fosse spietato con i traditori: ricorda il destino di Malinovsky.

Sì, ci sono documenti che "provano" i legami di Stalin con l'Okhrana, ma non se ne conosce uno solo la cui autenticità non sia stata confutata in modo convincente.

Ancora una volta sulla pulizia scientifica

Gli autori non solo tagliano le citazioni per cambiarne il significato (come nel caso di Gorky), ma ne modificano arbitrariamente il contenuto. “La politica, secondo il volere del capo storico marxista Pokrovsky, viene gettata nel passato. Ciò significa che il ricordo del passato reale deve essere cancellato e sostituito con una fiaba a tema storico. Questa è una bugia - M.N. Pokrovsky non l'ha mai detto!

Non possiamo determinare esattamente da dove provenga questa citazione, perché gli autori, come al solito, non forniscono alcun riferimento. Apparentemente, questa è una libera interpretazione di una frase dell'opera di Pokrovsky "Scienze sociali nell'URSS per 10 anni":

“Tutti questi Chicherin, Kavelins, Klyuchevskys, Chuprovs, Petrazhitskys, tutti riflettevano direttamente una certa lotta di classe che ebbe luogo durante il XIX secolo in Russia e, come ho detto in un punto, la storia che veniva scritta questi signori non rappresenta altro che la politica ribaltata nel passato.

Pokrovsky scrive che la storia scritta dagli storici borghesi è una politica ribaltata nel passato. Questo accusa, ma no "patto".

Tuttavia, forse gli autori hanno involontariamente calunniato lo storico marxista, semplicemente citando una frase comune e senza preoccuparsi di controllare l'originale? Comunque sia, il lavoro scritto sulla base di racconti storici e aneddoti è inutile.

Conclusione

Le idee attuali sui bolscevichi e sul loro ruolo nella guerra civile sono fortemente sbilanciate verso la loro valutazione negativa, e i bianchi, rispettivamente, verso una positiva. Gli autori del libro in due volumi seguono abbastanza bene questa tradizione. Con l'aiuto di mezze verità e vere e proprie bugie, al lettore del libro di Zubov viene imposta un'immagine mostruosamente distorta della realtà. Basti pensare che 11 pagine sono assegnate alle fotografie di capi militari bianchi, 2 di capi ecclesiastici dell'era della Guerra Civile e solo 1 di comandanti rossi, il che corrisponde alla tendenza della coscienza umana a non differenziare l'immagine del nemico - è sempre monolitico.

Il secondo volume, dedicato alla storia della Russia dal 1939 al 2007, è un po' più sobrio del primo, sebbene sia anche fortemente ideologico. Si sostiene, ad esempio, che sia sorta un'economia basata sul lavoro degli schiavi "sul sito della Russia storica", cioè, era qualcosa di fondamentalmente nuovo per lei.

Nella storiografia e nel giornalismo moderni, la rivoluzione si trasforma in una sorta di giogo universale tataro-mongolo. Il lamento degli autori sulla Russia prerivoluzionaria rivela un infantilismo che non è caratteristico di loro personalmente, ma della nostra coscienza pubblica nel suo insieme. Tale strategia è meglio descritta nelle parole del vecchio servitore dei nobili impoveriti dal romanzo di Walter Scott.

“In che modo il fuoco ci aiuterà, chiedi? Sì, questa è un'ottima scusa che salverà l'onore della famiglia e la sosterrà per molti anni, se solo usata abilmente. "Dove sono i ritratti di famiglia?" - mi chiede un cacciatore per gli affari degli altri. "Sono morti in un grande incendio", rispondo. "Dov'è il tuo argento di famiglia?" - chiede un altro. «Un terribile incendio», rispondo. "Chi potrebbe pensare all'argento quando il pericolo minacciava le persone"... Il fuoco risponderà di tutto ciò che era e non era. E una scusa intelligente vale in qualche modo le cose stesse. Le cose si rompono, si deteriorano e si deteriorano con il tempo, e una buona scusa, se usata solo con attenzione e saggezza, può servire a un nobile per secoli.

In termini ideologici, la Russia moderna sta rapidamente tornando allo stato dell'ultimo quarto del XIX secolo. Con la rinascita della retorica protettiva di questo periodo, i pensatori reazionari di quell'epoca stanno riguadagnando popolarità. Ciò riguarda le idee dei pochvennik, in particolare Konstantin Leontiev. E la pubblicazione del libro di Zubov, dove è la caratteristica principale di Pobedonostsev "illustre scienziato", è una manifestazione tipica di questo processo.

Il lavoro di Zubov con i coautori non è forse l'opera più odiosa dedicata alla storia del XX secolo. Ma le tendenze emerse nella storiografia moderna e chiaramente espresse in quest'opera in due volumi meritano un'attenta considerazione.

La "comprensione morale" della storia è la nostra posizione rispetto ad essa, e questa comprensione dipende non tanto dal passato quanto dal presente. Quindi, l'analisi di tale "pensiero" può dire molto sullo stato della società russa contemporanea.

Traduzione di E. V. Kravets, L. P. Medvedeva. - M.: Casa editrice del monastero di Spaso-Valaam, 1994. . Graves William S. America's Siberian Adventure.- New York: Peter Smith Publishers, 1941. P. 108.

Per conoscere i fatti del White Terror, possiamo consigliare, ad esempio, le memorie di William G.Ya., che visse a Novorossiysk. “The Defeated”: “Hanno cacciato via i Rossi - e quanti di loro sono stati messi allora, la passione del Signore! - e cominciò a dirigere i loro ordini. La liberazione è iniziata. In primo luogo, i marinai erano spaventati. Sono rimasti stupidamente: i nostri affari, dicono, sono sull'acqua, vivremo con i cadetti ... Ebbene, tutto è come dovrebbe essere, in senso buono: li hanno cacciati per il molo, li hanno costretti a scavare un fosso per se stessi, e poi li porteranno al limite e fuori dai revolver uno per uno. E poi ora nel fosso. Quindi, credimi, come i gamberi si sono mossi in questo fosso finché non si sono addormentati. E poi, in quel luogo, si mosse tutta la terra: perciò non la finirono, perché mancasse di rispetto agli altri.<...>Lo hanno preso [verde] sulla parola "compagno". Questo è lui, carino, che mi dice quando sono venuti da lui con una ricerca. Compagno, dice, di cosa hai bisogno qui? Raggiunto che è l'organizzatore delle loro bande. Il tipo più pericoloso. È vero, per prendere coscienza, ho dovuto friggerlo leggermente nello spirito libero, come disse una volta il mio cuoco. All'inizio rimase in silenzio: solo i suoi zigomi si agitavano e si rigiravano; Ebbene, ovviamente, ha confessato quando i suoi talloni sono stati dorati sulla griglia ... Un apparecchio straordinario, questa stessa griglia! Dopodiché lo hanno eliminato secondo il modello storico, secondo il sistema dei gentiluomini inglesi. Un pilastro è stato scavato nel mezzo del villaggio; lo legò più in alto; avvolse una corda attorno al cranio, infilò un paletto nella corda e - una rotazione circolare! Ci è voluto molto tempo per torcere, all'inizio non capiva cosa gli stavano facendo; ma presto indovinò e cercò di scappare. Non c'era. E la folla - ho ordinato di scacciare tutto il villaggio, per edificazione - guarda e non capisce, la stessa cosa. Tuttavia, questi hanno visto attraverso ed è stato - esaurito, sono stati fermati con le fruste. Alla fine, i soldati si rifiutarono di voltarsi; i signori ufficiali hanno intrapreso. E all'improvviso sentiamo: una crepa! - grugnì il cranio - ed è finita; subito l'intera corda divenne rossa e lui pendeva come uno straccio. Lo spettacolo è istruttivo.". Questo è sbagliato. Coloro che desiderano conoscere più in dettaglio questo problema, facciamo riferimento alla descrizione delle riforme di Pietro il Grande nel "Corso di storia russa" di Klyuchevsky o al libro di Pokrovsky M.N. Saggi sulla storia della cultura russa. Sistema economico: dall'economia primitiva al capitalismo industriale. Sistema politico: una rassegna dello sviluppo del diritto e delle istituzioni. - M.: Casa del libro "LIBROKOM", 2010.

La teoria dello stato idraulico di K. Wittfogel e la sua critica moderna

Kamil Galeev*

Annotazione. K. Wittfogel (1886-1988) - Sinologo, sociologo e storico tedesco e americano, seriamente influenzato dal marxismo. Poco dopo la seconda guerra mondiale, creò la teoria dello stato idraulico, secondo la quale il dispotismo delle società extraeuropee e il loro ritardo rispetto all'Europa si spiegano con l'influenza delle strutture sociali necessarie per l'agricoltura irrigua.

Questa teoria è stata portata a compimento in Oriental despotismo: uno studio comparativo del potere totale (1957). L'articolo è dedicato alla critica moderna (dopo il 1991) e all'interpretazione delle idee di Wittfogel nei periodici e nelle dissertazioni in lingua inglese. Wittfogel rimane un autore ampiamente citato, le cui idee, tuttavia, sono raramente discusse nella sostanza. In un modo o nell'altro, la teoria idraulica è stata sviluppata, sebbene le sue interpretazioni moderne possano differire notevolmente dall'originale, in particolare, è interpretata come una teoria dell'economia esclusivamente politica e viene applicata, anche alle società europee.

Parole chiave. Wittfogel, irrigazione, marxismo, studi comparati, studi orientali, dispotismo orientale, modo di produzione asiatico.

Carl August Wittfogel (1886-1988) è stato un sinologo, sociologo e storico tedesco e americano fortemente influenzato dal marxismo. Già negli anni '20, come uno dei pensatori di spicco del Partito Comunista Tedesco, era interessato al rapporto tra l'ambiente naturale e lo sviluppo sociale (Bassin, 1996). Wittfogel trascorse il 1933-1934 in un campo di concentramento, che in seguito influenzò seriamente le sue opinioni. Dopo il suo rilascio, è emigrato nel Regno Unito e poi negli Stati Uniti.

Negli anni '30, quando Wittfogel studiava la storia della Cina, era già interessato alla teoria del modo di produzione asiatico. Ciò è evidenziato dal suo articolo "Die Theorie der orientalischen Gesellschaft" (Wittfogel, 1938). In esso, Wittfogel ha sviluppato le disposizioni di Marx su una speciale formazione socio-economica basata sull'agricoltura irrigua.

Alla fine della seconda guerra mondiale, Wittfogel divenne un convinto anticomunista e partecipò attivamente ai lavori del Comitato McCarran. Allo stesso tempo, formulò finalmente la teoria dello stato idraulico, che apparve nella sua forma definitiva nel libro "Il dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" (Wittfogel, 1957).

Questo libro provocò una forte reazione subito dopo la sua pubblicazione (Beloff, 1958: 186187; East, 1960: 80-81; Eberhardt, 1958: 446-448; Eisenstadt, 1958: 435-446; Gerhardt, 1958: 264-270; Macrae , 1959: 103-104; Palermo, 1958: 440-441; Pulleyblank, 1958: 351-353; Timbro,

* Galeev Kamil Ramilevich - studente della Facoltà di Storia, Scuola Superiore di Economia della National Research University, [e-mail protetta]© Galeev KR, 2011

© Centro di sociologia fondamentale, 2011

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

1958: 334-335). All'inizio le recensioni erano per lo più positive, ma in seguito iniziarono a prevalere le critiche.

Opere che sviluppano le idee di Wittfogel o le criticano sono state pubblicate in molte lingue del mondo. In Russia, nonostante la scarsa popolarità delle idee di Wittfogel, si discute anche della sua eredità1.

I ricercatori russi generalmente accettavano solo un aspetto delle sue idee, vale a dire quello istituzionale. L'opposizione tra “proprietà privata” come fenomeno occidentale e “proprietà-potere” come fenomeno orientale è stata adottata dagli economisti russi (Nureev, Latov, 2007), forse perché riflette le realtà russe moderne (piuttosto che orientali). L'aspetto geografico della teoria idraulica non destò alcun interesse. Apparentemente, ciò è dovuto al fatto che in Russia non sono mai esistite grandi fattorie di irrigazione e la questione della loro influenza sullo sviluppo storico sembra essere irrilevante qui (a differenza del Bangladesh o della Corea).

Lo scopo del nostro lavoro è chiarire la natura della critica moderna di Wittfogel. Poiché è impossibile considerare sia la critica in lingua russa che quella in lingua inglese di Wittfogel nell'ambito di un articolo, ci siamo limitati a periodici e dissertazioni in lingua inglese pubblicati dopo il 1991. Questa data è stata scelta perché dopo il crollo dell'URSS, la teoria di Wittfogel è diventata politicamente meno rilevante e da quel momento in poi la critica si è concentrata esclusivamente sul lato scientifico della teoria idraulica.

Abbiamo cercato nei database di Project Muse, ProQuest, SAGE Journals Online, Springer Link, Web of Knowledge, Science Direct, Jstor, Wiley InterScience, InfoTrac OneFile, Cambridge Journals Online, Taylor & Francis articoli e dissertazioni relativi alla teoria idraulica. Le ricerche hanno dimostrato che Wittfogel rimane un autore ampiamente citato. Siamo riusciti a trovare oltre 500 riferimenti alla teoria idraulica di Wittfogel, riferimenti a opere rilevanti in periodici in lingua inglese negli ultimi 20 anni, riferimenti all'influenza ideologica di Wittfogel sugli autori di alcuni libri nelle loro recensioni (Davis, 1999: 29; Glick , 1998: 564-566; Horesh, 2009: 18-32; Hugill, 2000: 566-568; Landes, 2000: 105-111; Lipsett-Rivera, 2000: 365-366; Lalande, 2001: 115; Singer, 2002 : 445-447; Squatriti, 1999: 507-508) e quattro dissertazioni (Hafiz, 1998; Price, 1993; Sidky, 1994; Siegmund, 1999) sui problemi delle società idrauliche.

La rilevanza della teoria di Wittfogel è messa in discussione solo nell'articolo "Dire il contrario: un'antropologia storica della tecnologia di irrigazione dei serbatoi nel sud dell'India". Il suo autore Eshi Shah ritiene che la teoria di Wittfogel non sia più oggetto di discussione (Shah, 2008).

Nella maggior parte degli articoli che abbiamo analizzato e in tutte le dissertazioni, la teoria di Wittfogel è trattata non come un incidente della storia delle idee, ma come uno strumento di ricerca, anche se la sua idoneità è contestata.

1. Mentre Wittfogel aderiva alle opinioni marxiste, le sue opere furono pubblicate in Russia, ad esempio "Geopolitica, materialismo geografico e marxismo" (Sotto la bandiera del marxismo. 1929. N. 2-3, 6-8). Tuttavia, la teoria dello stato idraulico fu da lui formulata dopo l'allontanamento dalle posizioni marxiste e rimase sconosciuta in URSS. "Dispotismo orientale" non è stato tradotto in russo.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Tuttavia, dieci articoli (Butzer, 1996; Davies, 2009; Kang, 2006; Lansing, 2009; Lees, 1994; Midlarsky, 1995; Olsson, 2005; Price, 1994; Sayer, 2009; Stride, 2009) e due dissertazioni (Sidky , 1994; Siegmund, 1999) ci si può imbattere in una critica ragionata o, al contrario, in un'apologia della teoria idraulica. La maggior parte del resto contiene solo accenni alla teoria di Wittfogel, riferimenti a lui, giudizi frammentari o osservazioni secondo cui le sue idee hanno stimolato la ricerca scientifica nel campo dell'irrigazione, la connessione dell'ambiente naturale e della tecnologia economica con il sistema politico (Swyngedouw, 2009: 59 ).

Teoria dello stato idraulico

Secondo il concetto di Wittfogel, l'agricoltura irrigua è la risposta più probabile di una società preindustriale alle difficoltà dell'agricoltura in un clima arido. La necessità di un lavoro collettivo organizzato associato a questo modo di economia porta allo sviluppo della burocrazia e, di conseguenza, al rafforzamento dell'autoritarismo. È così che nasce il dispotismo orientale, o lo "stato idraulico", un tipo speciale di struttura sociale, caratterizzato da un estremo antiumanesimo e incapacità di progredire (il potere blocca lo sviluppo).

Il grado di disponibilità idrica è un fattore che determina (con un alto grado di probabilità) la natura dello sviluppo della società, ma non l'unico necessario per la sua sopravvivenza.Il successo dell'agricoltura richiede la coincidenza di più condizioni: la presenza di piante coltivate , terreno adatto, un certo clima che non interferisce con l'agricoltura terreno (Wittfogel, 1957: 11).

Tutti questi fattori sono assolutamente (e quindi ugualmente) necessari. L'unica differenza è il modo in cui una persona può influenzarli con successo, avere un "effetto compensativo" (azione compensativa): “L'efficacia di un effetto compensativo umano dipende dalla facilità con cui un fattore sfavorevole può essere modificato. Alcuni fattori possono essere considerati immutabili, poiché nelle condizioni tecnologiche esistenti non sono suscettibili all'influenza umana. Altri vi soccombono più facilmente” (Wittfogel, 1957: 13). Quindi, alcuni fattori (clima) non sono ancora praticamente regolati dall'uomo, altri (sollievo) non erano effettivamente regolati nell'era preindustriale (l'area dell'agricoltura terrazzata era insignificante rispetto alla superficie totale della terra coltivata) . Tuttavia, una persona può influenzare alcuni fattori: portare piante coltivate in una certa area, fertilizzare e coltivare il terreno. Può fare tutto questo da solo (o come parte di un piccolo gruppo).

Pertanto, possiamo distinguere due tipi principali di fattori agricoli: quelli che sono facili da cambiare per una persona e quelli che non può cambiare (o non potrebbe cambiare per la maggior parte della sua storia). Solo un fattore naturale, necessario per l'agricoltura, non rientra in nessuno di questi gruppi. Ha ceduto all'influenza della società umana nell'era preindustriale, ma solo con un cambiamento radicale nell'organizzazione di questa società una persona ha avuto bisogno di cambiare radicalmente

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

organizzazione del proprio lavoro. Questo fattore è l'acqua. “L'acqua è diversa dal resto dei fattori naturali dell'agricoltura ... Non è troppo rara e non troppo pesante, il che consente a una persona di gestirla. A questo proposito, è simile al suolo e alle piante. Ma differisce fondamentalmente da loro nel grado della sua accessibilità al movimento e nelle tecniche necessarie per questo movimento” (Wittfogel, 1957: 15).

L'acqua si accumula sulla superficie della terra in modo molto irregolare. Questo non è particolarmente importante per l'agricoltura nelle regioni con precipitazioni elevate, ma è estremamente importante nelle regioni aride (e le regioni più fertili del globo sono tutte nella zona climatica arida). Pertanto, la sua consegna ai campi può essere risolta in un solo modo: il lavoro organizzato di massa. Quest'ultimo è particolarmente importante, poiché alcune attività non irrigue (ad esempio, il disboscamento delle foreste) possono richiedere molto tempo, ma non richiedono un chiaro coordinamento, poiché il costo dell'errore nella loro attuazione è molto inferiore.

I lavori di irrigazione non riguardano solo la fornitura di acqua a sufficienza, ma anche la protezione da troppa acqua (dighe, drenaggio, ecc.). Tutte queste operazioni, secondo Wittfogel, richiedono la subordinazione del grosso della popolazione a un piccolo numero di funzionari. “Una gestione efficace di queste opere richiede la creazione di un sistema organizzativo che includa o l'intera popolazione del Paese, o almeno la sua parte più attiva. Di conseguenza, coloro che controllano questo sistema sono in una posizione unica per raggiungere il potere politico supremo” (Wittfogel, 1957: 27).

Va notato che la necessità di mantenere un calendario e osservazioni astronomiche contribuisce anche all'assegnazione di una classe di funzionari. Negli antichi stati di irrigazione, la burocrazia è strettamente connessa con il sacerdozio (possono essere le stesse persone dell'antico Egitto o della Cina).

È così che nasce lo stato dispotico idraulico (idraulico) o manageriale (manageriale), la forma più comune di organizzazione sociale in gran parte della storia umana.

Naturalmente lo Stato, nato dalla necessità di organizzare i lavori pubblici nel settore agrario, è molto probabile che utilizzi l'istituto del lavoro forzato (Wittfogel usa qui il termine spagnolo “corvée”) anche in altri casi. Di qui le grandiose strutture degli stati antichi: monumentali (templi, tombe, ecc., l'esempio più eclatante sono le piramidi egizie), difensive (la Grande Muraglia cinese) e utilitarie (strade e acquedotti romani)2.

Lo stato manageriale, secondo Wittfogel, è più forte della società ed è in grado di mantenere il controllo completo su di essa. A tal fine vengono adottati speciali provvedimenti quali, ad esempio, l'ordine di successione in parti uguali, il frazionamento dei beni

2. Wittfogel credeva che Roma nel primo periodo repubblicano non fosse uno stato idraulico, ma in seguito, dopo aver conquistato l'Egitto e la Siria, iniziò ad adottare le tradizioni di governo orientali e si trasformò in uno stato idraulico marginale. Con questo, il secondo periodo della storia romana, sono associate quelle strutture che sono associate a Roma nella coscienza di massa: strade, acquedotti, anfiteatri, ecc.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

e prevenire l'emergere di grandi proprietari pericolosi per il potere (Wittfogel, 1957: 79).

La proprietà allo stato idraulico è quindi fondamentalmente diversa dalla proprietà europea. Negli stati dispotici la terra è solo una fonte di reddito, mentre negli stati europei è anche potere politico (Wittfogel, 1957: 318). A questa mancanza di significato politico della proprietà fondiaria è connesso il fenomeno della "proprietà fondiaria in assenza" (assentee landlordism), quando il proprietario della terra non vive su di essa, il che ostacola lo sviluppo dell'agricoltura in Asia.

Wittfogel identifica tre tipi di relazioni di proprietà (modelli di proprietà) nelle società idrauliche: complesso (complesso), medio (semicomplesso) e semplice (semplice):

1) Se la proprietà privata non è diffusa né sotto forma di beni mobili né di beni immobili, allora si tratta di rapporti di proprietà di tipo idraulico semplice.

2) Se la proprietà privata si sviluppa nella sfera della produzione e del commercio, allora questo è il tipo medio.

3) Infine, se la proprietà privata è significativa in entrambi i settori, allora è di tipo complesso (Wittfogel, 1957: 230-231).

Wittfogel sottolinea che le società idrauliche non sono sempre prive di caratteristiche democratiche apparentemente attraenti. Questi tratti, come l'indipendenza delle comunità, l'egualitarismo, la tolleranza religiosa, elementi di democrazia elettiva, sono manifestazioni di "democrazia dei mendicanti" (democrazia dei mendicanti), dipendenti per tutto dal governo centrale. L'elezione delle autorità, secondo Wittfogel, è del tutto compatibile con il dispotismo (ad esempio l'impero mongolo).

Wittfogel crede che la società idraulica sia così soppressa dallo stato che non può esserci lotta di classe in essa, nonostante la presenza dell'antagonismo sociale.

Di conseguenza, il grado di libertà che esiste in una società idraulica dipende dalla forza dello stato (uno stato forte può consentire ai soggetti di godere di una certa libertà). Wittfogel cerca di spiegare il grado insolitamente alto di sviluppo della proprietà privata della terra in Cina con la comparsa simultanea in questo paese di tori, ferro e arte di cavalcare e, di conseguenza, il rafforzamento istantaneo dello stato: “... sembra ovvio che la Cina sia andata oltre ogni altra grande civiltà orientale nel rafforzare la proprietà privata della terra. Si può presumere che l'emergere simultaneo di nuovi metodi di agricoltura, nuove tecniche di guerra e comunicazione rapida (e la fiducia nel controllo statale che le ultime due innovazioni hanno dato) abbia spinto i governanti della Cina a sperimentare senza paura forme estremamente libere di proprietà terriera? ? (Wittfogel,

Grazie al suo eccezionale potere organizzativo, lo stato idraulico affronta compiti impossibili per altre società preindustriali (ad esempio, la creazione di un esercito numeroso e disciplinato).

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Wittfogel non è un determinista geografico. Dal suo punto di vista, l'influenza delle condizioni sociali può essere più significativa dell'influenza delle condizioni geografiche.

La società, secondo Wittfogel, non è un oggetto, ma un soggetto nella sua interazione con l'ambiente naturale. Questa interazione porta all'emergere di uno stato idraulico solo in determinate condizioni sociali (la società è al di sopra del primitivo stadio comunitario, ma non ha raggiunto lo stadio industriale di sviluppo, e non è sotto l'influenza di civiltà basate sull'agricoltura pluviale) (Wittfogel, 1957: 12).

Wittfogel in realtà lascia spazio al libero arbitrio. Una società che vive in un clima arido non sarà necessariamente irrigata. Inoltre, Wittfogel ritiene che potrebbe benissimo rinunciare a questa prospettiva per preservare le proprie libertà. “Molti popoli primitivi che hanno attraversato anni ed epoche di carestia senza una decisiva transizione verso l'agricoltura dimostrano l'attrazione duratura di valori immateriali in condizioni in cui il benessere materiale può essere raggiunto solo a costo di politiche, economiche e culturali sottomissione” (Wittfogel, 1957: 17).

Tuttavia, considerando quante diverse società hanno creato autonomamente economie idrauliche, possiamo parlare di una certa regolarità: “Ovviamente, una persona non ha un bisogno insormontabile di sfruttare le opportunità che la natura gli offre. Questa è una situazione aperta e il corso idro-agricolo è solo una delle tante possibilità. Tuttavia, l'uomo ha scelto questo corso così spesso e in regioni così diverse del pianeta che possiamo concludere che esiste un modello” (Wittfogel, 1957: 16).

Gli stati idraulici ricoprivano la maggior parte degli spazi abitati, non perché tutti gli abitanti di questi territori fossero passati a una gestione di tipo idraulico, ma perché coloro che non lo fecero (i pluviocoltori, i cacciatori, i raccoglitori e i pastori) furono cacciati o conquistati dagli stati idraulici .

Allo stesso tempo, non tutte le regioni della Terra (e nemmeno tutte le aree degli stati idraulici) sono adatte all'agricoltura irrigua. Sorge la domanda, cosa succede a un paese non idraulico dopo che è stato conquistato da uno stato idraulico? Wittfogel risponde così: le istituzioni sociali e politiche emerse nelle aree centrali (nucleo) irrigate vengono trasferite in quelle non irrigate.

Wittfogel divide le società idrauliche in due tipi condizionali ("compatti" e "sciolti"). La prima forma quando il "cuore" idraulico dello stato, insieme al dominio politico e sociale, raggiunge anche la completa egemonia economica sulle periferie non idrauliche, e la seconda - quando non ha tale superiorità economica. Ancora una volta, notiamo che il confine tra questi due tipi è arbitrario: lo stesso Wittfogel lo traccia in base al rapporto tra il raccolto raccolto nelle regioni idrauliche e non idrauliche del paese. Se dentro

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Se più della metà del raccolto del paese viene raccolto in aree idrauliche, si riferisce a "compatto" e, se inferiore, a "sciolto".

Wittfogel divide questi tipi, a loro volta, in quattro sottotipi, secondo la natura dei sistemi di irrigazione e il grado di predominio economico del nucleo idraulico sulla periferia non idraulica: sistemi idraulici compatti continui (C1), sistemi idraulici compatti frammentati ( C2), l'egemonia economica regionale del centro (L1) e, infine, l'assenza anche dell'egemonia economica regionale del centro idraulico (L2).

Vengono forniti i seguenti esempi di società appartenenti a ciascuno di questi tipi:

C1: Tribù Pueblo, città-stato costiere dell'antico Perù, Antico Egitto.

C2: città-stato della Bassa Mesopotamia e possibilmente Qin in Cina.

L1: Tribù Chagga, Assiria, Qi cinese e possibilmente Chu.

L2: Civiltà tribali - Souk nell'Africa orientale, Zuni nel New Mexico. Civiltà con statualità: Hawaii, Stati dell'antico Messico (Wittfogel, 1957: 166).

Wittfogel riteneva possibile che le istituzioni idrauliche penetrassero in paesi dove l'irrigazione non è praticata o è poco praticata, e le istituzioni idrauliche sono di origine esogena. Tali società ha attribuito alla zona marginale (zona marginale) del dispotismo. Comprendeva Bisanzio, la Russia post-mongola, gli stati Maya e l'impero Liao in Cina.

Dietro la zona marginale è naturale supporre l'esistenza di una submarginale: negli stati di questa zona si osservano alcune caratteristiche del dispositivo idraulico in assenza di una base. Gli stati idraulici submarginali comprendono, secondo Wittfogel, la civiltà cretese-micenea, Roma nell'era più antica della sua esistenza, il Giappone, la Rus' di Kiev.

È curioso che Wittfogel abbia attribuito il Giappone, dove si praticava l'irrigazione, alla zona submarginale, e la Russia post-mongola, dove non era praticata, a quella marginale (cioè la Russia è un paese più idraulico). Il fatto è che l'agricoltura giapponese, secondo Wittfogel, è idroagricola (idroagricola) e non idraulica (idraulica), cioè è svolta interamente dalle comunità contadine, senza il controllo di nessuno. “I sistemi di irrigazione giapponesi erano controllati non tanto dai leader nazionali o regionali quanto dai leader locali; le tendenze di sviluppo idraulico furono significative solo a livello locale e solo durante la prima fase della storia documentata del paese” (Wittfogel, 1957: 195). Pertanto, l'irrigazione giapponese non ha portato alla creazione di una società idraulica. La Russia, essendosi trovata sotto il dominio dei Mongoli, ha assunto tutte quelle istituzioni idrauliche che non hanno messo radici bene nel precedente periodo di Kiev della sua storia.

Wittfogel associava il tipo di stato manageriale all'URSS e alla Germania nazista, credendo che in queste società le tendenze del dispotismo orientale trovassero la loro piena incarnazione. Se sostiene una tale valutazione dell'URSS, anche se non in modo molto convincente, allora le accuse della Germania nazista in somiglianza strutturale con i regimi idraulici suonano infondate. In sostanza, uno

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

L'argomento principale che adduce a sostegno della tesi della natura dispotica del regime nazista è il seguente: “Nessun osservatore chiamerà democratico il governo hitleriano perché il suo trattamento delle proprietà ebraiche era conforme alle leggi di Norimberga. Né negherà la natura assolutista del primo stato sovietico sulla base del fatto che acquistava grano dai contadini a prezzi da loro stabiliti” (Wittfogel, 1957: 313). Questa argomentazione non è convincente. Il fatto che il governo di Hitler non fosse democratico non significa che fosse idraulico.

L'argomentazione a sostegno della tesi sul carattere asiatico dell'URSS si riduce a due punti:

1) La rivoluzione del 1917 fu il ritorno della vecchia eredità asiatica sotto una nuova veste.

2) La società socialista descritta dai teorici del comunismo è molto simile al modello del modo di produzione asiatico.

Va notato che, secondo Wittfogel, gli stessi classici del marxismo hanno notato questa somiglianza ed è per questo che nelle loro opere successive non hanno menzionato il modo di produzione asiatico tra le formazioni socio-economiche.

Cenni di critica moderna alla teoria dello stato idraulico

In Irrigation and Society (Lees, 1994: 361), Suzanne Lees scrive che molti dei critici di Wittfogel (in particolare, Carneiro e Adams) criticano irragionevolmente la teoria idraulica di Wittfogel, attribuendogli idee che non ha espresso. Ritengono che lo sviluppo dei sistemi di irrigazione, secondo la teoria di Wittfogel, abbia preceduto la centralizzazione politica. Dal punto di vista di Lees, questa è un'affermazione errata: Wittfogel non ha scritto una cosa del genere. Secondo Lees, Wittfogel vede la centralizzazione e la crescita degli impianti di irrigazione come processi interdipendenti, cioè fenomeni con feedback positivo (Lees, 1994: 364).

Le differenze tra Lees, da un lato, e Carneiro e Adams, dall'altro, sono comprensibili. Le opinioni di Wittfogel sullo sviluppo delle società orientali sono cambiate nel tempo e sono apparse in una forma finita come teoria del dispotismo orientale solo nella sua opera magnum - "Despotismo orientale" (1957). In questo libro, non si è espresso specificamente su questo tema.

Pur difendendo Wittfogel da quelle che considera critiche ingiustificate, Lees mette tuttavia in dubbio la tesi di Wittfogel secondo cui la ragione della stagnazione dell'Asia era l'elevata efficienza dell'agricoltura irrigua. Secondo Wittfogel, l'agricoltura irrigua (idraulica) necessita di una burocrazia sviluppata che organizzi la costruzione di canali, dighe, bacini idrici, ecc. Tale economia è estremamente produttiva, ma la burocratizzazione e la gerarchizzazione della società necessarie per il suo mantenimento bloccano lo sviluppo economico e sociale.

Lees ritiene che solo le piccole strutture controllate a livello locale possano essere considerate efficaci. Quelli grandi, sostenuti dallo stato, sono estremamente inefficienti. Questa conclusione è il risultato principale

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

ricerca, di cui scrive nel suo articolo (e inefficaci, secondo lei, sono strutture statali su larga scala non solo di antiche civiltà, ma anche di quelle moderne, come: i sistemi di irrigazione del Brasile o degli Stati Uniti occidentali, che ovunque portano alla crescita della burocrazia e non giustificano da nessuna parte le spese). Quindi, dal punto di vista di Lees, la causa ultima dell'arretratezza nelle società asiatiche non è l'elevata, ma la bassa efficienza dei sistemi idraulici statali (questo non è affatto il caso delle piccole strutture private o comunali) (Lees, 1994: 368-370).

Roxanne Hafiz, nella sua dissertazione Dopo il diluvio: società idraulica, capitale e povertà (Hafiz, 1998), sviluppa proposizioni simili utilizzando un altro esempio. Crede che la ragione della povertà e dell'arretratezza del Bangladesh sia l'economia dell'irrigazione e, di conseguenza, il sistema economico e sociale idraulico. Questo sistema ha caratteristiche che Marx e Wittfogel consideravano caratteristiche del modo di produzione asiatico. Inoltre, secondo Hafiz, il capitalismo e le istituzioni occidentali (cioè la pioggia, secondo Wittfogel) non sono un antidoto al sistema idraulico e alla povertà e alla stagnazione che lo accompagnano, ma li rafforzano soltanto.

I fatti presentati da Hafiz potrebbero essere considerati un controesempio contro la teoria di Wittfogel (sebbene lei non li trattasse in questo modo) se Wittfogel credesse che il colonialismo distrugga le istituzioni idrauliche. Ma lui (a differenza di Marx) ha scritto in Oriental Despotismo che il modo di produzione asiatico persiste anche sotto il dominio politico europeo.

Anche l'articolo di David Price "La distinzione idraulica / idroagricola trascurata di Wittfogel" (Price, 1994) difende Wittfogel dalle critiche basate sull'incomprensione delle sue idee. Price ritiene che l'errore principale dei critici di Wittfogel, come Hunt, sia quello di non notare la differenza tra i due tipi di società che Wittfogel distingue chiaramente: idraulica (idraulica) e idroagricola (idroagricola). L'economia della prima si basa su grandi opere irrigue a controllo statale, mentre la seconda si basa su piccole opere a controllo comunitario.

Price scrive: “Negli ultimi decenni, le teorie di Wittfogel sono state completamente respinte dai critici che hanno sostenuto che piccole opere di irrigazione sono state realizzate in tutto il mondo senza portare allo sviluppo degli stati idraulici previsti da Wittfogel. Credo che i critici di Wittfogel abbiano fatto un'ingiusta semplificazione delle sue idee, non notando la differenza tra società idraulica e idro-agricola" (Price, 1994: 187). Ignorando questa differenza, i critici di Wittfogel trovano contraddizioni immaginarie, trovando caratteristiche nelle società idroagricole che, secondo Wittfogel, non sono inerenti alle società idrauliche.

Considerazioni simili si possono trovare nella dissertazione di Price "L'evoluzione dell'irrigazione nell'oasi di Fayoum in Egitto: perdita di stato, villaggio e trasporto". Inoltre, la tesi dimostra l'importanza del coordinamento esterno per l'attuazione delle attività irrigue (dipendenza dal coordinamento sovralocale delle attività irrigue) nell'oasi del Fayum e il rapporto diretto tra l'accentramento politico dell'Egitto e lo sviluppo dell'irrigazione in questo zona (Prezzo, 1993).

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

L'applicabilità della teoria di Wittfogel è difesa anche da Homayoun Sidky nella sua dissertazione “Irrigazione e formazione dello stato in Hunza: l'ecologia culturale di un regno idraulico” (Sidky, 1994). Dal suo punto di vista, la teoria idraulica di Wittfogel spiega al meglio lo sviluppo di questo stato afghano.

Manus Midlarsky nel suo articolo "Influenze ambientali sulla democrazia: aridità, guerra e un'inversione della freccia causale" propone di riconsiderare sia la consueta interpretazione della teoria di Wittfogel sia alcuni dei presupposti su cui si basa. Da un lato, sostiene che la teoria dello stato idraulico spiega non l'emergere dello stato, ma la sua trasformazione in dispotismo, e la mancata comprensione di questo fatto, secondo Midlarsky, porta a una percezione errata dell'intera teoria di Wittfogel (Midlarsky, 1995: 226).

Midlarsky va oltre Wittfogel: sostiene che la correlazione tra il livello di sviluppo dell'irrigazione e il grado di dispotismo si osserva nelle società europee capitaliste (ad esempio, osserva che i più grandi impianti di irrigazione in Europa del XX secolo sono stati costruiti in Spagna sotto il dittatore Primo de Rivera e in Italia sotto Mussolini) (Midlarsky, 1995: 227). Tuttavia, Midlarsky ritiene che la ragione principale dello sviluppo dell'autoritarismo nella maggior parte delle società non sia un clima arido (da qui la necessità di irrigazione), ma la presenza di lunghi confini terrestri che devono essere protetti. Esamina successivamente quattro società antiche: Sumer, gli stati Maya, Creta e Cina, e giunge alla conclusione che le più antiche società di irrigazione non conoscevano il potere forte, e sulle isole (a Creta e nelle città-stato delle isole Maya al largo la costa dello Yucatan) le tradizioni egualitarie furono conservate molto più a lungo. Nel valutare la società minoica, Midlarsky non è d'accordo con Wittfogel: considera Creta un dispotismo orientale, e Midlarsky richiama la nostra attenzione sul fatto che tra l'enorme numero di affreschi sopravvissuti nei palazzi di Creta non c'è una sola immagine di gesta reali. Anche le sale del trono non differiscono dalle altre stanze del palazzo. Midlarsky conclude che non c'è motivo di considerare Creta un dispotismo (o anche una monarchia ereditaria) (Midlarsky, 1995: 234).

Midlarsky cita l'esempio dell'Inghilterra e della Prussia per illustrare l'importanza del fattore isola continentale (Midlarsky, 1995: 241-242). Entrambi i paesi sembravano avere uguali prerequisiti per lo sviluppo della democrazia: forti piogge, posizione europea (Midlarsky lo considera importante a causa dell'effetto sinergico), ecc. Solo un fattore ha fatto la differenza: l'Inghilterra si trova su un'isola (e molto presto subordinata i suoi vicini), e la Prussia è circondata su tre lati da terra. Pertanto, la Prussia fu costretta a sostenere spese militari incommensurabilmente elevate e ciò ostacolò lo sviluppo delle istituzioni democratiche.

Si noti che Midlarsky non è d'accordo con Wittfogel nella sua valutazione non solo delle società che non appartengono all'area di interesse di Wittfogel (Creta o Maya), ma anche della Cina. Dal punto di vista di Midlarsky, lo stato Shang (la dinastia più antica la cui esistenza è stata provata archeologicamente) non era dispotico, e paragona persino il sistema delle due dinastie reali, nominando alternativamente l'erede al trono, con il sistema bipartitico di democrazie moderne (Midlarsky, 1995: 235).

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Ma Midlarsky non nega l'importanza delle conclusioni di Wittfogel. Dal suo punto di vista, l'emergere dei più antichi dispotismi in Mesopotamia fu causato da una combinazione di due fattori che contribuirono all '"autocrazia in forma imperiale" (autocrazia in forma imperiale): un clima arido e l'assenza di confini d'acqua - barriere a conquistatori.

Come suggerisce il titolo dell'articolo di Bong W. Kang "Costruzione di serbatoi su larga scala e centralizzazione politica: un caso di studio dall'antica Corea" (Kang, 2006), egli confuta la teoria di Wittfogel usando l'esempio della costruzione di serbatoi nella Corea del primo medioevo (vale a dire, nel regno di Silla). Kang cerca di dimostrare l'inapplicabilità delle conclusioni di Wittfogel sostenendo che la centralizzazione politica ha avuto luogo in Corea prima che iniziassero i grandi lavori di irrigazione. Sottolinea che la mobilitazione degli operai per le grandi costruzioni poteva essere fatta solo da un potere forte già esistente: “Il fatto che il governo regio abbia potuto mobilitare gli operai per almeno 60 giorni indica che il regno di Silla era già un entità politica consolidata e altamente centralizzata ancor prima che iniziasse la costruzione del bacino” (Kang, 2005: 212). Inoltre, la costruzione dei bacini richiedeva una gerarchia burocratica sviluppata - abbiamo prove che il funzionario che sovrintendeva alla costruzione del bacino aveva il dodicesimo rango dei sedici esistenti, il che parla di Silla come di uno stato aristocratico centralizzato (Kang, 2005 : 212-213).

La critica di Kang a Wittfogel su questo punto suona poco convincente, in sostanza mostra solo che la costruzione di bacini idrici in Corea è diventata possibile solo dopo la creazione di forti stati gerarchizzati. Questa tesi non contraddice la teoria di Wittfogel, poiché, secondo essa, i processi di rafforzamento dello stato e sviluppo dell'irrigazione sono graduali e correlati. Pertanto, la creazione di strutture di una certa complessità e dimensione, secondo Wittfogel, richiede un certo grado di organizzazione dello stato, a sua volta dovuto al precedente sviluppo dell'irrigazione.

Tuttavia, possiamo trovare in Kang una considerazione più interessante. Se l'irrigazione ha avuto un ruolo chiave nella creazione degli stati coreani, allora i loro centri politici dovrebbero coincidere con le aree in cui sono stati costruiti gli impianti di irrigazione. Nel frattempo, le capitali di tutti gli stati coreani (non solo Silla) si trovavano lontano dai bacini idrici. Pertanto, l'irrigazione non è stata un fattore chiave nella formazione di questi stati (Kang, 2005: 211-212).

Stefan Lansing, Murray Cox, Sean Downey, Marco Lanssen e John Schoenfelder, nel loro articolo "A robust budding model of Balinese water temple networks", respingono i due modelli di irrigazione dominanti nelle scienze sociali: la teoria dello stato idraulico di Wittfogel e la "comunità- basati su sistemi di irrigazione” (Lansing et al., 2009: 113) e ne propongono un terzo, basato sui risultati degli scavi archeologici a Bali.

Secondo il loro modello, i sistemi di irrigazione complessi sono la somma di sistemi indipendenti creati dalle singole comunità (Lansing et al., 2009: 114).

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Curiosamente, in questo modello troviamo somiglianze con le idee di Lees (Lees, 1994). In entrambi i casi, l'intervento statale diretto è considerato inefficace. L'unica differenza è che nel modello in erba, lo stato può incoraggiare lo sviluppo di sistemi di irrigazione locali senza compromettere l'efficienza dell'azienda agricola. Gli autori dell'articolo non escludono che lo Stato possa intervenire direttamente nell'irrigazione, ma questo, a loro avviso, porterà al declino del sistema (Lansing et al., 2009: 114).

Sebastian Stride, Bernardo Rondelli e Simone Mantellini nell'articolo "Canali contro cavalli: potere politico nell'oasi di Samarcanda" (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009) criticano la teoria idraulica di Wittfogel (così come le idee degli archeologi sovietici, in particolare Tolstov ), ​​basato sui materiali degli scavi archeologici del canale Dargum nella valle di Zeravshan.

Wittfogel e Tolstov differivano nella loro valutazione delle società di irrigazione dell'Asia centrale. Wittfogel considerava la costruzione di "sistemi di irrigazione su larga scala" nelle società preindustriali come un segno di uno speciale modo di produzione asiatico (o dispotismo orientale). Tolstov, d'altra parte, credeva che la struttura sociale delle società dell'Asia centrale potesse essere descritta in termini di schiavitù o feudalesimo. Tolstov, ovviamente, aderì allo schema di sviluppo a cinque termini, mentre Wittfogel no.

Tuttavia, concordarono su una questione: entrambi consideravano la costruzione di impianti di irrigazione strettamente correlata allo sviluppo dello stato. Tolstov usò persino il termine "dispotismo orientale" in relazione a tale stato, sebbene attribuisse a questo concetto un significato diverso, poiché lo considerava compatibile con il feudalesimo (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009: 74).

Pertanto, sia Wittfogel che gli scienziati sovietici videro una relazione causale nella costruzione di canali di irrigazione e nel controllo statale sulla popolazione. La differenza era che se Wittfogel credeva che il rafforzamento dello stato fosse il risultato di tale costruzione, allora gli archeologi sovietici, al contrario, spiegavano la costruzione di impianti di irrigazione con lo sviluppo di forze produttive (e quindi il controllo dello stato su di essi ) (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009: 74-75) .

Secondo gli autori dell'articolo, sia gli archeologi sovietici che Wittfogel si sbagliano nell'interpretare l'economia dell'irrigazione e la sua connessione con il potere politico. In primo luogo, come hanno dimostrato gli scavi nella valle di Zeravshan, il sistema di irrigazione locale è stato costruito in un lungo periodo di tempo grazie agli sforzi delle singole comunità e non è stato il risultato di una decisione statale. La sua lunghezza di oltre 100 km e l'area irrigata di oltre 1000 km2 consentono di classificare l'economia locale solo tra le economie idrauliche "compatte" (compatte), secondo la classificazione di Wittfogel (nella sua terminologia, la Il concetto di "compatto" non si riferisce alla dimensione dell'economia, ma al grado di intensità irrigua e al peso specifico dei prodotti agricoli irrigati rispetto alla massa totale dei prodotti agricoli). Gli autori dell'articolo giungono alla conclusione che la realizzazione di impianti di irrigazione sia stata il risultato di costruzioni secolari spontanee, e non l'attuazione di un piano prestabilito (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009: 78).

In secondo luogo, il periodo di massimo sviluppo dell'irrigazione, quando le azioni delle comunità locali cominciano ad essere regolate dall'esterno (era sogdiana), è anche (secondo

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

riconosciuto dagli archeologi sovietici) come il periodo di massimo decentramento politico noto all'Asia centrale. Inoltre, in quest'epoca, sta emergendo qui un sistema sociale molto vicino al feudalesimo europeo: “Il periodo sogdiano è il periodo della costruzione del canale, o almeno il periodo del suo sfruttamento più intenso. Pertanto, questo è un periodo chiave per comprendere la relazione tra la struttura politica e il sistema di irrigazione di Samarcanda. Il paesaggio archeologico di questo periodo testimonia ... l'estremo decentramento del potere statale e la coesistenza di almeno due mondi. Da un lato, è il mondo dei castelli, che a volte viene paragonato al mondo del feudalesimo europeo. D'altra parte, questo è un mondo di città-stato autonome, in cui il re era solo il primo tra pari, in cui il trono non era sempre trasferito agli eredi, e che avevano una propria giurisdizione, in alcuni casi anche coniando il proprio propria moneta” (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009 : 78).

In terzo luogo, i confini degli stati medievali dell'Asia centrale non coincidevano con i confini idrologici, il che suggerisce fonti non idrauliche di stratificazione sociale e potere politico (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009: 79).

Infine, in quarto luogo, le comunità locali hanno continuato a mantenere vecchi ea costruire nuovi sistemi di irrigazione anche dopo la conquista russa, senza ricevere alcun sostegno dallo Stato. Da ciò possiamo concludere che i contadini locali non avevano bisogno in precedenza di un'organizzazione statale per la costruzione dei canali (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009: 80).

Secondo gli autori dell'articolo, la principale fonte di potere in Asia centrale non era il controllo sull'irrigazione, ma la dipendenza dal potere militare dei nomadi. Attirano l'attenzione sul fatto che tutte le dinastie di Samarcanda, ad eccezione dei Samanidi, erano di origine nomade (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009: 83).

Quindi, l'errore principale di Wittfogel e Tolstov, secondo gli autori dell'articolo, è che prendono le oasi dell'Asia centrale per "Mesopotamia in miniatura", mentre queste oasi erano circondate da vasti spazi di steppa e quindi il fattore nomade era il principale fattore per il loro sviluppo politico (Stride, Rondelli, Mantellini, 2009: 83).

Dal punto di vista di Wittfogel, la sovrastruttura idraulica aveva una relazione causale con la base idraulica. Un altro esempio di una società in cui Wittfogel ha trovato una sovrastruttura politica idraulica che gli studi mostrano priva di una base idraulica si trova nell'articolo di Mandana Limbert "I sensi dell'acqua in una città dell'Oman" (Limbert, 2001). In Oman, a differenza della società idraulica ideale di Wittfogel, la distribuzione dell'acqua non è controllata centralmente. Wittfogel non ha analizzato l'economia tradizionale dell'Oman, ma poiché considerava le società musulmane idrauliche, l'Oman può essere considerato un controesempio alla sua teoria: “A differenza dello 'stato idraulico' di Wittfogel, l'acqua, il principale mezzo di produzione, qui non è controllata da un'autorità centralizzata. Sebbene sia più facile per i ricchi acquistare o affittare alcuni dei canali del tempo d'acqua, le grandi proprietà vengono rapidamente frammentate dall'eredità. Inoltre, è difficile aumentare le tariffe di affitto a discrezione dei proprietari, da un lato, a causa del fatto che hanno stabilito

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

vayutsya all'asta, dall'altro - a causa del divieto di profitto. I maggiori beneficiari sono le moschee la cui proprietà non può essere frammentata e che possono affittare la capacità in eccesso del canale” (Limbert, 2001: 45).

Un controesempio di natura diversa (c'è una base idraulica, ma nessuna sovrastruttura corrispondente) è fornito da Stephen Kotkin nell'articolo “Mongol commonwealth? Scambio e governance nello spazio post-mongolo”. Crede che il concetto di Wittfogel sia sbagliato e tale rimarrà anche se scartiamo il suo dubbio aspetto geografico (il termine "dispotismo orientale"). Secondo Kotkin, non abbiamo prove che l'irrigazione sia stata la causa delle differenze istituzionali tra Oriente e Occidente. Wittfogel considerava il tipo di economia dell'irrigazione la causa dello sviluppo del dispotismo in Cina, e altri ricercatori consideravano la causa dell'emergere della democrazia olandese (Kotkin, 2007: 513).

Tuttavia, Wittfogel riteneva che l'economia idraulica portasse alla creazione di uno stato idraulico solo al di fuori della zona di influenza dei grandi centri dell'economia della pioggia. Quindi l'assenza di istituzioni idrauliche in Olanda non contraddice la sua teoria.

In Geografia e istituzioni: collegamenti plausibili e non plausibili (Olsson, 2005), Ola Olsson esamina varie teorie del determinismo geografico, inclusa la teoria di Wittfogel, e solleva una serie di obiezioni. Nota che l'India, in cui Wittfogel trova istituzioni idrauliche, era divisa da barriere naturali, come l'Europa, così che in essa non sorse mai un unico impero idraulico (ricordiamo che Wittfogel spiegò l'assenza di uno stato idraulico in Giappone con la frammentazione geografica del paese, che non permetteva di unificare i sistemi di irrigazione): “Nel corso della sua storia, il continente indiano è stato frammentato, così come l'Europa; non esisteva un impero unificato basato sull'irrigazione” (Olsson, 2005: 181-182).

L'Egitto, secondo Olsson, non suffragato però da alcuna argomentazione, fu influenzato dallo stesso ambiente culturale e naturale (mediterraneo) dei Greci e dei Romani (Olsson, 2005: 182). Dal suo punto di vista, la teoria di Wittfogel è la più adatta a descrivere la Cina, che ha studiato bene (Olsson, 2005: 181-182).

Duncan Sayer, in Medieval waterways and Hydraulic Economics: Monasteres, Towns and the East Anglian fen (Sayer, 2009), mostra che il modello di Wittfogel dell'economia idraulica (ma non lo stato) è applicabile anche a quelle società alle quali lo stesso Wittfogel non ha attribuirlo. L'innovazione dell'approccio di Sayer sta nel fatto che egli divide la teoria della società idraulica di Wittfogel in due concetti indipendenti: l'economia idraulica e lo stato idraulico stesso. Tratta il secondo con grande scetticismo, e non solo accetta il primo, ma lo porta anche oltre l'ambito della sua applicabilità secondo Wittfogel.

Wittfogel credeva che l'Europa non conoscesse gli stati idraulici: l'unico esempio di Wittfogel di un tale stato in Europa (la Spagna musulmana) è un sistema esogeno. Sayer, d'altra parte, sostiene che la descrizione di Wittfogel del sistema idraulico corrisponde allo stato delle cose nel Fenland inglese medievale.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Come scrive Sayer, le cinque caratteristiche principali di una società idraulica, nominate da Wittfogel, erano: 1) la conoscenza della società con l'agricoltura; 2) la presenza di corsi d'acqua utilizzabili per migliorare l'efficienza dell'agricoltura; 3) manodopera organizzata per la costruzione e il funzionamento di impianti di irrigazione;

4) la presenza di un'organizzazione politica; 5) la presenza di stratificazione sociale e burocrazia professionale. La società inglese Fenland soddisfaceva tutti e cinque i requisiti (Sayer, 2009: 145).

In Fenland, come nello stato idraulico di Wittfogel, la funzione di organizzatore di lavori di irrigazione forzata è assunta da corporazioni di clero, in questo caso monasteri. Sia nel dispotismo orientale che nel Fenland, queste organizzazioni sfruttano direttamente le comunità contadine: “La costruzione di una diga marittima, senza la quale sarebbe impossibile la bonifica delle paludi, e la costruzione di grandi canali erano necessarie per l'economia del Fenland. Nel XII secolo, i monaci del monastero di Ely scavarono un "fiume di dieci miglia", deviando il fiume Ouse Cam verso Vis Beh per evitare l'insabbiamento nel letto del fiume. Questi esempi mostrano la necessità di un'élite amministrativa in questa zona paludosa. Come nei casi descritti da Wittfogel, si trattava di un'élite sia amministrativa che religiosa, che governava molte piccole comunità dipendenti” (Sayer, 2009: 146)3.

Il fatto che Wittfogel considerasse l'economia idraulica come una risposta sociale alle difficoltà dell'economia in un clima arido, e il Fenland, al contrario, fosse una zona umida, secondo Sayer, è di scarsa importanza. L'agricoltura in una zona paludosa, così come in una semidesertica, richiede ingenti costi di manodopera per svolgere i lavori preparatori, anche se nel primo caso si tratta di irrigazione, e nel secondo si tratta principalmente di drenaggio e costruzione di canali di drenaggio (Sayer, 2009:

Quindi, le basi economiche della società Fenland e della società idraulica Wittfogel sono identiche, ma le sovrastrutture politiche non lo sono, e quindi la Fenland, secondo Sayer, non è una società idraulica, ammesso che una tale società esista (Sayer, 2009 : 146).

Tutto quanto sopra solleva dubbi sulla correttezza della teoria di Wittfogel. Secondo questa teoria, l'economia idraulica fa emergere lo stato idraulico, mentre in Fenland questo tipo di economia coesiste con il sistema politico feudale.

Così, Sayer mostra che la teoria aggiornata e ripensata di Wittfogel, nella quale è rimasto solo il suo sano nucleo economico, ha limiti di applicabilità molto più ampi di quanto lo stesso Wittfogel pensasse: "La teoria della società idraulica può essere sbagliata, ma il modello economico proposto da Wittfogel può essere utilizzato per descrivere situazioni

3. Wittfogel ha espresso considerazioni simili sulla natura della chiesa medievale come istituzione sociale. In Oriental Despotismo, spiega la forza organizzativa della chiesa e la sua capacità di erigere strutture monumentali dicendo che era "un'istituzione che, a differenza di tutte le altre istituzioni significative dell'Occidente, praticava modelli di organizzazione e gestione sia feudali che idraulici" ( Wittfogel, 1957 : 45). Tuttavia, non sviluppa ulteriormente questa idea.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

a livello regionale e nazionale... questo vale non solo per le società desertiche o semidesertiche, ma anche per l'economia delle regioni paludose nelle già stratificate società feudali germaniche” (Sayer, 2009: 146). Particolarmente interessante è l'osservazione sull'applicabilità della teoria di Wittfogel alla descrizione delle società stratificate. Sayer (a differenza di Midlarsky) percepisce la teoria del dispotismo orientale di Wittfogel come un modello per la trasformazione di una società senza classi in una società dispotica (Sayer, 2009: 134-135).

Forse l'interpretazione più stravagante della teoria di Wittfogel è quella di Ralf Sigmund. Analizzando varie teorie che spiegano l'emergere dello stato egiziano, nella sua dissertazione "Una revisione critica delle teorie sull'origine dell'antico stato egiziano" (Siegmund, 1999), chiama la teoria di Wittfogel descrittiva (semplicemente descrittiva di aspetti comuni), mentre altri gli autori credevano che questa teoria fosse progettata per spiegare le relazioni di causa ed effetto. Una tale interpretazione della teoria idraulica è tanto più sorprendente in quanto Wittfogel in Oriental Despotismo, con rare eccezioni (come il già citato carattere quasi idraulico della chiesa), intreccia le sue osservazioni in costruzioni causali.

Matthew Davies nel suo articolo "Il dilemma di Wittfogel: eterarchia e approcci etnografici alla gestione dell'irrigazione in Africa orientale e Mesopotamia" (Davies, 2009), analizzando le critiche alla teoria di Wittfogel, giunge alla conclusione che le attuali obiezioni di etnografi e archeologi si contraddicono a vicenda : “Le teorie degli archeologi sui legami tra irrigazione e stratificazione sociale emerse in risposta alla teoria dello stato idraulico spesso contraddicono i dati etnografici utilizzati anche per criticare la teoria di Wittfogel” (Davies, 2009: 19).

L'essenza di questo paradosso, che egli chiama "il dilemma di Wittfogel", è la seguente. Gli etnografi, studiando le tribù moderne (in particolare dell'Africa orientale) che praticano l'irrigazione, giungono alla conclusione che una tale economia non richiede affatto un potere centralizzato: “... Numerose tribù dell'Africa orientale dimostrano l'assenza di controllo centralizzato nella gestione dei sistemi di irrigazione e mantenendoli funzionanti” (Davies, 2009: 17).

Il potere in tali tribù "idrauliche" appartiene, da un lato, alle assemblee di tutti gli uomini e, dall'altro, ai consigli degli anziani (Davies, 2009: 22). Wittfogel era di un'opinione diversa su questo argomento semplicemente perché non aveva letto attentamente il rapporto di un funzionario coloniale inglese sulla tribù Pokot nel nord-est del Kenya (Davies, 2009: 17). Lo ha citato come esempio del dispotismo di un leader, mentre è l'illustrazione più chiara di un modo di governo collettivo.

Un altro argomento contro la teoria di Wittfogel è l'equa distribuzione della terra tra tutti i figli, anche nelle primitive tribù di irrigazione di Pokot e Marakwet (Davies, 2009: 25). Ricordiamo che Wittfogel considerava l'equa distribuzione della proprietà uno strumento nelle mani dello Stato per indebolire i proprietari. Non c'è stato nelle tribù menzionate.

Non disponiamo di dati che dimostrino che l'irrigazione contribuisca alla stratificazione della proprietà e all'emergere di una società di classe.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Piuttosto, le condizioni naturali che promuovono l'irrigazione ostacolano la stratificazione sociale, poiché i poveri, cioè quelli esclusi dall'acqua, semplicemente non possono sopravvivere in un clima semi-desertico (Davies, 2009: 25).

Allo stesso tempo, nell'ambiente archeologico prevale la nozione basata sull'evidenza che la costruzione dell'irrigazione fosse un sottoprodotto della centralizzazione politica (Davies, 2009: 18).

Vari schemi sono stati usati per spiegare il rapporto tra irrigazione e centralizzazione politica. Tutti si sono imbattuti nella contraddizione sopra menzionata: il potere dispotico è sorto nelle società antiche, mentre l'evidenza etnografica suggerisce che l'irrigazione porta ad un aumento del potere aziendale.

Per risolvere questo dilemma, Davis propone il seguente modello per l'emergere di una società gerarchica stratificata sulla base di un'irrigazione non stratificata.

L'irrigazione contribuisce all'emergere di un potere collettivo decentralizzato. Ciò porta allo sviluppo di altri luoghi di potere autoritari non direttamente correlati all'irrigazione (basati, ad esempio, sul carisma personale o sull'autorità religiosa). E queste nuove fonti di potere soggiogano l'intero sistema di "burocrazia" tribale degli anziani basato sull'irrigazione.

Pertanto, dobbiamo scartare la nozione di un'unica gerarchia come unica fonte di potere politico in qualsiasi società. Quindi possiamo valutare correttamente il ruolo dell'irrigazione e di altre fonti di energia, risolvendo così il "dilemma Wittfogel" (Davies, 2009: 27).

Overgeneralizations, errori di fatto e alogismi nella teoria di Wittfogel

Nella teoria di Wittfogel si possono trovare molte imprecisioni ed errori fattuali (alcuni dei quali sono già stati menzionati). Ciò vale sia per una base fattuale piuttosto ristretta (Wittfogel, a quanto pare, conosce bene solo fonti sulla storia della Cina), sia per un'interpretazione più che libera delle fonti di cui dispone.

A volte la tendenza di Wittfogel a generalizzare eccessivamente non può essere spiegata dalla sua ignoranza. Essendo un sinologo, non poteva ignorare la struttura sociale dell'era delle primavere e degli autunni in Cina, che ricorda la struttura dell'Europa feudale. Tuttavia, Wittfogel non prende sul serio questo caso, limitandosi a una sola menzione dei censimenti condotti a Zhou (Wittfogel, 1957: 51) (che difficilmente può essere un argomento a favore di una differenza fondamentale tra i sistemi sociali Zhou europei e occidentali ).

Inoltre, lascia cadere l'osservazione che le "forme libere di proprietà fondiaria" che prevalevano durante il periodo Zhou occidentale furono successivamente ridotte sotto l'influenza delle "forze dell'Asia interna". “Nelle prime fasi dello sviluppo dello stato cinese, [la proprietà privata] era insignificante come nell'America precolombiana; sotto l'influenza delle forze intra-asiatiche, la Cina abbandonò temporaneamente le forme libere di proprietà terriera, che prevalsero

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

alla fine dell'era Zhou, e durante il regno delle dinastie Qin e Han, tornarono a prevalere forme regolamentate di proprietà fondiaria” (Wittfogel, 1957: 305-306).

Questo suona molto strano. In precedenza, Wittfogel ha scritto che i modelli idraulici di organizzazione sociale compaiono nelle regioni di agricoltura irrigua. In questo caso, sarebbe logico se la restrizione dei diritti di proprietà fosse il risultato dell'influenza della Cina sull'Asia centrale, e non viceversa. Se, tuttavia, lo stato idraulico è considerato il risultato dell'influenza dei nomadi, allora l'intera teoria dovrebbe essere rivista radicalmente.

Poiché Wittfogel non ritorna su questo pensiero, non possiamo stabilire cosa avesse in mente esattamente. Forse considerava lo stato di Qin, che ottenne il maggior successo nell'economia idraulica e alla fine unì la Cina, come l'erede delle tradizioni nomadi. Quindi possiamo accusare Wittfogel di ciò di cui ha accusato Marx: un deliberato evitare di continuare la catena del ragionamento se le presunte conclusioni contraddicono il concetto una volta accettato.

Come esempio di una dubbia interpretazione dei dati, l'affermazione di Wittfogel secondo cui la riforma contadina del 1861 in Russia manifestò la subordinazione degli interessi proprietari della nobiltà russa ai loro interessi burocratici (Wittfogel, 1957: 342).

Non meno artificiosa è la distinzione tra tasse nelle società democratiche e dispotiche sulla base del criterio di Wittfogel: l'efficienza. Secondo Wittfogel, in una democrazia: "I redditi dei privati, destinati al mantenimento dell'apparato statale, servono solo a coprire quelle spese, la cui necessità è dimostrata, poiché i proprietari sono in grado di tenere sotto controllo lo Stato" (Wittfogel, 1957: 310). Questa tesi ha bisogno di prove.

Ci sono anche diversi esempi di generalizzazioni che sembrano essere dovute alla mancanza di consapevolezza di Wittfogel:

1) "Lo status del sovrano islamico (califfo o sultano) è cambiato molte volte, ma non ha mai perso il suo significato religioso" (Wittfogel, 1957: 97). Fa l'esempio degli stati islamici per dimostrare il ruolo della religione nella legittimazione degli stati idraulici. Tuttavia, questa generalizzazione è discutibile. Il sultano ottomano si proclamò califfo solo nel 1517, mentre i selgiuchidi, i mamelucchi e tutti gli altri sultani pre-ottomani erano monarchi puramente secolari. I califfi abbasidi alle loro corti non avevano alcun potere, rimanendo de jure i capi della ummah musulmana.

2) “Essendo stabilite unilateralmente, anche le disposizioni costituzionali vengono modificate unilateralmente” (Wittfogel, 1957: 102).

Ciò che Wittfogel intende è che le istituzioni "costituzionali" dei regimi dispotici erano facili da violare per il governante. Questa è forse una generalizzazione eccessivamente ampia. Puoi dare un controesempio: Yasa. La sua violazione potrebbe portare alla morte del sovrano, come nel caso del Chagatai Khan Mubarak (si convertì all'Islam e si trasferì in città). Oppure potrebbe non esserlo, come nel caso dell'Orda d'Oro Khan Uzbek (ma l'Uzbek non poteva infrangere la tradizione con un gesto della mano - ha dovuto sopportare una difficile guerra civile con i bek pagani e sterminare una parte significativa del nomade

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

urlo dell'aristocrazia). In un modo o nell'altro, la costituzione è stata effettivamente stabilita unilateralmente, ma non è stato così facile cancellarla unilateralmente.

3) Wittfogel scrive che nei paesi dispotici non c'erano forze in grado di opporsi alle autorità, sebbene egli stesso citi da Arthashastra, dove si sconsiglia al sovrano di perseguitare le persone che sono sostenute da potenti cricche (Wittfogel,

4) Wittfogel sviluppa il concetto di "diritto di ribellarsi" nelle società dispotiche (Wittfogel, 1957: 104). Qui, a quanto pare, si rifletteva la sua esperienza di sinologo. Non possiamo dire con assoluta certezza che la sua estrapolazione della teoria cinese del mandato celeste ad altre società idrauliche sia completamente errata. Tuttavia, ciò è indicato dal fatto che Wittfogel non fornisce altri esempi oltre al cinese.

L'unica pratica che ricorda anche lontanamente il cinese è il tardo ottomano. Sei sultani ottomani nel XVII e XVIII secolo furono rovesciati secondo lo stesso scenario: lo sceicco-ul-Islam emise una fatwa che dichiarava il sultano un apostata, ei giannizzeri (di solito con il sostegno dei cittadini) lo rovesciarono.

Ma si trattava di colpi di stato militari e inoltre la pratica del rovesciamento dei sultani non era supportata da alcuna teoria speciale (per analogia con la teoria del Mandato del Cielo).

Così, Wittfogel, almeno in parte, è incline a generalizzazioni ingiustificate e alla riduzione dell'intera varietà del mondo "idraulico" al modello cinese.

5) Un aspetto separato e molto importante della teoria di Wittfogel è la sua teoria di classe (e, di conseguenza, la teoria della proprietà). A suo avviso, la classe dirigente negli stati idraulici è la burocrazia, e la caratteristica distintiva di questi stati è l'indebolimento sistematico della proprietà privata.

Come scrive Wittfogel, le leggi Inca che limitano il lusso hanno approfondito il divario tra l'élite e il popolo: “... il divario tra le due classi si è ampliato a causa delle leggi che hanno reso il possesso di oro, argento, pietre preziose. il privilegio dei governanti” (Wittfogel, 1957: 130).

Anche prima di questo, Wittfogel aveva sottolineato ripetutamente, a partire da pagina 60, che le leggi sull'eredità equa nelle società idrauliche miravano a frammentare e indebolire la proprietà. Vorremmo fare tre punti su questo.

In primo luogo, le restrizioni al consumo di lusso sono onnipresenti (si pensi alle leggi europee sul lusso). Sia le leggi europee che quelle inca avevano lo scopo di proteggere il prestigio dei membri legalmente privilegiati dell'élite al potere dai membri ricchi dei gruppi legalmente non privilegiati. Quindi l'esempio Inca non sembra provare nulla.

In secondo luogo, Wittfogel confonde sistematicamente due tipi di proprietà privata: la proprietà del produttore e la proprietà dello sfruttatore (solo questo può spiegare la tesi secondo cui la restrizione del lusso ha aumentato la distanza tra la "gente comune" e l'élite). C'è solo un'eccezione: una volta menziona che nella maggior parte degli stati idraulici la proprietà privata della terra

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

era prevalentemente padrone di casa, e in Cina - contadino. Non distingue mai più tra proprietà alienata e non alienata dai produttori.

In terzo luogo, l'esempio citato da Wittfogel - che consente ai nobili russi di trasferire la terra a tutti i figli - non può in alcun modo essere considerato un esempio di politica idraulica, se non altro perché l'abolizione del primato in Russia fu solo una delle tappe della trasformazione della una proprietà nobile condizionale nella proprietà immobiliare, che non dovrebbe essere consentita da una modalità dispotica.

6) Wittfogel attribuisce quasi tutti i mali sociali che menziona al dispotismo (o alla sua pallida ombra nella forma dell'assolutismo europeo). Ciò vale, in particolare, per la questione della persecuzione delle streghe. “Non c'è dubbio che la frammentazione della società medievale abbia portato sia alle eresie sia al desiderio fanatico di sradicarle; ma solo nel quadro di un crescente assolutismo queste tendenze portarono all'istituzione dell'Inquisizione» (Wittfogel, 1957: 166). Torquemada o Karptsov, infatti, erano rappresentanti del potere reale. Tuttavia, l'Inquisizione esisteva non solo negli stati assolutisti, ma anche nelle repubbliche.

Se la presenza del tribunale a Venezia può essere considerata il risultato dell'influenza di stati assolutisti, allora molti altri fatti, come il processo alle streghe di Salem nel New England, non possono essere spiegati in questo modo. A rigor di termini, non è chiaro come la credenza nella stregoneria dipenda dal grado di dispotismo.

Il concetto di Wittfogel è abbastanza originale: partendo inizialmente dal marxismo (lo si vede già dal fatto che opera con concetti marxisti), è arrivato a conclusioni del tutto non marxiste. Pertanto, secondo Wittfogel, la sovrastruttura idraulica può essere trasferita a società in cui non esiste una base idraulica (Cina - Impero mongolo - Russia).

Tuttavia, non siamo riusciti a trovare in lui una risposta chiara alla domanda sul perché fosse possibile introdurre il dispotismo in Russia, ma non in Giappone, nonostante migliaia di anni di legami con la Cina. L'assenza di dispotismo in Giappone non può essere spiegata dal fatto che non è stato conquistato dal dispotismo. Il dispotismo può benissimo penetrare nel paese attraverso la diffusione culturale, come accadde a Roma, e l'influenza culturale dell'Asia (non solo della Cina) sul Giappone fu colossale. Inoltre, furono fatti tentativi di stabilire il dispotismo in Giappone (riforme di Taiko e Tokugawa). Wittfogel ha attribuito il loro fallimento al fatto che il sistema di irrigazione giapponese era decentralizzato. Ma anche in Russia non c'erano le condizioni per creare un'enorme economia di gestione agricola. Rimane quindi aperta la questione delle ragioni della resistenza giapponese al dispotismo.

Wittfogel si discosta anche dalle idee marxiste sulla questione del fattore determinante dello sviluppo. Dal suo punto di vista, i fattori geografici, tecnici o economici non sono sufficienti per l'emergere di una società idraulica: sono necessari anche fattori culturali (Wittfogel, 1957: 161). Wittfogel aderisce al principio del "libero arbitrio delle comunità" (naturalmente non lo formula in questo modo). Secondo lui

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Si ritiene che molte società abbiano rifiutato la modalità di produzione dell'irrigazione per preservare le proprie libertà.

Forse il punto più debole dell'opera di Wittfogel non è la demonizzazione dell'Oriente, ma l'idealizzazione dell'Occidente. (Ci riferiamo alla sua accettazione acritica di alcuni dubbi schemi ideali per lo sviluppo dell'Occidente.) Wittfogel esamina in dettaglio vari aspetti della vita delle società idrauliche per stabilire se in esse esistessero certi fenomeni. Ma per sostenere che questi tratti erano loro endemici, sarebbe necessaria un'analisi più approfondita della storia delle economie piovose europee. Quindi Wittfogel potrebbe aver scoperto che, ad esempio, il "capitalismo burocratico", strettamente associato allo stato, compresi quelli che svolgono funzioni amministrative (come la riscossione delle tasse), e la cui risorsa principale è il potere politico, non è affatto un attributo del dispotismo. Se usi la terminologia di Braudel, allora questo è l'unico tipo di capitalismo che sia mai esistito in questo mondo, tutto il resto non è affatto capitalismo, ma un'economia di mercato.

Per quanto riguarda la critica moderna a Wittfogel, la disputa non riguarda solo la verità di alcune sue disposizioni, ma anche la loro interpretazione. Pertanto, si discute se il concetto di stato idraulico debba essere inteso come un modello di formazione dello stato basato su una società senza classi (come credeva Midlarsky), o come un modello per la degenerazione di una società già stratificata nel dispotismo (come Sayer percepito questa teoria).

Le idee espresse negli articoli che abbiamo trovato possono essere ridotte a diverse disposizioni.

Wittfogel ha commesso errori di fatto e ha interpretato male i dati. Pertanto, Midlarsky ritiene che Wittfogel si sia sbagliato nel valutare la struttura di Creta. Bong W. Kang ha sollevato la tradizionale obiezione degli archeologi a Wittfogel secondo cui la centralizzazione ha preceduto l'irrigazione e che i centri politici non coincidevano con i centri di irrigazione. D'altra parte, gli autori dell'articolo "Canali contro cavalli: potere politico nell'oasi di Samarcanda" ritengono che i sistemi di irrigazione, di regola, non necessitino affatto del controllo statale, e quindi il livello di intensità dell'irrigazione non è correlato con il livello di centralizzazione politica.

Le idee di Wittfogel dovrebbero essere migliorate. Midlarsky propone di introdurre un nuovo fattore geografico nel modello Wittfogel: la presenza di confini terrestri. Un approccio più originale è adottato dagli autori dell'articolo Vie d'acqua medievali ed economia idraulica: monasteri, città e paludi dell'Anglia orientale. Ritengono che la componente politica del modello Wittfogel dovrebbe essere scartata e dovrebbe essere utilizzata solo la sua parte economica. In questo caso, descriverà una gamma di fenomeni molto più ampia di quanto pensasse lo stesso Wittfogel.

C'è anche un'apologetica di Wittfogel: sia un'apologetica del suo intero concetto (in Price) sia una difesa delle sue idee contro i singoli argomenti ingiusti degli oppositori di Wittfogel (in Liis).

Troviamo anche la critica di Wittfogel, che propone un nuovo modello per descrivere gli stessi fenomeni (Lansing et al., 2009).

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Due articoli (Lansing et al., 2009; Lees, 1994) condividono idee simili: anche i grandi sistemi di irrigazione regolati dallo stato sono inefficienti sotto il capitalismo. Questa idea è sviluppata da Roxana Hafiz nella sua dissertazione (Hafiz, 1998). Dal suo punto di vista, la struttura idraulica della società si conserva nei rapporti economici capitalistici, continuando, seppure in forma diversa, a conservare l'antica struttura sociale e la povertà delle masse.

La politicizzazione della teoria di Wittfogel è riconosciuta anche dal suo apologista David Goldfrank. In Muscovy and the Mongols: what's what and what's may, osserva che l'ideologia del concetto di stato idraulico ha rovinato l'analisi a volte brillante di Wittfogel e alla fine ha portato al rifiuto del concetto stesso di dispotismo (Goldfrank, 2000).

È curioso che il sottotesto implicitamente politicizzato della teoria di Wittfogel sembri essere riconosciuto anche da quegli autori di articoli che non ne scrivono. “Gli studi comparativi della metà del ventesimo secolo hanno dato al mondo 'A comparative study of total terror' ['A comparative study of total terror'1' di Carl Wittfogel invece di 'A comparative study of total power1'], un libro che ha stimolato approfondimenti ricerca sull'agricoltura irrigua nel mondo” (Westcoat, 2009: 63). L'errore commesso nel titolo del libro di Wittfogel è tanto più notevole perché è correttamente indicato nella bibliografia. Probabilmente, l'autore percepisce il contenuto di questo libro esattamente come ha scritto nel testo, e non nella bibliografia, legando il concetto di Wittfogel al contesto politico attuale.

Letteratura

Nureev R, Latov Y. (2007). Concorrenza tra istituzioni occidentali di proprietà privata e istituzioni orientali di potere-proprietà in Russia // Modernizzazione dell'economia e sviluppo sociale. Libro. 2 / otv. ed. E. G. Yasin. Mosca: casa editrice GU-HSE. pp. 65-77.

Allen RC (1997). L'agricoltura e le origini dello stato nell'antico Egitto // Esplorazioni nella storia economica. vol. 34. N. 2. R. 135-154.

Arco LJ, Abrams EM (2006). Un saggio sull'energetica: la costruzione del sistema chinampa azteco // Antichità. vol. 80. N. 310. P. 906-918.

Barendse RJ (2000). Commercio e stato nei mari arabi: un'indagine dal XV al XVIII secolo // Journal of World History. vol. 11. N. 2. R. 173-225.

Bassin M. (1996). Natura, geopolitica e marxismo: contestazioni ecologiche nella Germania di Weimar // Transactions of the Institute of British Geographers. nuova serie. 1996 vol. 21. N. 2. R. 315-341.

Beloff M. (1958). Recensione di "Dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" di Karl A. Wittfogel // Pacific Affairs. 1958 vol. 31. N. 2. R. 186-187.

Billman BR (2002). Irrigazione e origini dello stato Moche meridionale sulla costa settentrionale del Perù // Antichità latinoamericana. 2002 vol. 13. N. 4. P. 371-400.

Bonner RE (2003). Esperienza locale e politica nazionale nella bonifica federale: il progetto Shoshone, 1909-1953 // Journal of Policy History. 2003 vol. 15. N. 3. R. 301-323.

Butzer KW (1996). Irrigazione, campi rialzati e gestione statale: Wittfogel redux? // Antichità. 1996 vol. 70. N. 267. P. 200-204.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Coll S. (2008). Le origini e l'evoluzione della democrazia: un esercizio di storia da un approccio di economia costituzionale // Economia politica costituzionale. vol. 19. N. 4. R. 313-355.

Contreras DA (2010). Paesaggio e ambiente: approfondimenti dalle Ande centrali preispaniche // Journal of Archaeological Research. vol. 18. N. 3. R. 241-288.

David M. (2009). Il dilemma di Wittfogel: eterarchia e approcci etnografici alla gestione dell'irrigazione nell'Africa orientale e in Mesopotamia // Archeologia mondiale. vol. 41. N. 1. R. 16-35.

Davis RW (1999). Recensione di "Acqua, tecnologia e sviluppo: miglioramento del sistema di irrigazione dell'Egitto" di Martin Hvidt // Digest of Middle East Studies. vol. 8. N. 1. P. 29-31.

Dorn H. (2000). Scienza, Marx e storia: ci sono ancora frontiere della ricerca? // Prospettive sulla scienza. vol. 8. N. 3. R. 223-254.

Est GW (1960). Recensione di "Dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" di Karl A. Wittfogel // Geographical Journal. vol. 126. N. 1. R. 80-81.

Eberhard W. (1958). Recensione di "Dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" di Karl A. Wittfogel // American Sociological Review. vol. 23. N. 4. R. 446-448.

Eisenstadt SN (1958). Lo studio dei depotismi orientali come sistemi di potere totale // Journal of Asian Studies. vol. 17. N. 3. R. 435-446.

Ertsen MW (2010). Proprietà strutturanti dei sistemi di irrigazione: comprensione delle relazioni tra uomo e idraulica attraverso la modellazione // Storia dell'acqua. vol. 2. N. 2. R. 165-183.

Fargher LF, Blanton RE (2007). Entrate, voce e beni pubblici in tre stati premoderni // Studi comparativi nella società e nella storia. vol. 49. N. 4. R. 848-882.

Finlay R. (2000). La Cina, l'Occidente e la storia del mondo in "Scienza e civiltà in Cina" di Joseph Needham // Journal of World History. vol. 11. N. 2. R. 265-303.

Fiandre NE (1998). Sovranità dei nativi americani e gestione delle risorse naturali // Ecologia umana. vol. 26. N. 3. R. 425-449.

Gerhart N. (1958). La struttura del potere totale // Revisione della politica. vol. 20. N. 2. R. 264-270.

Glick TF (1998). Irrigazione e tecnologia idraulica: la Spagna medievale e la sua eredità // Tecnologia e cultura. vol. 39. N. 3. R. 564-566.

Goldfrank D. (2000). Muscovy and the Mongols: cosa è cosa e cosa è forse // Kritika. vol. 1. N. 2. R. 259-266.

Hafiz R. (1998). Dopo il diluvio: società idraulica, capitale e povertà. dottorato di ricerca Università del Nuovo Galles del Sud (Australia).

Halperin CJ (2002). Moscovia come stato ipertrofico: una critica // Kritika. vol. 3. N. 3. R. 501-507.

Hauser-Schaublin B. (2003). Lo stato balinese precoloniale riconsiderato: una valutazione critica della costruzione della teoria sulla relazione tra irrigazione, stato e rituale // Antropologia attuale. vol. 44. N. 2. R. 153-181.

Henderson K. (2010). Acqua e cultura in Australia: alcune prospettive alternative // ​​Thesis Eleven. vol. 102. N. 1. R. 97-111.

Horesh N. (2009). A che ora è la "grande divergenza"? E perché gli storici economici pensano che sia importante // China Review International. vol. 16. N. 1. R. 18-32.

Howe S. (2007). Edward Said e il marxismo: ansie di influenza // Critica culturale. N. 67. R. 50-87.

Hugill PJ (2000). Scienza e tecnologia nella storia del mondo // Tecnologia e cultura. vol. 41. N. 3. R. 566-568.

Januseka JW, Kolata AL (2004). Dall'alto verso il basso o dal basso verso l'alto: insediamento rurale e agricoltura in campo rialzato nel bacino del lago Titicaca, Bolivia // Journal of Anthropological Archaeology. vol. 23. N. 4. R. 404-430.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Jun L. (1995). In difesa del modo di produzione asiatico // Storia delle idee europee. vol. 21. N. 3. R. 335-352.

Kang BW (2006). Costruzione di serbatoi su larga scala e centralizzazione politica: un caso di studio dall'antica Corea // Journal of Anthropological Research. vol. 62. N. 2. R. 193-216. Kotkin S. (2007). Commonwealth mongolo? Scambio e governance nello spazio post-mongolo // Kritika. vol. 8. N. 3. R. 487-531.

Lalande JG (2001). Recensione di "Muscovy and the Mongols: cross-cultural influences on the steppe frontier, 1304-1589" di Donald Ostrowski // Canadian Journal of History. vol. 36. N. 1. R. 115-117.

Landes DS (2000). La ricchezza e la povertà delle nazioni: perché alcune sono così ricche e altre così povere // Journal of World History. vol. 11. N. 1. R. 105-111.

Corsia K. (2009). Altopiani ingegnerizzati: l'organizzazione sociale dell'acqua nelle antiche Ande centro-settentrionali (1000-1480 d.C.) // World Archaeology. vol. 41. N. 1. P. 169-190.

Lansing SJ, Cox MP, Downey SS, Janssen MA, Schoenfelder JW (2009). Un robusto modello in erba delle reti di templi sull'acqua balinesi // World Archaeology. vol. 41. N. 1. R. 112-133.

Lees SH (1994). Irrigazione e società // Rivista di ricerca archeologica. vol. 2. N. 4.

Limbert ME (2001). I sensi dell'acqua in una città dell'Oman // Testo sociale. vol. 19. N. 3 (68).

Lipsett-Rivera S. (2000). Antologia sobre pequeno riego // Hispanic American Historical Review. vol. 80. N. 2. R. 365-366.

Macrae DG (1959). Recensione di "Dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" di Karl A. Wittfogel // Man. vol. 59 giugno. R. 103-104.

Marsak B., Raspopova I. (1991). Cultes communautaires et cultes prives en Sogdiane // His-toire et cultes de l'Asie centrale preislamique: fonti ecrites et documents archeologiques / ed. P. Bernard e F. Grenet. Parigi: CNRS. R. 187-196.

Midlarsky MI (1995). Influenze ambientali sulla democrazia: aridità, guerra e un'inversione della freccia causale // Journal of Conflict Resolution. vol. 39. N. 2. R. 224-262. O'Tuathail G. (1994). La lettura/scrittura critica della geopolitica: rilettura/scrittura Wittfo-gel, Bowman e Lacoste // Progress in Human Geography. vol. 18. N. 3. R. 313-332. Olsson O. (2005). Geografia e istituzioni: collegamenti plausibili e non plausibili // Journal of Economics. vol. 10. N. 1. R. 167-194.

Ostrowski DG (2000). Adattamento moscovita delle istituzioni politiche della steppa: una risposta alle obiezioni di Hal-perin // Kritika. vol. 1. N. 2. R. 267-304.

Palermo A. (1958). Recensione di "Dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" di Karl A. Wittfogel // Antichità americana. vol. 23. N. 4. R. 440-441.

Prezzo DH (1994). La distinzione idraulica/idroagricola trascurata di Wittfogel // Journal of Anthropological Research. vol. 50. N. 2. R. 187-204.

Prezzo DH (1993). L'evoluzione dell'irrigazione nell'oasi di Fayoum in Egitto: perdita di stato, villaggio e convogliamento. dottorato di ricerca Università della Florida.

Pulleyblank EG (1958). Recensione di "Dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" di Karl A. Wittfogel // Journal of the Economic and Social History of the Orient. vol. 1. N. 3. R. 351-353.

Rothman MS (2004). Studiare lo sviluppo della società complessa: la Mesopotamia tra la fine del quinto e il quarto millennio aC // Journal of Archaeological Research. vol. 12. N. 1.

Saussy H. (2000). Fuori parentesi (quelle persone erano una sorta di soluzione) // MLN. vol. 115. N. 5. R. 849-891.

RASSEGNA SOCIOLOGICA. T. 10. N. 3. 2011

Sayer D. (2009). Corsi d'acqua medievali ed economia idraulica: monasteri, città e la palude dell'Anglia orientale // World Archaeology. vol. 41. N. 1. R. 134-150.

Shah E. (2008). Dicendo il contrario: un'antropologia storica della tecnologia di irrigazione dei serbatoi nel sud dell'India // Tecnologia e cultura. vol. 49. N. 3. R. 652-674.

Sidky MH (1994). Irrigazione e formazione dello stato in Hunza: l'ecologia culturale di un regno idraulico. dottorato di ricerca Università statale dell'Ohio.

Siegemund RH (1999). Una revisione critica delle teorie sull'origine dell'antico stato egiziano. dottorato di ricerca Università della California, Los Angeles.

Il cantante JD (2002). L'ascesa e il declino dello stato // Journal of Interdisciplinary History. vol. 32. N. 3. R. 445-447.

Squatriti P (1999). Acqua e società nell'Italia altomedievale, 400-1000 d.C. // Journal of Interdisciplinary History. vol. 30. N. 3. R. 507-508.

Timbro LD (1958). Recensione di "Dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale" di Karl A. Wittfogel // Affari internazionali. vol. 34. N. 3. R. 334-335.

Steinmetz G. (2010). Idee in esilio: rifugiati dalla Germania nazista e il fallimento del trapianto della sociologia storica negli Stati Uniti // International Journal of Politics, Culture, and Society. vol. 23. N. 1. R. 1-27.

Stride S., Rondelli B., Mantellini S. (2009). Canali contro cavalli: potere politico nell'oasi di Samarcanda // World Archaeology. vol. 41. N. 1. R. 73-87.

Swyngedouw E. (2009). L'economia politica e l'ecologia politica del ciclo idro-sociale // Journal of Contemporary Water Research & Education. vol. 142. N. 1. R. 56-60.

Takahashi G. (2010). La necessità della comunità agricola dell'Asia orientale e il quadro // Agricoltura e scienze agrarie Procedia. vol. 1. R. 311-320.

TeBrake WH (2002). Addomesticare il lupo d'acqua: ingegneria idraulica e gestione dell'acqua nei Paesi Bassi durante il Medioevo // Tecnologia e cultura. vol. 43. N. 3.

Van Sittert L. (2004). Lo stato soprannaturale: la divinazione dell'acqua e la corsa all'acqua sotterranea del Capo, 1891-1910 // Journal of Social History. vol. 37. N. 4. R. 915-937.

Wells CE (2006). Tendenze recenti nella teorizzazione delle economie mesoamericane preispaniche // Journal of Archaeological Research. 2006 vol. 14. N. 4. R. 265-312.

Wescoat J. L. (2009) Comparative international water research // Journal of Contemporary Water Research & Education. vol. 142. N. 1. R. 61-66.

Wittfogel KA (1938). Die Theorie der orientalischen Gesellschaft // Zeitschrift für Sozial-forschung. Jg. 7. N. 1-2. S. 90-122.

Wittfogel KA (1957). Il dispotismo orientale: uno studio comparativo del potere totale. New Haven, Londra: Yale University Press.